Le streghe di Salem ( 2012 )

Creato il 27 aprile 2013 da Bradipo
Heidi è una dj radiofonica che conduce un programma musicale rock assieme a Whitey ed Herman.
Un giorno in redazione arriva espressamente per lei un disco in vinile, dentro un cofanetto di legno , da parte di una band locale, i Lords. prontamente ribattezzati The Lords of Salem da Herman.
Porta il disco a casa e lo ascolta assieme a Whitey. Afferma che musica del genere le fa venire il mal di testa ma quel riff ha qualcosa di trascinante.Subito dopo comincia ad avere incubi e visioni ma nonostante questo decide assieme ai colleghi di passare il  disco per radio. Inaspettatamente il disco riscuote parecchio successo tra gli ascoltatori e tutto questo crea la possibilità di organizzare un concerto dei Lords proprio nel teatro di Salem.
Stavolta alla radio arrivano inviti e biglietti omaggio per il concerto ma naturalmente non sarà un concerto come gli altri.....
Alla fine doveva pur succedere: dopo anni in cui il suo bulimico citazionismo aveva infarcito i suoi film , dopo la rilettura postmoderna di quello che è il capostipite degli slasher con relativo seguito ( fatto più per esigenze di pagnotta che per altro), finalmente arriva il teatro personale degli orrori targato Rob Zombie.
Una sinfonia visiva mefistofelica in cui il regista si erge ad autore tentando la strada impervia di creare un nuovo modo di fare horror: una sorta di art horror in cui la cosa più importante è l'atmosfera creata e non gratuite sequenze per far sobbalzare gli astanti sulla sedia.
A Zombie non interessa mettere paura , crea un'atmosfera sulfurea rancida che vuole mettere solo disagio e mette in piazza tutto il campionario ossessivo/compulsivo che ha animato i suoi sogni da metallaro intransigente appassionato di un certo tipo di iconografia.
Le streghe di Salem è un flusso di coscienza a 24 fotogrammi al secondo in cui scorrono incubi disturbanti oltre a un (in)sano amore per la Settima Arte.
Ho letto di Kubrick ( ormai quando si vede un corridoio o un ballo in maschera tutti a citare il maestro), Lynch , Russell e tanti altri: tutto assolutamente vero.
Ci sono le lunghe e lente carrellate del maestro, le scatole cinesi aggrovigliate del grande David, anche il cromatismo aggressivo e la visionarietà apparentemente fuori controllo di Ken Russell senza nominare l'anarchia di Jodorowski o un paio di maestri italiani sicuramente riveriti dal regista come Bava o Fulci citati a piene mani in questa pellicola.
Però si vede soprattutto Polanski: se in precedenza Rob Zombie aveva riletto l'Halloween carpenteriano,un film che da solo aveva creato un nuovo genere, ora ritorna alla radice di tutto, a quel Rosemary's baby che al tramonto degli anni '60 diede un nuovo impulso al genere, facendolo uscire dal ghetto della serie B in cui oramai stava cominciando a marcire e donandogli una patina autoriale che non aveva mai avuto prima.
E ritorna anche a prima, sempre Polanski, perchè vedere quella stupenda creatura di Sheri Moon, nascosta dietro occhiali  e un'acconciatura rasta veramente ingombrante, che deperisce giorno dopo giorno è un salto ancora più indietro , a Repulsion, film in cui un'altra bellissima visione come Catherine Deneuve, imboccava con un biglietto di sola andata la strada verso l'abisso.
Esattamente come fa Sheri Moon  in questo film.
Anche lo stile registico è volutamente vintage: la fotografia che esplora cromatismi desaturati per poi virare improvvisamente al rosso del fuoco nel finale si incastra alla perfezione con lo stile registico di Zombie che sceglie lo stile dei long takes e non del montaggio iperframmentato a prova di antiemetico che sembra il verbo del regista horror moderno.
Le streghe di Salem è un concept di arte visuale che quasi maltratta la storia da narrare: si parla di streghe, di sabba demoniaci nella città di Salem, di un disco maledetto all'interno dei cui solchi ci sono messaggi subliminali.
Oltre che da vedere inoltre c'è molto da ascoltare con una colonna sonora da urlo , Velvet Underground in testa.
Tutti spunti già esplorati da altri in precedenza: eppure da un punto di partenza trito e ritrito come questo, vecchio almeno quanto il cucco, Zombie divaga con la sua macchina da presa , prigioniero di tutte le proprie suggestioni, accarezzando voluttuosamente il corpo perfetto della sua musa e disegnando dei veri e propri tableaux vivants, una successione di immagini dai forti umori pittorici, in cui ammirare tutta la furia primigenia di un artista come Bosch per esempio.
Anche le scelte del cast sono fortemente simboliche: le streghe invecchiate, abbrutite e sdrucite dal tempo sono loro stesse icone di una stagione cinematografica che non c'è più: c'è la Meg Foster di Essi vivono, c'è la Judy Geeson icona cinematografica e televisiva soprattutto anni '70 che ritorna dopo quasi un decennio di assenza dalle scene, c'è la Pat Quinn di The Rocky horror picture show, c'è la Dee Wallace di Cujo, E. T. e de L'ululato.
Le streghe di Salem sono tornate ma non hanno conservato nulla del fascino che può evocare la figura di una fattucchiera: sono vecchie, laide, le loro carni cadenti sono un contrappunto ai loro poteri sovrannaturali.
E quando non arrivano con i loro poteri , ci arrivano direttamente con una padella a fracassare la testa di chi si impiccia un po' troppo.
Altro fattore che a tratti si nota è l'evidente autoironia sull'iconografia metal e su chi prende troppo sul serio la parte del musicista figlio naturale di Satana: l'intervista al blackster all'inizio del film è una presa di fondelli colossale di un certo modo di incarnare la parte del satanista di facciata.
Molti sono rimasti scandalizzati dagli eccessi blasfemi a cui si lascia andare Zombie durante la seconda parte film: sinceramente , essendo abituato a questo tipo di iconografia e dandole la giusta rilevanza , cioè scenica e basta, non mi sono soffermato più di tanto, magari proprio dove  integralisti cristiani scaglieranno i loro anatemi contro il film e contro il suo autore.
Le streghe di Salem alla stessa maniera di Rosemary's baby è un qualcosa che cerca di travalicare il genere e di evadere dal ghetto subculturale in cui l'horror è stato immesso da molti benpensanti.
Un horror d'autore che se ne frega delle dinamiche del genere e delle sue radici politiche: benvenuti nel Luna Park targato Rob Zombie.
Lasciate ogni speranza voi che entrate.
( VOTO : 8 + / 10 ) 

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