Nell’ultimo anno ho letto una sessantina di libri fra romanzi, saggi e raccolte di racconti, cinque libri al mese, grossomodo uno alla settimana. Non è una media eccezionale, conosco persone capaci di far fuori tre, quattro libri ogni settimana, ma non è questo che mi interessa. Ci sono stati periodi della mia vita in cui ho letto di più, periodi in cui ho letto di meno. In ogni caso non credo di essere mai sceso al di sotto della soglia che definisce il cosiddetto “lettore forte” (un libro al mese). Riguardo a questi ultimi sessanta libri che mi sono corsi fra le mani mi accorgo di essere riuscito a fissarne ben pochi nella memoria, la maggior parte di essi li ho letti forse in maniera superficiale, e del loro contenuto non mi è rimasto pressoché nulla. Assimilare un libro significa acquisirne il senso più profondo, accoglierlo in sé, consentirgli di arricchire e mutare – per il poco o il tanto che possono – la nostra sostanza di uomini. Per l’anno a venire perciò vorrei leggere meno libri, ma leggerne di migliori (anche se non possiamo mai sapere con certezza assoluta se il libro che stiamo per leggere sarà un buon libro), leggerli con minore fretta e meno superficialità, cercare con essi uno scambio che sia fecondo, e se possibile fare in modo che la lettura entri in armonia con il tempo che dedico alla vita.