Alcuni anni fa degli scavi archeologici effettuati nella regione dell’alto bacino del fiume Niger hanno portato alla luce tutta una serie di reperti che, con il metodo della termoluminescenza, gli esperti hanno attribuito al periodo storico compreso tra il quattrocento e il seicento (XIIsec.-XVII) ossia a culture pre-islamiche oggi scomparse.
Essi provengono quasi tutti dalla regione di Segu e dalle città di Mopti e di Djenné e sono opera dei Soninke, i fondatori dell’impero Mandingo del Mali.
Un impero, quello Mandingo, che si estendeva ,ai tempi del suo massimo splendore, dal Sahel alla foresta equatoriale.
La scoperta archeologica ha riguardato alcune terracotte di piccole dimensioni, raffiguranti in particolare figure antropomorfe ma anche oggettistica del quotidiano di allora.
Non mancano, inoltre, anche alcune che raffigurano animali.
La loro originalità consiste nella completa differenza di stile con manufatti analoghi di altre tradizioni africane. Siano essi antichi che moderni.
Quasi tutte le statuette ritrovate raffigurano personaggi in molteplici pose e molto spesso in posizione di supplica.
Questi personaggi,a livello identitario, presentano un cranio allungato e scarificazioni nella zono degli occhi e delle tempie. Il volto ha una forma quasi sempre convessa da cui spuntano naso,occhi, bocca con una voluminosità che gli esperti definiscono aggettante. Come cioè un alto rilievo su superficie piatta.
Chi volesse farsene di persona un’idea non ha che da organizzarsi un viaggio a Ginevra,in Svizzera, dove può trovarne , per esempio,alcuni esemplari presso il museo Barbier-Muller.
E io aggiungo che la spesa vale l’impresa, specie se c’è tanta passione per l’arte africana.
Per il momento,tuttavia, accontentiamoci nell’attesa di qualche immagine dal web.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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