La vostra storia ha più di un finale? Capita a volte che, guardando un film, si crede che sia giunto alla fine, per scoprire solo poi che ci sono altre scene. Succede anche con i libri. Si pensa di essere arrivati alla conclusione della storia, mentre in realtà essa continua (magari solo per allungare il tutto) fino a un nuovo finale. In casi come questi ci sono diverse possibilità: o l'autore non conosceva bene il finale prima di arrivarci, oppure non sapeva come affrontarlo. Naturalmente il lettore sarà in grado di capire quanto avrete 'girato intorno' al finale, aspettando che la storia si concludesse da sola. È bene quindi conoscere la fine (una sola, netta e precisa) in anticipo, in modo da essere già pronti quando si presenta.
Il vostro finale è un fiasco?
Avendo speso tutte le forze nella scrittura dell'incipit e dello sviluppo, può succedere che non abbiamo più energia per scrivere il finale (e non solo da un punto di vista fisico: magari abbiamo già utilizzato tutte le risorse, tutte le idee, per la storia). Una finale che si conclude nel giro di due paragrafi fa lo stesso effetto di un fuoco d'artificio bagnato. L'incipit e lo sviluppo sono le fasi preparatorie per il finale, in cui la storia deve raggiungere il culmine. Immaginate che Jane Austen sostituisse gli ultimi tre capitolo di 'Orgoglio e pregiudizio' con una semplice nota per dire che Elizabeth ottiene il suo uomo, oppure, per gli appassionati di cinema, che la distruzione della Morte Nera, avvenga in soli tre minuti di ripresa. Avete impegnato tutto nella vostra storia. Ora assicuratevi che ne valga la pena. Avete troppe trame in sospeso? A meno che non stiate scrivendo una serie, dovete assicurarvi di aver eliminato, o risolto, tutte le trame lasciate in sospeso, prima della fine della storia. L'ultima cosa che vorrete, è che il lettore pensi: 'Va bene tutto, ma che fine ha fatto tizio...?'. Il lettore si sentirà preso in giro, e non conserverà un buon ricordo della lettura. Anche quando si sta scrivendo una serie, è sempre meglio ricucire i vari finali delle singole trame, in modo che il lettore si senta soddisfatto, ma si ha sempre la possibilità di riprendere la storia in un secondo momento.
Il finale è plausibile?
Un altro problema è legato all'incoerenza del finale. Bisogna quindi evitare cambiamenti improvvisi dei personaggi, e tantomeno risolvere l'intrigo attraverso avvenimenti prodigiosi, non realistici e discutibili. Il finale deve essere frutto di una serie di eventi che si sono susseguiti nel corso della storia. Deve quindi sembrare realistico. Non è necessario però che sia reale. È possibile cioè che nella storia intervengano forze o eventi che non avrebbero senso nella vita reale, ma che sono coerenti nel contesto della storia. E allora saranno credibili anche agli occhi del lettore. Il finale che avete scritto è giusto per la storia che avete cominciato? Immaginate di leggere un finale brillante, ma che in realtà non sia la conclusione della storia che avete cominciato a leggere. Come se lo scrittore, arrivato a metà, avesse deciso di cambiare totalmente rotta, dimenticandosi però di tornare indietro a modificare l'inzio. Non è detto che si debba finire di scrivere il testo, prima di rileggerlo. La rilettura può essere molto utile per rendersi conto di ciò che si voleva dire, così da non smarrire la giusta strada. Cosa c'è di peggio di un finale che non abbia nulla a che vedere con il resto della storia?
Siamo giunti alla fine dell'articolo ispirato a 'Three parts of every story', pubblicato da Ivy Sedgwick su Fuel your writing. Cosa condividete e cosa invece modifichereste? Quali sono i vostri consigli per affrontare nel modo corretto la scrittura di un racconto o di un romanzo?