Poco più avanti c’è un villaggio turistico a numerose stelle di cui ho sentito parlare da persone del posto e da gente qui in campeggio. Ho saputo, per esempio, che un preventivo ricevuto da una famiglia di quattro persone – due adulti e due bambini – per il periodo centrale di agosto, quindi altissima stagione, ammontava a quattromila euro a settimana e questa famiglia, che di settimane ne voleva fare almeno un paio, ha ovviamente rifiutato l’offerta. Ottomila euro per due settimane. Ma anche che la suddetta struttura, che ha milleduecento posti, proprio nel periodo da quattromila euro a settimana aveva solo cinquecento ospiti, il che mi sembra più che plausibile perché, e sono testuali parole della parrucchiera del borgo vicino al campeggio in cui mi trovo, oramai in Sardegna viene solo chi se lo può permettere, è sparito il ceto medio.
Un’affermazione che mi ha fatto piacere per due motivi. Da una parte perché mi ha involontariamente categorizzato in una non ben definita aristocrazia del turismo che comprende chi ha il grano e chi, come me, non lo ha ma a furia di cercare e provare combinazioni alla fine riesce a trascorrere sulla costa più bella d’Italia le proprie ferie estive dignitosamente, senza sbracare ma comunque in condizioni assolutamente più che accettabili e a costi contenuti. Dall’altra mi ha fatto altresì piacere venire a conoscenza del fatto che la parrucchiera in questione avesse ben chiaro nella sua testa dall’acconciatura discutibile il concetto di ceto medio sfoggiando competenze non comuni su tematiche sociologiche.
Ma sono venuto anche a sapere che quel villaggio vacanze è gestito da uno o più affermati ex giocatori di calcio, tanto che qualcuno qui ha avvistato persino Martina Colombari sotto uno di quei ennemila ombrelloni di classe ma così fitti che non si capisce dove finisce una famiglia e dove inizia quella successiva, e per quattromila euro la settimana questo tipo di promiscuità non mi sembra all’altezza di tutte quelle stelle che il villaggio vanta. Voglio dire, suppongo che i clienti di quel club per Vip non gradiscano avere i figli degli altri tra le scatole mentre si godono la ressa di loro simili. Perché un conto è avere a distanza ridottissima un preadolescente con il taglio con la cresta che oggi va così di moda che gioca con il telefonino, un conto è avere Martina Colombari in costume che prende il sole. Ma non è tutto.
Chi passa lungo il bagnasciuga lì davanti durante le ore mattutine può imbattersi, oltre a qualche starlette nostrana, nella gente comune arricchita intenta in alcune attività studiate ad hoc per il divertimento strutturato degli ospiti, e non sta noi giudicare le persone che provano spensieratezza a comando e solo in determinati orari prestabiliti. Si va dall’immancabile acquagym per carampane alla celebrazione collettiva di una ricorrenza importante come il milionesimo clic su youtube del video del pulcino pio con un ballo di massa in acqua diretto dal capo villaggio in tre varianti: normale, in lingua portoghese (o sardo, non ho capito bene) e a velocità aumentata, che poi è il massimo e tutti si scompisciano dalle risate.
La morale è che strutture turistiche grandi e di un certo livello hanno momenti ludici all’altezza. Il che vale anche per il volume della musica diffusa, che alla sera, quando qui nel campeggio dei poveri vige il silenzio e i tedeschi sorseggiano la loro birra accompagnati dalle loro mogli, che a differenza del villaggio dei ricchi italiani non hanno unghie pittate e plasticate e non sfoggiano tatuaggi, qui arrivano le note del piano bar del villaggio dei ricchi a sovrastare gli spettacoli serali improvvisati e rappresentati senza nemmeno un microfono e un impianto di amplificazione.
Che poi uno si aspetta chissà che musica ascoltino, Martina Colombari, gli ex calciatori e i Vip del villaggio da quattromila euro la settimana con i loro figli dai nomi impresentabili altrove come Ludovica e Ottavia. Ieri sera si percepivano distintamente le strofe e il ritornello de “L’ora dell’amore”, il che la dice lunga sull’età di chi lo stava eseguendo e di chi stava ascoltando e magari ne ha fatto pure la gentile richiesta. Mentre di là qualcuno ballava il celebre lento dei Dik Dik poggiando le proprie guance liftate sul petto depilato di un partner occasionale, di qua io e un compagno di vacanza ricordavamo gli Zuco 103. No, così per dire.