Non è il soggetto, la trama grossa, che conferirà alla nostra storia la qualifica di veritiera, che poi è quello che ci serve, sia che presentiamo un testo a un editore sia che raccontiamo una versione adattata dei fatti a qualcuno, ma sarà la sceneggiatura, la trama fine a farlo.
I dettagli rendono la storia credibile (Reservoir Dogs).
Perché pure una bella storia, di fantascienza quanto volete, deve rientrare in canoni di plausibilità.
E allora prendiamo un dettaglio, può essere un gesto, un oggetto, un dialogo o anche un pensiero, l'importante è che stia nel contesto della storia ma, al tempo stesso, ne possa stare fuori senza soffrire, possa essere enucleato dal quantum senza che la trama grossa ne soffra, prendiamo un
dettaglio, scomponiamolo in minimi termini, ingrandiamolo 100 volte o rendiamolo parte di noi, incarniamolo.
La minuziosa descrizione del particolare, l'attenzione alle sfumature svilupperà nell'interlocutore la convinzione che tutto ciò può essere vero ma che, almeno almeno, è verosimile. E questo nel 99% dei casi
è sufficiente.
Le sfaccettature e le sottigliezze della trama fine ci aiuteranno a definire la nostra storia e a
crederci davvero, pure noi.
Un grande esempio cui ispirarsi ce lo offre Tarantino con il monologo di Tim Roth in Reservoir Dogs: la
storia del cesso di Mr. Orange.
Per i tre che ancora non la conoscono:
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