Una DJ della cittadina di Salem riceve il disco de “I signori”, un inquietante vinile che presto la porterà al delirio… In breve. Dichiaratemente ispirato all’horror settantiano incentrato sul sovrannaturale, “The lords of Salem” è un film riuscito solo in parte: riesce a tenere viva l’attenzione dello spettatore (specialmente nelle deliranti scene allucinatorio-oniriche), ma possiede una trama davvero troppo scarna. Prevalentemente per i fan del regista e per pochissimi altri.
Zombi insomma mantiene toni seriosi da horror onirico settantiano (qualcuno ha citato Polanski in merito) e mostra una Heidi sola, sofferente e sensibile: proprio per questo, dunque, facilmente soggetta alla setta di witches-revival che la prenderà di mira. Una storia completamente a tinte fosche che, a ben vedere, possiede solo qualche minuto realmente intenso, per poi farsi consumare dagli stereotipi del genere senza entusiasmare più di tanto. Difficile quindi che possa rimanere impressa negli annali del b-movie, nonostante sia focalizzata su una storia ben radicata e nota negli Stati Uniti: forse anche per questo, da queste parti, non sarà facile coglierne determinati aspetti. Non voglio dire che si tratta di un pessimo film perchè sarebbe davvero ingiusto, ma è come se a “Le streghe di Salem“, neanche a dirlo, mancasse l’anima: provocano qualche sensazione positiva le citazioni (ad esempio i Velvet Underground usati per sottolineare certi momenti), l’industrial malato ed inquientante del disco dei Signori, l’interpretazione di buon livello della signora Moon-Zombie e qualche effetto artistico davvero notevole, ma manca innegabilmente qualcosa a livello di trama. Il film diluisce per questa unica ragione l’effetto ipnotico che dovrebbe invece sortire: magari è solo un fatto relativo, e in effetti non mi stupirebbe sapere che negli USA sia stato adorato e qui da noi (per non parlare dell’Italia, che davanti a opere del genere si riscopre intollerante e “il vero cinema era quello di una volta“) relativamente snobbato. Il vero problema non sono quindi, a mio avviso, le accuse alla chiesa (sai che novità), i caproni, i sabba, il nome satana ripetuto circa 900 volte oppure i cardinali-zombi (quel trucco è davvero inquientante, bisogna riconoscerlo), quanto la mancanza di unità narrativa, ovvero una storia che si racconta, al netto, in meno di venti secondi ed in cui, forse soprattutto, le visioni dell’ancora affascinante Sheri naufragano miseramente in una storia troppo essenziale e poco intrigante. Fossimo stati negli anni 70…