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Legalizzate le Nozze Gay in Islanda. E l’Italia?

Da Ciraolo

Nozze Gay in Islanda: Johanna Sigurdardottir

Questo post non vuole parlare del fatto che sia giusto o meno essere omosessuali, del fatto che l’omosessualità sia o meno una grave patologia, del fatto che “Dio” ci abbia creati omo- oppure etero- sessuali e di tutte quelle (peraltro interessanti) questioni che girano intorno al dibattito. A riguardo mi tengo le mie certezze come le mie perplessità e a chi volesse approfondire rimando alle FAQ sull’omosessualità. Vorrei qui concentrarmi sull’aspetto “legale” di questa vicenda.

Dunque, per farla breve: succede qualche giorno fa che in Islanda vengano legalizzate le nozze gay e che ad inaugurare le danze sia niente meno che la premier in carica, certa Johanna Sigurdardottir (foto), classe 1942, sposata, divorziata e madre di due figli (già adulti). La possibilità di far convolare a “giuste” nozze due persone dello stesso sesso esiste già in parte d’Europa (Spagna, Portogallo, Svezia, Norvegia, Olanda, Belgio) mentre nel resto del Vecchio Continente sono previste quantomeno le unioni civili (Gran Bretagna, Francia, Germania) [fonte: Wikipedia, anche qui].

Ora, lasciamo perdere per un attimo (altrimenti potremmo scrivere un qualche migliaio di post e un qualche milione di commenti, senza venirne a capo) l’aspetto etico, morale, religioso. Poniamo pure (anche se non sono mai d’accordo con chi vede il mondo in bianco e nero) che l’omosessualità sia un male, una patologia, il demonio in persona che si impossessa dell’uomo e della donna, un errore genetico oppure educativo, una grave carenza affettiva. Ok, poniamolo. Ma volete spiegarmi come mai due persone adulte e vaccinate che hanno deciso di seguire il demonio e farsi reciprocamente del male (ragazzi, ovviamente sono ironico) non possono unirsi legalmente al proprio partner dello stesso sesso perché in Italia questo non è previsto?

Badate bene, non mi rifersico alle adozioni e compagnia bella, perché in questo caso il dibattito (seppur parallelo) corre su un altro binario: si tira in ballo una terza persona, l’adottato, che in questo modo subirebbe le scelte di altri. No, qui il discorso è molto più semplice: due persone in grado di intendere e di volere che vogliono sposarsi/unirsi. Perché non possono?

La prima risposta che immagino possa arrivarmi è, semplificando e volutamente banalizzando: “Perché non si fa”. Giustamente la legge di uno Stato deve impedire le condotte che giudica dannose per i propri cittadini. Questa risposta, però, non mi soddisfa affatto: la trovo profondamente ipocrita (e non sento, ai fini del nostro discorso, neanche la necessità di chiedere: perché mai l’omosessualità dovrebbe essere considerata una condotta dannosa?). Perché lo Stato permette allora la vendita di sigarette, il gioco d’azzardo on-line, il gratta e vinci, l’enalotto, il grande fratello? Non ditemi che l’unione omosessuale è più pericolosa del fumo, più dannosa di Barbara d’Urso e Alessia Marcuzzi o più degradante del Poker (per il quale esiste anche un apposito canale sulla TV satellitare).

Ve lo dico io qual è la risposta: i gay, oltre che essere una minoranza, non portano “cash”. Le sigarette, il gioco, la Tv, sì. Certo, esiste anche una sparuta schiera di “integralisti” che attacca l’omosessualità come le sigarette, il gioco e la Marcuzzi. Ammiro molto la loro coerenza (a parte quelli che dopo aver predicato tanto bene lasciano a casa moglie e figli per andare a pu***ne), ma temo che la loro sia una battaglia, fortunatamente, persa in partenza: dove lo mettiamo altrimenti quel principio tanto caro a Dio da avercelo spiegato tra i primi, quando ancora ce ne stavamo belli belli nell’Eden, quello del libero arbitrio?

Da cosa deriva la paura dell’omosessualità? Mi piacerebbe conoscere il vostro parere.

Andrea Ciraolo


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