La frase che sento ripetere più spesso da chi pubblica con un EAP (una casa editrice a pagamento) è: gli editori free non ti filano, voglio investire su me stesso, è l’unico modo per farsi pubblicare. Bugie. Anzi, giustificazioni per nascondere una verità che è racchiusa tutta nel nome inglese dato a questo tipo di editoria: Vanity Press. È la vanità, il desiderio di vedere il proprio nome su carta stampata, di dire a tutti “ehi io ho pubblicato, sono un grande artista, rispettami e venerami”, a spingere a questa scelta. Se le EAP prolificano un motivo ci sarà.
Nell’era di internet ci sarebbero milioni di modi per informarsi. Io stessa quando inviai il mio primo romanzo ricevetti proposte da editori a pagamento. Ne ignoravo l’esistenza ma munita di santa pazienza ho chiesto a persone competenti di aiutarmi, di leggere il contratto e dirmi se facevo la scelta giusta. Il coro di voci è stato unanime: lascia perdere, a questo punto meglio che ti tieni il libro nel cassetto. Sono passati tre anni, se non sbaglio, da allora e questo genere di argomento è diventato con il tempo il centro di molte discussioni. Esistono siti che se ne occupano (Writer’s dream su tutti) e che cercano di fornire alle persone informazioni utili. Serve a ben poco però. Tutti sono convinti di essere geni incompresi. Tutti sono sicuri che bisogna pur tirare fuori un po’ di soldi. Poi se si ritrovano con l’armadio pieno di copie che importanza ha? Intanto loro sono editi. Per questo, io dico, “arrangiatevi”.
Foto di Leonard John MatthewsLicenza Creative Commonshttp://www.flickr.com/photos/mythoto/