Ricordo che era inverno, mi tolsi velocemente il pigiama e mi misi addosso i primi vestiti che trovai. Facevo la spola tra il nostro letto e la finestra per vedere arrivare l’ambulanza ed andare ad aprire la porta. Ricordo l’arrivo delle persone. Spiegai brevemente la situazione. La visitarono e decisero di portarla in ospedale. Ricordo che mi avvicinai al medico per chiedere spiegazioni su quale fosse il problema. Mi guardò e mi disse che si trattava di un aborto spontaneo. Parole che rappresentavano una sentenza senza appello. Mi disse che sono cose che succedono. Ricordo che aveva la barba. Chissà perché. Ma ricordo che aveva la barba. Caricarono mia moglie sulla barella. Ricordo che il giorno prima c’era stata una spruzzata di neve e non avevo pensato di pulire le scale davanti al portone. Ricordo che dopo aver chiuso la porta di casa vidi le impronte degli scarponi nell’ingresso, la neve si era trasformata in acqua. Ricordo che mentre guidavo con la mia macchina verso il pronto soccorso, pochi minuti dopo la partenza dell’ambulanza, pensavo alle parole del medico. Perentorie. Ero infreddolito. Nel tragitto il mio pensiero era per mia moglie, probabilmente era già arrivata in ospedale. Forse le avevano già detto qualcosa. Ricordo ancora bene quella notte. Nonostante siano passati quasi tre anni e mia figlia sia con noi nonostante le parole di quel medico. E’ strano il modo in cui i ricordi si fissino nella nostra mente. Ricordo quella persona che è entrata nella mia vita solo dieci minuti. Mi chiedo che bisogno ci fosse di quelle parole così sicure. Non un attimo di esitazione. Quante vite incrociamo tutti i giorni, anche solo per poco tempo. Credo che quando entriamo nella vita degli altri dovremmo farlo in punta di piedi. Non sempre sarà facile e non sempre ci riusciremo. Ma almeno dovremmo darcelo come obiettivo.Cerco di ricordamelo. Quando sono di fretta e vedo qualcuno in fila davanti a me che si dilunga a chiedere per l’ennesima volta spiegazioni alla commessa, frenando l’istinto di palesare la mia impazienza. Quando mi trovo in situazioni che tirerebbero fuori il peggio di me. Quando penso che molte volte usiamo parole senza pensare all’effetto che avranno sugli altri. Tanto più adesso che ho una figlia.
Ricordo che era inverno, mi tolsi velocemente il pigiama e mi misi addosso i primi vestiti che trovai. Facevo la spola tra il nostro letto e la finestra per vedere arrivare l’ambulanza ed andare ad aprire la porta. Ricordo l’arrivo delle persone. Spiegai brevemente la situazione. La visitarono e decisero di portarla in ospedale. Ricordo che mi avvicinai al medico per chiedere spiegazioni su quale fosse il problema. Mi guardò e mi disse che si trattava di un aborto spontaneo. Parole che rappresentavano una sentenza senza appello. Mi disse che sono cose che succedono. Ricordo che aveva la barba. Chissà perché. Ma ricordo che aveva la barba. Caricarono mia moglie sulla barella. Ricordo che il giorno prima c’era stata una spruzzata di neve e non avevo pensato di pulire le scale davanti al portone. Ricordo che dopo aver chiuso la porta di casa vidi le impronte degli scarponi nell’ingresso, la neve si era trasformata in acqua. Ricordo che mentre guidavo con la mia macchina verso il pronto soccorso, pochi minuti dopo la partenza dell’ambulanza, pensavo alle parole del medico. Perentorie. Ero infreddolito. Nel tragitto il mio pensiero era per mia moglie, probabilmente era già arrivata in ospedale. Forse le avevano già detto qualcosa. Ricordo ancora bene quella notte. Nonostante siano passati quasi tre anni e mia figlia sia con noi nonostante le parole di quel medico. E’ strano il modo in cui i ricordi si fissino nella nostra mente. Ricordo quella persona che è entrata nella mia vita solo dieci minuti. Mi chiedo che bisogno ci fosse di quelle parole così sicure. Non un attimo di esitazione. Quante vite incrociamo tutti i giorni, anche solo per poco tempo. Credo che quando entriamo nella vita degli altri dovremmo farlo in punta di piedi. Non sempre sarà facile e non sempre ci riusciremo. Ma almeno dovremmo darcelo come obiettivo.Cerco di ricordamelo. Quando sono di fretta e vedo qualcuno in fila davanti a me che si dilunga a chiedere per l’ennesima volta spiegazioni alla commessa, frenando l’istinto di palesare la mia impazienza. Quando mi trovo in situazioni che tirerebbero fuori il peggio di me. Quando penso che molte volte usiamo parole senza pensare all’effetto che avranno sugli altri. Tanto più adesso che ho una figlia.
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