#LeDitaGe: da Berlino a Genova passando per Twitter.

Da Arturo Robertazzi - @artnite @ArtNite
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Il sole di Berlino mi sveglia di buon umore. Dalla mia finestra entrano fotoni a fasci: Berlino brilla, è fredda, è splendida.

Sorseggio un caffè guardando i tetti delle case di fronte e i miei pensieri non possono non tornare a ieri sera. Una storia di pochi minuti che vale la pena raccontare.

Ieri a Genova, presso il Berio Café, all’interno della Civica Biblioteca Berio, i book bloggers di LeDita si incontravano per presentare il nostro La Lettura Digitale e il Web e discutere insieme al pubblico de I Libri e le Rete.

Uno dei nostri soliti incontri: scoppiettanti, informativi, innovativi. Un successo anche su Twitter: per qualche ora #LeDitaGe (l’hashtag della serata) è stato Trending Topic.

eFFe, Marco Giacomello, Marta Traverso (una delle organizzatrici dell’incontro), Noemi Cuffia e Silvia Surano coinvolgevano il pubblico nei temi caldi dell’editoria, dall’eBook non puzza, al ruolo fondamentale dei social network, e io seguivo l’incontro via streaming, pronto ad intervenire. Quando la discussione è virata verso blogging e Twitter, capisco che è il mio momento.

eFFe si collega con me via skype, e la mia voce, da Berlino, arriva a Genova. Dal pubblico chiedono quale sia l’etica dell’uso di Twitter. Domanda non facile. Rispondo che bisognerebbe usare Twitter solo se si ha qualcosa da dire, che ultimamente la discussione su Twitter è diventata difficile (e cito i Wu Ming e il “caso” della bambina di neve) e, a una domanda di ISBN edizioni che segue l’evento via streaming sulla credibilità di un blogger, rispondo così: il mio blog sono io.

Dieci minuti in cui ho “rivisto” i miei amici Book Bloggers, in cui ho sentito vivo l’interesse del pubblico, dieci minuti che, nella loro semplicità, hanno mostrato quanto siano oggi fortunati coloro che hanno a che fare con l’editoria: i mezzi a nostra disposizione sono pressocché illimitati, bisogna solo inventarsi una maniera di usarli efficacemente.

Come scrivevo qualche tempo fa: si può fare, si deve fare.

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