Tutto questo è stato invece stravolto nel titolo, probabilmente l’unica cosa che viene letta e che vale come i ristoranti pieni di zio Silvio quando la crisi notoriamente non esisteva ed era un’invenzione dei comunisti. Sono finite invece in titoletti poco visibili, le notizie vere, ossia il crollo delle vendite al dettaglio in Germania, un 2,35% in meno che porta a -0,6 tutta l’eurozona e che comunque si inserisce in un rallentamento generale della dinamica dei consumi rispetto all’anno scorso. Messo in un angoletto anche il meno 0,4 dell’industria che testimonia a pieno la situazione del Paese incapace di scollarsi dai piccoli numeri anche in una situazione mai così favorevole dal dopoguerra: petrolio a basso costo, euro debole, quantitative easing della Bce. Ma si premette che questo scivolone di inizio estate è dovuto al rallentamento del commercio internazionale. Detto proprio così per dare la colpa ad altro e come se si trattasse di un dato di secondaria importanza.
Invece è chiaro che questo declino del commercio internazionale rende del tutto fantasiosa e bugiarda la leggenda della ripresa, specie se come l’Italia si opera con vincoli di bilanci assurdi e con una moneta straniera. Tuttavia la narrazione liberista globale alla quale è incollata col vinavil quella della politica domestica, ha bisogno di dire che non c’è più crisi. E quando i criteri mercatisti con cui vengono fatte le statistiche, quando l’alterazione dei dati non bastano più a sostenere il racconto ecco che si sfrutta l’estate più calda da due secoli per insinuare che insomma la crisi è un’invenzione dei gufi. Di questo passo chissà dove arriveremo: forse persino a considerare il Corriere un organo di informazione e Renzi un premier.