
E oggi, quell'antico rituale di osservare il cielo per manifestare la volontà di un dio temuto o prevedere il futuro, o tracciare mappe celesti nei primi studi di astronomia, si ripete a cadenza annuale, in queste notti. Il fascino dell'universo si rianima. Attorno ai falò, sulle spiagge o sulle colline, astronomi dilettanti si armano di improvvisati telescopi, alla ricerca del loro meteorite (impropriamente confuso con "stella" cadente) per esprimere un desiderio.
Di fronte alla notte e all'immensità dell'universo, l'uomo ritorna bambino, come nella poesia di Ungaretti. Un bambino che si guarda intorno spaesato, ebbro della gioia e dell'energia che lo spazio gli trasmette.
La notte bella di Giuseppe Ungaretti Quale canto s'è levato stanotte
che intesse
di cristallina eco del cuore
le stelle
Quale festa sorgiva
di cuore a nozze
Sono stato
uno stagno di buio
Ora mordo
come un bambino la mammella
lo spazio
Ora sono ubriaco
d'universo.
Stella, mia unica stella di Giuseppe Ungaretti
Stella, mia unica stella.
Nella povertà della notte,sola, Per me, solo, rifulgi, Nella mia solitudine rifulgi, Ma, per me, Stella Che mai non finirai d'illuminare Un tempo ti è concesso troppo breve, Mi elargisci una luce Che la disperazione in me Non fa che acuire.