E' questo lo scenario nel quale è maturata la decisione di implementare misure aggiuntive che, tuttavia, non hanno trovato il favore di quattro membri del Consiglio Direttivo. Le misure che sono state adottate appaiono significative, robuste e, disegnando un sistema articolato di incentivi molto premiante per le banche, evitando di comprimerne la redditività. Esse sono: 1) E’ stato ridotto di 5 punti base il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali dell'Eurosistema che, a decorrere dall'operazione con regolamento il 16 marzo 2016, passa a 0,00%; 2) E’ stato ridotto di 5 punti base anche il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento marginale che, con effetto dal 16 marzo 2016, passa a 0,25%; 3) Sempre con effetto dal 16 marzo 2016, il tasso di interesse sui depositi presso la banca sarà diminuito di 10 punti base a -0.40%; 4) E’ stato aumentato l’ammontare di acquisti mensili di titoli da 60 miliardi di euro a 80 miliardi. E questo con effetto dal mese di aprile; 5) Le obbligazioni investment grade emesse da società non bancarie stabilite nella zona euro saranno incluse nella lista dei titoli che possono beneficiare di acquisti regolari. 6) E’ stata aumentata la percentuale di titoli acquistabili per singolo emittente/emissione sovranazionale che passa dal 33% al 50%. Inoltre, a partire da aprile 2016 la quota di tali titoli acquistati nell'ambito del PSPP sarà ridotto dal 12% al 10% su base mensile. Per contro, per mantenere il regime di condivisione del rischio del 20%, la quota di acquisti mensili della BCE sarà aumentata dall'8% al 10%; (6) In ultimo a partire da giugno 2016 e con cadenza trimestrale, saranno effettuate quattro nuove TLTRO (Targeted Long TermT Refinancing Operation), ciascuna della durata di 4 anni.
Con una nota la Bce ha chiarito che l’incremento di acquisti mensili di titoli (+20mld) avrà inizio dalla fine del secondo trimestre, e quindi si estenderà fino a marzo 2017. Ciò porta ad ampliare la dimensione del quantitative easing di circa 200 miliardi. Pertanto, nel suo complesso, il Qe dovrebbe raggiungere circa 1700 miliardi di euro, anche se la scadenza prevista per marzo 2017 potrebbe essere ulteriormente differita, nel caso di ulteriori rivisitazioni al ribasso delle stime di inflazione e di crescita.
Con l’inclusione di obbligazioni corporate investment grade, di fatto, la Bce diventa prestatore di imprese private superando il sistema bancario, e quindi, implicitamente, assume anche il rischio credito. Tuttavia, il sistema bancario dovrebbe trarre un indiretto beneficio da questa misura per via della riduzione del costo del funding, qualora la riduzione dei tassi di interesse su questo segmento di obbligazioni si trasmetta al settore bancario. Inoltre questa misura dovrebbe incoraggiare la riallocazione di portafogli verso asset più rischiosi, proprio per via della compressione dei rendimenti.
Per quanto riguarda le quattro operazioni di rifinanziamento di durata quadriennale (TLTRO II), queste si terranno trimestralmente a partire dal prossimo giugno e quindi a giugno, settembre, dicembre e quella finale si terrà a marzo 2017. Ciò significa che le banche godranno di questa liquidità fino a marzo 2021, in quanto i prestiti accesi, contrariamente alle prime TLTRO del 2014, non dovranno essere rimborsati in anticipo nel caso di mancata concessione di prestiti (la facoltà di rimborso anticipato è prevista dopo due anni, ma rimane comunque una facoltà). In buona sostanza, per via di queste misure, le banche, potendosi finanziare fino ad un massimo del 30% dei prestiti ammissibili in essere (cioè quelli concessi a famiglie ad esclusione dei mutui per l’acquisto di abitazioni e società non finanziarie dell’area euro), ottengono anche un significativo aiuto a rifinanziare il proprio debito in scadenza. Inoltre, introducendo un forte meccanismo premiante, le banche saranno incentivate all’erogazione del credito, aumentando la redditività e recuperando margini di interesse proprio in virtù del meccanismo di incentivazione. Infatti, se da un lato le banche potranno chiedere liquidità a tasso zero (cioè quello del rifinanziamento principale), dall’altro, questo tasso, qualora la liquidità ottenuta venga utilizzata per allargare i prestiti netti nella misura superiore al 2.5% del proprio benchmark (calcolato in base ai prestiti netti erogati al settore privato nei 12 mesi precedenti alla data del 31 gennaio 2016) il tasso di interesse potrebbe scendere fino al tasso sui depositi (-0,40%). Detta in altre parole, le banche, ricorrendo le condizioni appena dette, potrebbero essere pagate (dello 0.4%) per concedere prestiti. In buona sostanza, l’innovazione introdotta dalla Bce con questa misura, che non ha precedenti nella politica monetaria di altre banche centrali, contribuisce ad alleviare i timori per la scarsa redditività delle banche, in quanto la penalità prevista per il tasso negativo sui depositi (-0.40%) viene mitigata dalla possibilità, concessa alle banche, di essere pagate per concedere credito.
Le nuove misure di politica monetaria, potranno funzionare? Non lo sappiamo, ma lo scopriremo. Anche se gli incentivi a prestare sono significativi, le decisioni assunte dalla Bce potranno aver successo nella misura in cui risulterà vigorosa la domanda di credito dal settore privato e nella misura in cui le banche avranno il coraggio di prestare.
A tal proposito vale la pena leggere l'analisi di Fabio Bolognini su Linkergblog
Non prendete a scatola chiusa i commenti frettolosi che state leggendo sulla stampa dopo la decisione non unanime della BCE di abbassare i tassi di rifinanziamento e di offrire alle banche una nuova potente iniezione di liquidità con quattro operazioni speciali (TLTRO II). Se quasi tutti i commentatori vedono in questa combinazione uno stimolo immediato alla concessione di credito all’economia reale e soprattutto alle imprese, molto del risultato dipenderà dal coraggio delle banche nel modificare un atteggiamento sin qui totalmente prudenziale. Basti come esempio pensare alle prime operazioni TLTRO offerte alle banche dalla BCE che dovevano rilanciare i prestiti alle imprese. La propensione a concedere credito sarà anche aumentata a parole (indagini BLS) in Italia ma nei numeri non si è visto ancora nulla:il credito alle imprese è inchiodato al livello di circa 800 miliardi e non cresce
In sintesi la manovra BCE immetterà nel circuito bancario europeo altri mezzi per un totale stimato fino a 2.200 miliardi, alle banche vengono offerte quattro finestre temporali per richiedere fondi a 4 anni a tasso vicini o addirittura sotto lo zero. Le richieste possono arrivare per ciascuna banca anche al 30% degli attivi impiegati in prestiti alla clientela. Tanta roba. Ma se la prima ondata di liquidità non ha funzionato per le imprese, soprattutto piccole, perché dovrebbe farlo questa seconda? Per rispondere prima è necessario comprendere cosa è successo a seguito della crisi finanziaria e del credit-crunch bancario. Una sequenza illustrata nella figura successiva.