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Leggendo "la repubblica del selfie"...ritratto di un'anomala storia italiana

Creato il 24 marzo 2015 da Alessandro @AleTrasforini

Quali possono essere i limiti di un agire politico in un contesto come italiano, sferzato da una crisi economico-sociale senza precedente alcuno? E' possibile davvero promettere qualcosa di importante, nonostante ristrettezze e disparità siano sempre più evidenti e pesanti?
Per mantenere alte le percentuali di consenso fino a che punto deve essere opportuno promettere, inseguendo quindi quel ' margine' democratico che dovrebbe consentire alle popolazioni di maturare un giudizio sereno ed informato su coloro che governano?
Quali potrebbero diventare le opinioni, qualora venissero alterate e/o gonfiate le azioni realizzate? La prima ( in)evitabile risposta a questa domanda rischia di andare nella direzione di mantenere il più possibile elevate le percentuali di gradimento. Poco sembra importare poi di quanto piccoli e denigrati possano diventare sul lungo termine i margini di credibilità ed autorevolezza; nulla di più vicino e svilente per una politica che dovrebbe invece ( cercare di) guardare al come progettare per proiettare un Paese verso il domani. Da questo punto di vista rischia di emergere, quindi, una potenzialmente pericolosa ambivalenza nei confronti di numerosi provvedimenti assunti: q uel che si è fatto contro quel che si crede si sia fatto. A quali punti di cortocircuito può potenzialmente condurre questo modo di operare ed agire politico?
L'inno allo slogan ed alla banalizzazione continua dell'esistente è un'attività molto pericolosa e pericolante, specialmente per il futuro che si deve costruire. Sotto questo aspetto, pertanto, risulta importante insistere per cercare di definire a chi possano essere attribuite le colpe primarie per questo modo di agire e di comportarsi. A questo contesto e molte altre domande cerca di rispondere " La Repubblica del Selfie", libro scritto dal giornalista Marco Damilano e pubblicato da Rizzoli Editore. Le ragioni di questa anomalia italiana sono da ricercarsi attraverso una sterminata serie di colpe e colpevoli. Senza trascurare, ovviamente, quelle consapevolezze che hanno causato lo status quo attualmente in voga:

"[...] La scalata all'Italia di Matteo Renzi è stata raccontata dal suo protagonista come una guerra-lampo dalle cadenze napoleoniche, un cambiamento di stagione epocale, contro nemici di ogni tipo. In realtà è stata una resa senza condizioni Senza opporre resistenza, partiti, industriali, intellettuali si sono consegnati al giovane conquistatore: una bandiera bianca collettiva, la dissoluzione della rete di alleanze ed equilibri su cui si reggeva la Repubblica Italiana.
Quella Repubblica nata settant'anni fa con i ragazzi scesi dalle montagne per sedersi al tavolo della Costituente. Erano i padri della democrazia, i buoni maestri che tenevano insieme cattolici e comunisti, radicali e liberali, e intanto costruivano autostrade e conficcavano milioni di antenne sui tetti delle loro case. Ma poi i padri invecchiarono e arrivarono i figli, la meglio gioventù della tv a colori e dell'aria di piombo. Una menzogna. [...]"

Il peso ed il calibro delle menzogne cumulatesi hanno prodotto quel che tutti abbiamo ( purtroppo) sotto agli occhi: una terra sfibrata, un Paese distrutto, depauperato da una classe dirigente avente una fortissima carenza di credibilità. Quale futuro può avere un'Italia che parta già con questa enorme mole di problemi irrisolti e/o irrisolvibili?

"[...] Un vuoto durato quarant'anni. In quel vuoto è nata e cresciuta la nuova razza padrona, che ha il volto di Matteo Renzi e si presenta senza passato, avida di presente, proiettata al futuro.
Detesta il fardello della memoria, rifiuta la responsabilità dei decenni precedenti: noi non c'eravamo, ripete. Invece va inserita in una storia.
In quella che arriva da lontano, nel lunghissimo processo che attraversa gli ultimi anni Settanta, gli Ottanta e Novanta fino a Tangentopoli. E in quella più recente, il crack di una classe dirigente provocato dalla crisi economica e da un divorzio irreparabile tra cittadini e politica.
'Una lunga caduta, come nei sogni. Il risveglio tocca ai figli. Nel vuoto si sono mossi, in mezzo al vuoto hanno conquistato il potere, puntando sul vuoto rischiano di perdere.
O di invecchiare precocemente. [...]"

Dovrebbe quindi essere necessario intraprendere con occhio severamente critico un esame molto attento, nei confronti di tutto quel che è stato compiuto per portare un Paese come l'Italia sull'orlo del dissesto socio-economico-finanziario-ambientale- [...].
Chi ha generato quello stesso vuoto pneumatico, dal quale sono emersi ( o finiranno per emergere ulteriormente) i leader che andranno a gestire nel futuro prossimo il futuro italiano?
E' da questa domanda che sarà fondamentale muoversi per promuovere un'indagine approfondita che sappia essere il più attenta e consapevole possibile. Senza dimenticare quali siano realtà e consapevolezze di un popolo stremato:

"[...] Quella di Renzi è una generazione di mezzo, nata tra la fine di un secolo e l'inizio di un altro. Cresciuta tra riflussi, paligenesi annunciate, rivoluzioni soltanto giudiziarie, grandi riforme rimaste nei cassetti, nuovi miracoli mai avverati [...]. E' questo il patrimonio che ha ricevuto dagli ultimi quarant'anni di storia italiana. Il Vuoto. Il vuoto della politica e il pieno apparente di chi si è candidato a sostituirla. Le lobby e le criminalità [...], le incrostazioni amministrative, [...] le dazioni ambientali, il sistema della corruzione, le massonerie. [...] Il vuoto della politica [...] progressivamente ha invaso tutto, è diventato vuoto di rappresentanza, di produzione, di cultura. Quarant'anni fa ad essere delegittimati erano solo i democristiani, i capi del Partito-Chiesa e del Partito-Stato, poi tutti i politici, infine i capitani d'impresa, registi e scrittori, cantautori e direttori di giornale, alti burocrati e uomini di Chiesa, i grandi capi della Sinistra e della destra.
Sono tutti diventati immagini di un potere che non c'è più. Maschere funebri.
Il vuoto si è aggrumato. Si è fatto un vuoto denso. Un vuoto pieno.
Una lunga caduta, come nei sogni. Il risveglio tocca ai figli. [...]
Sono i figli di una Repubblica che non può morire.
L'eredità è una rinascita. Hanno predicato e praticato la Rottamazione.
E invece serve la Ri-generazione. Non di uno solo. [...]"

La missione più importante dovrà quindi essere quella votata al riempimento del vuoto creatosi, pena la possibile ripetizione ulteriore di errori già commessi in passato. La promozione di un'indagine costante e coerente è forse la sola mission costruibile per cercare di far compiere all'intero popolo italiano qualche passo avanti:

"[...] C'è stata la Repubblica della rappresentanza. Poi è arrivata la Repubblica fondata sulla rappresentazione. Quella che sta nascendo è la Repubblica dell'auto-rappresentazione.
Una selfie-Repubblica. [...]"

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