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Leggiadra stella. Lettere a Fanny Brawne, di John Keats

Creato il 20 aprile 2011 da Dallenebbiemantovane

Romantici di tutti i tipi, fatevi un favore: regalatevi questo libriccino, anche se è troppo breve, troppo piccolo, anche se finisce troppo presto. 


Ero entrato in un sogno, in mezzo ai miei Libri, deliziandomi di una solitudine e di un silenzio che tu sola avresti dovuto turbare.

Perchè non posso parlare della tua Bellezza, dal momento che senza di essa non avrei mai potuto amarti? Non so concepire altro inizio che non sia la Bellezza, per un amore come quello che nutro per te.

Chiedi a te stessa, amore mio, se non sei crudele per avermi irretito così, per aver distrutto così la mia libertà. Confessalo nella lettera che devi scrivermi immediatamente e dì tutto ciò che puoi per consolarmi – falla ricca come un filtro di papaveri per inebriarmi – scrivi le parole più tenere e baciale, che io possa almeno posare le mie labbra dove furono le tue.
Quanto a me, io non so come esprimere la mia adorazione per tanta bellezza: voglio una parola più luminosa di luminosa, più bella di bella. Vorrei che fossimo farfalle e vivessimo tre soli giorni d’estate – tre giorni così, con te, sarebbero più colmi di delizie di quante ne potrebbero contenere cinquanta anni di vita ordinaria.

Leggiadra stella. Lettere a Fanny Brawne, di John Keats
   Dalla prefazione di Nadia Fusini:

«Disturbava il tono di queste lettere d'amore niente affatto sentimentali, a tratti violente fino al sadismo, a tratti remissive fino al masochismo, a tratti istrioniche fino al grottesco. Tutte tonalità profondamente inquietanti per la coscienza morale vittoriana: basti pensare alla reazione di Matthew Arnold, di Swinburne... I quali non potevano, non volevano credere che un uomo si facesse così debole fino all'umiliazione, o fosse così pronto a cedere fino a dissolvesi, o volesse con tanta frenesia arrendersi al potere dell'amore, o fosse così disposto all'abbandono...
 
Era un timbro erotico nuovo, che emanava vibrazioni serpentine, produceva contrazioni, convulsioni poco virili. Era quasi come se in amore, l'uomo perdesse la sua virilità, si facesse femmineo, femminile, cedevole, sinuoso, innamorato e pronto a tutto. I sentimenti vanno dominati, le passioni controllate, tuonarono i rispettabili interpreti della moralità vittoriana: in ciò consiste la virtù virile.
Mentre le lettere mostravano un uomo ammalato, patologicamente schiavo di una passione ambigua, vittima di un'infezione sensuale ripugnante. Le lettere andavano distrutte, erano lesive della fama del poeta. Perché Fanny le aveva conservate? Perché non le aveva distrutte? Per farsi bella? E perchè ora il figlio le pubblicava, se non per sfruttare la situazione? Per farsi ricco? Tutto a spese della fama sublime del poeta martire della poesia.
Non capirono questi dotti signori che Keats era sempre lo stesso sia nell'amore, che nella poesia: un camaleonte. E l'amante, il poeta, secondo l'insegnamento di Shakespeare, da lui supremamente amato, sono creature della metamorfosi.
Non capirono quello che oggi a noi risulta chiaro, abbagliante: queste lettere sono tra le più belle mai scritte. Nel loro candore, nella loro febbre, nella loro lontananza da ogni cliché stilnovista o romantico ci incalzano a battere l'unico tempo che l'ebrezza dell'amore conosca, quello spasmodico di quando a danzare sono amore e morte, fino al diapason.»

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