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Osservando un Caravaggio, che siamo noi intenditori di arte o meno, non possiamo non rimanere estasiati dall’altissima qualità della tecnica, dall’eccellente naturalismo, dalla particolare luce che si impone nei suoi lavori. Il non esperto di arte, viene colpito dalla opere “oggettivamente belle”, disprezzando e spesso non cogliendo il genio e l’alta qualità artistica di opere contemporanee che hanno dominato il secolo scorso.
Tanti sono gli esempi di artisti che non si sono fermati alla bellezza di un’opera ma sono andati oltre incentrandosi sulle emozioni che l’opera stessa suscita attraverso i vari linguaggi visivi disponibili; oltre alla pittura e alla scultura, la fotografia, le installazioni, i video, le performance. Quante volte, abbiamo sentito dire, parlando di opere contemporanee, “potevo farlo anche io, non ci vuole niente”; ma cosi non è stato e si sa, nell’arte contemporanea prevale l’intuizione, prevale l’idea. Tanti sono i nomi che con la propria arte hanno fatto inizialmente discutere, la stessa arte che poi però verrà contesa per cifre milionarie, solo per citarne alcuni: Marcel Duchamp, Lucio Fontana, Andy Wharol, Piero Manzoni. E’ proprio da un’esposizione a Palazzo Reale di Milano che vede come protagonista Piero Manzoni che nascono queste mie considerazioni.
Ironia, provocazione che ha fatto e che chissà per quanto tempo ancora farà discutere ma che sicuramente continua ad affascinare. Una mostra che è il trionfo del genio e dell’idea che porta ad una profonda riflessione sull’arte. Concludo con una citazione di Piero Manzoni “non c’è nulla da dire, c’è solo da essere, c’è solo da vivere.”
Rosanna D’Erario