Leggere

Da Oichebelcastello

Faceva male. La sensazione di dolore non iniziava subito, ma dopo un quarto d’ora iniziava, poi sempre di più.
Era l’unico luogo dove aveva un momento libero per sé, la ragazzina di campagna degli anni trenta.

Faceva male. Il bagno non era dotato delle comode sedute odierne. Rimanere inginocchiati nell’angusto spazio maleodorante dotato di “buca” lasciava dolori ai ginocchi e righe rosse nella pelle. La ragazzina si portava in quell’angolo di intimità tutto quello che trovava da leggere, libri, riviste, ritagli di giornale. Leggere le dava gioia, quella scomoda posizione del procurava dolore.

Faceva male. Mentre leggeva le risuonavano in mente i vecchi adagi di famiglia :
- “il mal cercone non è mai troppo ! “ – (traduzione per chi non avesse capito….“se sei tu a cercarti il male, quello che trovi non è mai abbastanza” N.d.A.)
Ne derivavano malesseri psicologici, il suo era un gesto di disobbedienza alla famiglia, si sentiva in colpa per questo.

Faceva male. Era l’unica opportunità per sottrarsi ai ritmi estenuanti di lavoro degli adolescenti. Leggeva e piangeva. Lo sapeva che se l’avessero vista le avrebbero detto che è tempo perso, non serve a nulla.

Faceva meno male. C’era un altro adagio, le veniva in soccorso e leniva quei dolori :
- Tutto il male non vien per nuocere ! – La ragazzina sperava che il sacrificio le potesse servire a qualcosa prima o poi.

Sperava. La speranza si presenta a coloro che osano. La sua maestra di campagna riponeva in lei gran fiducia, aveva suggerito ai genitori di farla studiare. I genitori non l’ascoltarono. Dovette lottare, sempre, come tutti coloro che non si arrendono all’ineluttabile.

Lottava. Si, quel male servì per farla diventare una adulta responsabile. Dovette lottare sempre e non abbassare mai la guardia nemmeno nel crescere i figli e cercare di infondere loro un giusto senso di responsabilità.

Penso a questo breve racconto e alla notizia degli abbandoni scolastici in Italia dalla scuola dell’obbligo fino all’università, siamo primi in Europa, non possiamo esserne orgogliosi.
Penso anche che le istituzioni scolastiche debbano cominciare a considerare gli studenti come “esseri pensanti” e non semplici contenitori in grado di recepire chilometrici programmi.
Forse è solo un problema di approccio.
Poi oltre al programma scolastico i genitori dovrebbero scegliere un programma casalingo di cultura che non sia solo quella dei giochini.
La scuola non basta più, occorrono degli integratori culturali. Se non esistono, scriviamoli noi !


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