Autrice: Silvia MariaElena Damiani
editore: ExCogita
Collana: Fabulae
Pagine: 136
Prezzo: 11,00
Trama:
Una guerra che perdura da secoli, gesta che si ripetono ininterrottamente giorno dopo giorno, ogni attore è consapevole del ruolo che ricopre in questa distorta storia. In un'atmosfera goticheggiante, fuori da ogni tempo, la principessa Nike fugge gli aguzzi di un uomo che ha assunto l'aspetto del defunto principe Nabil. Avvolta da una spirale di incantesimi, voci e volti suadenti, la protagonista dovrà portare pace alla memoria di suo zio.
"Sei nodi, uno per ogni senso, l'ultimo per il cuore": l'intrecciarsi e il riflettersi della narrazione condotta con originale maestria da questa giovane autrice, avvinceranno il lettore ad un romanzo fantastico, lontano dai clichè del genere.
RECENSIONE
<> domandò ancora lei, disegnando con un dito delle onde sulle lenzuola.<> la voce dell’uomo era delicata, appena bisbigliata, come se stesse ancora una volta promettendo tutto il suo amore. <>Le voci di Nike è indubbiamente uno dei libri più originali che abbia mai letto, e il fatto sia stato scritto da un’autrice così giovane, e oltretutto al suo esordio, rende ancora più peculiare e inaspettata la sua unicità. Strutturato come suggerisce il titolo quasi come un concerto, in cui un piccolo frammento melodico riaffiora più e più volte, appena sussurrato o con forza, il romanzo si articola in uno strano e complicato intreccio che richiama l’andamento delle spirali, di tante spirali, che apparentemente si compenetrano a vicenda, intersecandosi, prolungandosi o invertendo il flusso l’una dell’altra. Dico apparentemente perché è solo nelle ultime pagine che emerge la realtà di un’unica grande e dolorosa spirale, che ripete se stessa centinaia di volte sulle note di un canto magico, un canto di richiamo per un amore perduto… ma che cerca ogni volta di rinnovarsi, di rinascere, di darsi una nuova possibilità di vita!Il continuo canto, le parole che la voce del vento sussurra o grida ripetutamente, conferiscono al romanzo un tono lirico e venato di una nostalgia struggente. E le frasi sempre brevi utilizzate dall’autrice, le frasi lasciate a metà dai protagonisti, assicurano invece una cadenza quasi sincopata, come se i personaggi si muovessero a scatti, venissero strattonati dagli eventi, in una bicromia di bianchi e neri che va a confondersi in innumerevoli grigi, ma quasi mai ravvivata dai colori!Avventurarsi nel raccontare la trama del libro non solo risulta un’impresa ardua a causa della spaesante struttura a spirale che ne segna ben più di una metà, ma potrebbe anche fare inciampare nella rivelazione di un dettaglio, di una scoperta, di una verità che invece l’autrice ha saputo conservare gelosamente e illuminare solo al momento opportuno.In un mondo fuori da ogni tempo, una principessa di nome Nike si ritrova a dover fuggire dal nemico del suo regno, un crudele assassino che ha preso il nome e le sembianze del suo amato zio Nabil; al suo fianco per proteggerla e scortarla lo stregone Ambrosius, il suo precettore Yant, e il fedele servo dello stesso Nabil, un bellissimo “giovane dai lunghi capelli neri e dagli occhi dello stesso colore dell’erba bagnata dalla rugiada” di nome Kaspar. A inseguire questo gruppo, che forse fugge al nemico o forse sta correndo proprio tra le sue braccia, c’è il canto trasportato dal vento che lascia dietro di sé solo distruzione e morte nonostante le sue parole siano così dolci e la sua voce così soave. Ma nessuno sulla scena è quello che appare, o forse sì, lo è ora e lo è stato già centinaia di volte in passato, con piccole variazioni, inutili dettagli diversi incapaci di cambiare il finale a cui è destinata la tragedia.
Scoppiò a ridere. <>Tutti intravidero una sala con uno specchio, e una bara di cristallo. Una visione tanto fugace quanto impalpabile, che li lasciò indifferenti.Gli attori erano pronti a continuare lo spettacolo, sebbene nessuno di loro ne fosse consapevole.Ma Nike…Ammetto di aver faticato a comprendere la prima parte del libro, a tenere insieme tutti i brandelli di realtà offerti con parsimonia dall’autrice, e di trovare loro un nesso, un fil rouge che li mettesse in comunicazione senza che si contradicessero l’uno con l’altro, senza che si annullassero. Invece continuavano a rimanere sparati tra loro o a sovrapporsi solo per un breve tratto e poi divergere completamente o solo in un dettaglio. Avevo l’impressione di scorgere un grande scenario che accomunava personaggi e situazioni, se pur dissimili tra loro, ma non riuscivo mai a conquistarlo! Come non riuscivo a farne parte: per tutto il romanzo mi sono trovata seduta davanti al palco, mera spettatrice del dramma che si compiva, e mai partecipante grazie all’immedesimazione in uno o l’altro personaggio.Quando verso la fine del romanzo si comprende tutto, il desiderio è quello di seguire il percorso a spirale dei protagonisti e come loro tornare indietro per leggere e rileggere il libro… un po’ per capirlo, un po’ per gustarlo meglio, un po’ per commuoversi di nuovo davanti all’amore sfortunato e tragico di due amanti che difficilmente si potranno dimenticare presto!<>