Eppure, nonostante la premessa di tutti questi preparativi, è stata quasi un caso la scelta del libro che mi sono ritrovato a leggere (e terminare) a Berlino. Erano decenni che ne sentivo parlare, prima però era introvabile, poi ne avevo recuperato una vecchia edizione in fotocopie (assai scomode da leggere e quindi lasciate lì), infine qualche anno fa mi ero imbattuto per caso in una riedizione di un editore minore che, comprata di corsa, tuttavia aveva finito per restare nel mio scaffale, in attesa come di un segnale del destino. Eppure solo alla fine della lettura, ho potuto rendermi conto (e dunque apprezzare) di quanto effettivamente la congiuntura sia stata davvero quella giusta. Mi sono addirittura sorpreso, di questo. Alla fine mi è sembrato un po' di Leggere Lolita a Teheran. Invece ho letto Noi a Berlino.
Perché non ho paura di esagerare se affermo che Noi è un romanzo geniale sotto tutti i punti di vista. Scritto sotto forma di un diario (e dunque raccontato in prima persona) da D-503, matematico e sovrintendente alla costruzione dell'Integrale, la prima astronave dello Stato Unico in procinto di essere lanciata nel cosmo, il libro si propone di essere un'apologia della grandezza e della perfezione dello Stato Unico e del suo Benefattore, a favore delle razze (inferiori) che abitano lo spazio e che l'Integrale incontrerà sulla sua strada come in una missione di evangelizzazione, affinché tutto il Cosmo possa conoscere la fonte della vera felicità. Scopriamo così che tutti gli aspetti della vita dei cittadini sono regolati dallo Stato Unico e ogni giornata è scandita e programmata in tutti i suoi aspetti (la Tavola delle Ore, le Ore Personali, la Norma Materna), compreso quello relazionale e sessuale, per cui non ci si innamora dell'altro, ma ci si iscrive. Insomma è la Ragione, nelle manifestazioni della logica e della matematica, a disciplinare le regole dello Stato Unico e l'eliminazione di ogni libertà è socialmente giustificata "per affrancare l'uomo dalla sua tendenza alla delinquenza". Ma naturalmente le cose non vanno come previsto da D-503, e la status quo è destinato a incrinarsi di fronte all'incontro del protagonista con l'esperienza dell'innamoramento e del ricordo (recupero) di un tempo diverso, antico, e di una Natura chiusa al di là del "Muro Verde", fino alla tragica ricomposizione finale.
Va ricordato che questo libro sancì l'inizio dei guai per Zamjatin, il quale fu visto sempre più come oppositore del regime sovietico. La pubblicazione di Noi fu vietata dal Glavlit, l'ente preposto alla censura, e il libro fu edito in inglese nel 1924, mentre in Russia vide la luce solo nel 1988. Anche in Italia, nonostante l'importanza storica e letteraria dell'opera, di Noi si ricordano poche e limitate edizioni: nel 1955, nel 1963, nel 1972, nel 1990 e - finalmente - nel 2007 grazie alla lungimiranza di Lupetti Editore. Per questo, se sono riuscito a stuzzicarvi, vi consiglio di recuperarlo in fretta, perché non si può dire fino a quando quest'edizione sarà ancora disponibile e quando potremo averne un'altra.
Insomma, spero di essere riuscito a trasmettervi che cosa possa significare leggere Noi a Berlino. In fin dei conti è un po' come leggere 1984 a Cologno Monzese.
L'estratto:
- Questo è insensato! È assurdo! Non capisci che ciò che voi tramate è la rivoluzione?
- Sì, la rivoluzione! Ma perché è assurdo?
- Assurdo perché la rivoluzione non può essere. Perché la nostra rivoluzione - non lo dici tu, ma lo dico io - è stata l'ultima. E non ci può essere nessun'altra rivoluzione. Lo sanno tutti.
L'aguzzo, ironico triangolo delle sopracciglia:
- Mio caro: tu sei un matematico. E in più sei un filosofo matematico: dimmi l'ultimo numero.
- Cioè? Io... io non capisco: quale ultimo numero? [...] Ma, I-330, questo è assurdo. Dal momento che il numero dei numeri è infinito, quale ultimo numero vuoi da me?
- E tu quale ultima rivoluzione vuoi? Non c'è un'ultima rivoluzione, le rivoluzioni sono senza fine.
Noi, di Evgenij Zamjatin - Lupetti Editore
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