“Abbiamo una discarica, qui accanto”.
I vandali, poi la messa in vendita ‘forzata’ della villa, e ancora il sequestro e la confisca al nuovo proprietario, Pietro Sturniolo arrestato nel 2009 nell’operazione Alcatraz perché ritenuto il capo di un’organizzazione che gestiva lo spaccio di droga proveniente dalla Calabria nel quartiere Mangialupi e nell’intera zona sud di Messina.
Quella confiscata nel dicembre del 2009 è una villa sul mare, con vista sul promontorio di Milazzo e sulle isole Eolie, con una posizione appartata, su cui termina la piccola strada privata di un complesso residenziale, ‘Alga Azzurra’, nel comune di Rometta Marea (Messina).
Una casa che, dopo alcuni anni di proprietà ad un ingegnere messinese che l’aveva scelta come residenza estiva, iniziò ad intercettare l’interesse di vari soggetti. I vandali prima, i clan locali poco dopo.
Fu così che, dopo numerosi atti vandalici contro la villa, l’ingegnere decise di mettere in vendita la casa su due piani. Inizia qui la seconda, rocambolesca vita di questo fabbricato. Non molto tempo dopo l’acquisto e il passaggio di proprietà della villa in capo a Sturniolo, avviene l’imprevisto: una pioggia di ordinanze di custodia cautelare per spaccio di droga, che tra i tanti coinvolge anche il proprietario della villa sita al civico 94 del complesso Alga Azzurra. Un’ordinanza del settembre 2003 che metterà sotto sequestro numerosi beni di Sturniolo, tra cui appunto la villa con vista mare. Da quell’atto di sequestro passeranno altri sei anni prima che il fabbricato su due piani venga definitivamente confiscato.
Ma in quasi sei anni i sigilli posti non hanno retto. Non hanno retto al perpetrarsi di atti vandalici che hanno completato l’opera di devastazione della villa, iniziata anni prima e ripresa in seguito. Non hanno retto al trascorrere del tempo, al mare per sua natura corrosivo e all’opera dell’uomo spesso indifferente e inefficiente.
E da alcuni mesi, un altro arrivo. Tra detriti, carcasse di varia entità e rifiuti, la villa confiscata è stata eletta a sede di uno dei cassonetti per la raccolta differenziata. “C’è posto lì e si è deciso di metterla lì dentro”, commenta qualcuno. In questo complesso di ville da anni tante famiglie convivono, a volte con assoluta indifferenza, con a fianco una discarica neanche tanto mistificata. Uno spazio dove a pochi passi giocano e corrono con le biciclette inconsapevoli bambini, durante le loro giornate estive. Un luogo che dovrebbe essere interdetto all’accesso di chiunque e che di fatto viene trattato come l’ennesimo fabbricato abusivo abbandonato all’incuria.
Un mostro della giustizia, che rischia di diventare un monumento alle mafie, a chi non vuole che la sua ‘roba’ gli venga tolta e che vandalizza la legalità.
“Dicevano che dovevano darla ai Carabinieri”, dicono alcuni abitanti del complesso Alga Azzurra. Una voce confermata dal sito dell’Agenzia Nazionale dei beni confiscati.
Una destinazione che è anche un augurio, oltre che un simbolo. Un contro-altare a quello che finora questo bene confiscato è stato agli occhi di tutti.
L’augurio di una nuova vita, un’altra, per questa villa dalle vicissitudini tormentate. Una bonifica dalle mafie, su quel piccolo tratto di Sicilia.