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#lebuonericette e il #menuperdue per riprendere con gusto e leggerezza con gli spiedini di maiale marinato all'arancia e mele

Da Lacucinadiqb
#lebuonericette e il #menuperdue per riprendere con gusto e leggerezza con gli spiedini di maiale marinato all'arancia e mele Il 17 gennaio il calendario cristiano festeggia Sant’Antonio Abate, ispiratore del monachesimo occidentale, uno dei santi più venerati per le sue battaglie contro i demoni.
Secondo la credenza popolare il diavolo s’incarnerebbe nel maiale, così le immagini religiose del Santo con accanto un porco sottomesso, hanno finito per farlo diventare anche il protettore di tutto il bestiame. 
Sant’Antonio si celebra sia con una benedizione agli animali impartita sul sagrato delle chiese, sia accendendo grandi falò per purificare il terreno da sterpi e foglie. Per la devozione popolare questo santo, patrono del focolare domestico perché capace di sottomettere fiamme e demoni, è ritenuto pure in grado di far guarire herpes zoster dolorosissimi come il “fuoco di Sant’Antonio”.

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Il maiale, del quale è risaputo non si butta via niente, ha sempre rappresentato la cassaforte alimentare delle nostre comunità contadine, e baluardo indispensabile contro la fame. Morfologicamente quello di ieri era assai diverso da quello rosa di oggi, impostoci dalle immagini dei cartoni animati. 
Il colore del suo manto era scuro, rosso o nerastro; veniva allevato nei boschi dove si alimentava con ghiande e prodotti naturali; era snello, di testa grande e lunga, grifo appuntito, orecchie corte ed erette, canini bene in vista.
Una di queste razze autoctone era la cinta senese (oggi fortunatamente recuperata), la cui immagine si può ammirare nell’affresco del Buon Governo dipinto dal Lorenzetti nel palazzo comunale di Siena. 
Ma perché il maiale era così diffuso e festeggiato già nel passato? Semplicemente perché il bestiame di grandi dimensioni veniva destinato al lavoro nei campi, le pecore o le capre servivano per la produzione di latte, lana o pelli, mentre l’allevamento del maiale garantiva carni facilmente conservabili se salate, affumicate o insaccate. 

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Un pensiero: quando oggi usiamo il termine “porco” per offendere o identificare ciò che è disprezzabile, pensiamoci bene. Non possiamo dimenticare che questo animale ci ha sempre offerto autentici gioielli come il culatello, il prosciutto, la mortadella, lo zampone, il salame, la pancetta, la soppressata e ancora più. (fonte Taccuini Storici).
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Non vi è venuto appetito leggendo? A me si! Ed allora ecco un menù per due da condividere non solo a tavola ma anche ai fornelli. Buon appetito!

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