In realtà basterebbe il solo uso del buon senso per respingere queste affermazioni (si veda lo stesso ragionamento a favore della legalizzazione delle droghe leggere e pesanti), ma è opportuno segnalare i recenti risultati forniti dalla rivista medica britannica “Lancet” sulla situazione olandese: da quando, a fine 2001, è stata autorizzata la pratica dell’eutanasia, le morti eutanasiche sono aumentate del 73%. In particolare dal 2003 al 2010, il numero di eutanasizzati è passato dai 1.815 casi iniziali ai 3.136 morti del 2010, registrando un’accelerazione del 35% negli ultimi due anni.
In Olanda, uno dei fronti più avanzati dei “pro-death” essendo una società ex protestante e largamente secolarizzata, l’eutanasia non è riservata solo agli anziani o malati terminali, ma viene contemplata anche per soggetti sani. In una recente comunicazione la Royal Dutch Medical Association (Knmg) ha ricordato ai medici associati che le richieste vanno accolte anche per pazienti affetti da malattie mentali, demenza, psicosi suicide, ma anche semplicemente tedio per la vita e anche in caso di solitudine.
Secondo il cosiddetto “Protocollo di Groningen”, un accordo stipulato fra associazione dei pediatri e governo, l’eutanasia può essere praticata anche sui minori, e perfino sui neonati, se gravemente ammalati. Dato che il bambino non può acconsentire alla propria morte, sono i genitori a dare il consenso per lui o, in mancanza di essi, il tutore legale: una forma di eutanasia involontaria che è applicata solitamente, come “soluzione compassionevole” (sic!), alle disabilità gravi.
Ricordiamo che l’eutanasia è fortemente osteggiata dalle principali associazioni mediche, come più volte segnalato, ed è vietata in tutto il mondo all’infuori che nel Benelux (Belgio, Olanda, Lussemburgo), mentre in Svizzera e in tre dei 50 stati Usa (Washington, Oregon e Montana) è permesso solo il suicidio assistito.