Una delle strade più importanti di Napoli è via Toledo, cosiddetta a ricordo del viceré spagnolo don Pedro Alvarez de Toledo che in venti anni di governo a Napoli (1532-1553) fu l’artefice di un piano di ristrutturazione e di espansione della città verso la collina di San Martino, ove furono costruiti i popolosi quartieri spagnoli, e – potrei dire- di riqualificazione della vita cittadina. In pratica segnava il confine tra i vecchi e i nuovi quartieri e ben presto divenne la via più lussuosa e ben frequentata della città grazie agli imponenti palazzi di banchieri e nobili d’Europa. Nel 1870 via Toledo fu chiamata via Roma in onore della nuova capitale d’Italia per iniziativa del sindaco Paolo Emilio Imbriani ma il popolo napoletano, memore di un viceré che aveva fatto qualcosa di utile per la città, continuò a chiamarla via Toledo, così nel 1980 fu ripristinato l’antico nome.
Toledo è una stazione dell’arte lungo la linea 1 della metropolitana di Napoli, che prende il nome appunto dalla centralissima Via Toledo. La progettazione di questa stazione, a cura dell’ architetto catalano Oscar Tusquets Blanca, è strettamente correlata alla riqualificazione degli spazi esterni trasformati in zona pedonale. Qui qualcosa di moderno e solenne è preannunciato dall’imponente cavaliere di Toledo realizzato da William Kentridge, artista di fama internazionale molto affezionato a Napoli che spesso ha esposto le sue opere sia al Museo di Capodimonte che al MADRE.
Nell’atrio della stazione si trovano i resti delle mura aragonesi, mentre un calco di campo arato del Neolitico , trovato durante gli scavi, è esposto nel corridoio sotterraneo di Neapolis nella stazione Museo.
Camminano sul progetto della Ferrovia Centrale per la città di Napoli, 1906 ( NaplesProcession) dal quale l’opera deriva il nome. A partire da sinistra compaiono l’ uomo megafono, l’ uomo con cimbali da Pompei, una figura da Mulino da Kinellis, un musico con tammorra da Pompei, il mondo su zampe, l’artista e il suo doppio, l’uomo con volatile da Pompei, il venditore di tammorre, la personificazione di strumento per rilevazioni geodetiche, una figura di donna da ceramiche di Capodimonte, l’ uomo compasso da carteggio, la donna sudafricana che trasporta la brace, la donna lampione dalla Coscienza di Zeno, la donna con la testa a croce suprematista, l’ uomo albero/atlante e in testa al corteo non poteva mancare san Gennaro, protettore di Napoli.
Altro mosaico di Kentridge sovrasta le scale mobili, s’intitola “ Bonifica dei quartieri bassi di Napoli in relazione alla ferrovia metropolitana, 1884” e spicca sul progetto iniziale della metropolitana di Lamont-Young.
Dalle figure bianche e nere dell’entrata si passa al giallo della terra e del tufo finchè non si arriva giù in fondo, a circa 40 m sottoterra , nelle profondità marine rese da mosaici azzurri che brillano sempre più grazie a giochi di luci LED e alla luce solare che filtra da lucernari e in particolare dall’ampio Cratere della luce.
Le pareti sono ricoperte da onde in rilievo e , nella galleria di passaggio, dai pannelli del mare di Robert Wilson (By the sea… you and me).
Salendo le scale si trova “Men at work” di Achille Cevoli, un riconoscimento del lavoro di tutti gli operai che hanno contribuito alla costruzione della metropolitana di Napoli.
The Daily Telegraph ha definito la stazione Toledo come la più imponente d’Europa, sta di fatto che nel 2013 ha vinto il premio Emirates Leaf International Award come “Public building of the year” . In effetti i viaggiatori , ma anche i tanti turisti che la visitano, sono catapultati in un vortice di luce e colore che trasmette bellezza e serenità, astraendo dal reale.
L’arte contemporanea alla portata di tutti: le stazioni dell’arte di Napoli
Le stazioni dell’arte: Università