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Legioni di imbecilli? Temo di più le legioni di intellettuali

Da Anacronista
Com'è noto, dice Eco che "i social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un premio Nobel".

Ho seri dubbi che un mondo in cui possa esprimersi pubblicamente solo gente come Wu Ming possa essere migliore. 

Se poi ci addentriamo nei criteri per definire chi invece avrebbe diritto di parola, mi chiedo chi entrerebbe a far parte di queste distinte legioni di intellettuali. In giro c'è tanta gente di dubbissimo spessore intellettuale che se lo autoattribuisce al punto che gli altri ci credono, che rischierebbe seriamente di essere inclusa nel gruppo, finendo persino per pretendere di dare lezioni alle legioni di imbecilli. Io ho più paura dei finti intellettuali che dei veraci imbecilli. Tanto più che arrogare al discorso pubblico il monopolio di una classe sociale - segnatamente, quella che ha avuto la fortuna di avere accesso a una determinata istruzione -, o di chi nella lotteria genetica ha potuto beneficiare di maggiori possibilità cognitive, mi preoccupa ancora più della presunta pericolosità degli imbecilli autentici. Se andiamo in fondo alla questione, è molto meno semplice di quanto si creda.

L'idea è scontata, trita e barbosa, molto compiacente fra quelli che hanno avuto accesso all'istruzione per puro privilegio sociale, senza che ciò ne garantisca automaticamente l'intelligenza, ça va sans dire. 

Ogni volta che qualcuno tira fuori il diritto di parola, come dire, io metto mano alla pistola. Mi piace pensare piuttosto a meccanismi di autoregolazione del discorso pubblico, a una specie di selettività spontanea che finisce per scartare da sé quello che non conta. Inoltre trovo che la possibilità di leggere la varia umanità esprimentesi nella commentistica online rappresenti una risorsa cognitiva da non sottovalutare, nella misura in cui è un'occasione inedita per misurarsi a colpo d'occhio con lo Zeitgeist. 

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