Legge sulle fondazioni lirico-sinfoniche

Creato il 11 giugno 2013 da Nonzittitelarte

MUSICA: LAVORATORI E SOVRINTENDENTI, LA LEGGE SULLE FONDAZIONI LIRICHE VA RIVISTA
ROMA – 11 GIUGNO 2013 – Il sistema delle Fondazioni liriche e’ a rischio e chi ne paga le conseguenze sono sempre i lavoratori. E’ la denuncia lanciata ieri da Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Fials, ma anche da sovrintendenti e lavoratori delle Fondazioni lirico-sinfoniche, nel corso di un’assemblea che si e’ svolta all’Auditorium Parco della Musica di Roma. Sindacati, lavoratori, sovrintendenti ed esponenti politici, puntano il dito contro la Legge 100, all’indomani della sentenza del Consiglio di Stato che ha annullato il regolamento in base al quale l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e La Scala avevano ottenuto l’autonomia gestionale.

“Mi auguro che l’attuale governo voglia riaprire il tavolo di confronto tra le parti sociali per una revisione della disciplina delle fondazioni lirico sinfoniche, capace di superare l’attuale triste linea che vede l’investimento pubblico come costo anziche’ come beneficio sociale”, ha dichiarato in un messaggio inviato ai partecipanti il sovrintendente del Comunale di Bologna, Francesco Ernani.

Il presidente dell’Accademia di Santa Cecilia, Bruno Cagli, ha aperto i lavori con un saluto iniziale, chiedendo certezze contributive al Mibac, perche’ in questo mestiere si deve pianificare con almeno tre anni di anticipo. Cagli ha evidenziato i tagli del Fus all’Accademia, spiegando che “ridurre la produzione e’ un sistema di risparmio che non giova a nessuno”.

Sulla stessa linea il sovrintendente della Fenice di Venezia, Cristiano Chiarot. “Le cause della crisi delle fondazioni sono soprattutto esterne”, ha detto, con riferimento al “Fus diminuito e alle leggi che non hanno mai fatto chiarezza su una vera riforma del comparto”. Il sovrintendente della Fenice ha puntato il dito contro quelle “fantomatiche leggi che avrebbero dovuto incentivare la defiscalizzazione per attirare gli investimenti dei privati, ma che non sono mai arrivate. Non e’ il costo del lavoro il motivo principale della crisi delle Fondazioni -ha detto Chiarot- semmai, come causa interna, non e’ stato portato al valore massimo il contributo dei lavoratori. Alla Fenice con lo stesso numero di lavoratori e senza aumentare le spese, abbiamo incrementato le alzate di sipario portandole a 120 all’anno, e abbiamo accresciuto i ricavi. Solo cosi’ puo’ essere superata la crisi”.


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