Le svaporelle. L’invettiva contro le SETTE sigarette elettroniche

Creato il 02 marzo 2013 da Olga

L’origine del nome

C’è stato un tempo, nel lontano tempo del liceo, che in quel linguaggio di ragazzini di una certa zona nella provincia di Verona, cioè in quella particolare enclave linguistica che contraddistingueva una parte del mondo chiamata Legnago centro, si diceva “svapora” per sigaretta – non erano in tutti a dirlo, erano solo i più cool, i mediamente istruiti (mai nessuno proferì quella parola al di fuori delle cerchie liceali).

Ricordo allo stesso modo e con eguale affetto, che l’enclave della vicina Montagnana (bassa padovana, con una muratura medievale interamente conservata) si prendeva gioco di noi legnaghesi per via della tendenza all’antifrasi. Ovvero, dire sempre il contrario di quello che è. “Sei molto femminile” – per dire “sei un uomo” (ovviamente questa tendenza generava incidenti diplomatici ma aumentava tantissimo, se elegantemente utilizzato, il fascino con i padovani).

Io personalmente, bollata al tempo da quelle stesse cerchie di iniziati come “tipa strana”, mai ho fatto uso di tale espressione idiomatica per definire sigaretta. Io dicevo no ai neologismi, preferivo il vintage e il desueto. Raggiunsi livelli altissimi quando cominciai a definire il mio ragazzo “il ragazzetto” – della mia stessa età – o cominciai a dire che stavo “di decenza”. Sì: ero veramente un’idiota, ma ci stava gente messa peggio: all’università la mia compagna di banco, Franca Franzonini, mi chiedeva se avevo un cachet quando aveva le mestruazioni, e parlava di Albione quando si discuteva di Britpop. (I forestierismi, se necessari, non erano assolutamente vietati)

Ma non parliamo di me, cioè non parliamone troppo, parliamo di lei. No, no.

Parliamo invece della felice e lungimirante intuizione di quella cerchia illuminata di ragazzini che individuò, nel vapore, il futuro delle sigarette: le svapò. Le sigarette elettroniche.

L’invettiva (della forma)

Primo. Questi negozi di sigarette elettroniche, situati in zone centralissime di tutte le città in cui l’affitto dei locali è altissimo, sono chiaramente comprati o messi su con del denaro riciclato. Come dimostrarlo? Non so. Forse ho torto, ma io l’ho sempre pensato (e nel bene o nel male questo lo penso più o meno anche di franchising dei ristoranti/pizzerie, a eccezion fatta per Mc). Sono una tipa cospirazionista?

Un mio amico, per esempio, voleva far parte del franchising: ha mandato email, ha telefonato, e non ha ricevuto risposta. Questo non dimostra niente. Ok, ok, ma mi ha seminato il dubbio.

Ma va bene.

Secondo. Se comprate le sigarette sui vari siti, invece di spendere 120 euro, ne spendete molti meno. Non dico per la ricarica, eh, ma dico per le sigarette in sé. Poi le ricariche anche io le comprerei in un negozio autorizzato di denaro riciclato. O volete fare parte della loro comunità di pratica?

L’invettiva (della sostanza)

Io mi aspettavo, come da copione, una serie di articoli, da Vice a Deboscio a ecc, di invettiva e di presa per il culo di queste sigarette elettroniche. Come è giusto che sia, ché è roba da sfigati. Mi aspettavo articoli su “Le sette cose che non potete  più fare senza sigarette vere” , “I sette film che non potete più vedere senza le sigarette “, “I sette dischi che non hanno più senso da quando ci sono le sigarette elettroniche” “I sette caffè che non ho più potuto bere” “Le sette effettive ultime sigarette che Zeno Cosini si sarebbe potuto fumare”, “Le sette posizioni di sesso tantrico che non posso più accettare da quando fumo le svaporelle” “ le sette pause sigarette che ho potuto non evitare grazie alle svaporelle” , “Sette luoghi pubblici in in cui potete fumare svaporelle”. Credo sia chiaro il concetto.

E invece. Io. Credo. Che. Tutti. Gli.Scrittori. Adibiti. I. Creativi.Per.Intenderci. Si. Siano.Fumati. le. Svaporelle e quindinonnepossanoparlaremale.Essendo.che.si.tratta.anche.di.una.comunità.di.pratica (come gli alcolisti anonimi, per intenderci).

Le notizie

Giustamente mi segnalano che in Usa i ragazzi si fanno lo spinello con la svaporella. (le canne, le canne: ecco).

 La confessione

Poi devo confessarvi un’altra cosa: se qualcuno avesse voluto farmi uno screzio, mentre gestivo le operazioni elettorali lo scorso weekend, altro non avrebbe dovuto fare che entrare in cabina con una sigaretta elettronica.  Non avrei saputo come comportarmi. Come dire: è vietato? Avrei detto “ho sentito che ci sono macchine fotografiche dentro quelle cose”, avrei detto per la prima volta “ehi, guarda che io sono una giornalista. Sono informata sui fatti, quelle cose sono fatte per i voti di scambio”.

L’assurdo

C’è sempre un assurdo, in ogni situazione, almeno uno. Conoscendomi, dovreste sapere che sono queste le storie che preferisco (beh, oltre alle 7 effettive sigarette di Zeno Cosini).

C’è gente che non fumava, ma che ha cominciato a fumare le svaporelle, per poi chiedersi: “ehi, ma io perché non ho mai fumato sigarette?” e quindi per passare a fumare sigarette vere. Ve lo giuro.

ps. se qualcuno dei 7 articoli vi ha convinto, mi fate sapere quale? ne scriverò almeno uno.


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