Legittima difesa o giustizia privata?

Da Andrea Venturotti

Nella sera di martedì 3 febbraio nella zona di Ponte di Nanto in provincia di Vicenza è morto un nomade vicentino, Albano Cassol di 41 anni, mentre tentava di rapinare una gioielleria. A sparare è stato un benzinaio, Graziano Stacchio di 65 anni, il quale è intervenuto per difendere la commessa. Ora quest’uomo è indagato per eccesso colposo di legittima difesa. Subito l’Italia, in particolare il mondo del web, si è schierata dalla parte di Stacchio: dai politici ai personaggi famosi hanno condiviso la frase “io sto con Stacchio“. Alcuni addirittura lo hanno definito un eroe.

La legittima difesa è prevista e disciplinata dall’art. 52 del codice penale che testualmente dispone: “non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio o altrui contro il pericolo attuale di un’offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all’offesa”. Ma fino a che punto siamo tutelati? E, soprattutto, quando diventa eccesso? Analizzando la definizione e prendendo in questione il caso Stacchio, stava difendendo un diritto altrui con un pericolo reale (la commessa che veniva rapinata e minacciata) con tanto di arma da fuoco da entrambe le parti. Quindi, si può dire che la difesa sia proporzionata all’offesa, rimane il problema della vittima. La legge non fa riferimento ad eventuali vittime, quindi la questione si complica. Da quanto riportato nella sua dichiarazione e da quelle dei testimoni, il benzinaio avrebbe risposto al fuoco armandosi di fucile solo dopo essere stato attaccato; lui avrebbe mirato alle gambe e sparato ai rapinatori.

Ormai, in Italia, siamo abituati a questo tipo di casi: nel 2011 in una gioielleria di Torino, si consumò una tragedia simile. Francesco Procopio e Iaris Iacono, rispettivamente di 35 e 31 anni, entrarono in questa gioielleria con delle “pistole giocattolo” minacciando il proprietario, Pierangelo Conzano, per avere soldi e gioielli. Quest’uomo, dopo aver preso tempo discutendo, riuscì a tirar fuori una pistola vera e fece esplodere dei colpi andando a colpire l’arteria omerale di Procopio, deceduto in pochi minuti. Anche in questo caso fu chiesto l’eccesso di legittima difesa, che non fu accolto in quanto il proprietario venne assolto.

Ritornando al caso Stacchio, la famiglia del nomade ucciso vuole giustizia: il benzinaio è momentaneamente sotto scorta. Il problema è che, a mio parere, stia diventando un altro caso nazionale: quei casi di cui si parlerà per mesi, a volte anni, sempre in cerca di nuove verità. Però c’è anche chi si schiera contro dicendo che chiunque uccida un uomo, anche se per sbaglio, non può diventare un eroe nazionale, affermando che il messaggio che viene mandato è sbagliatissimo perché, così facendo, si fa propaganda all’odio e alla giustizia privata. Vengono fatti anche paragoni col Far West vigeva la legge del più forte, quello che aveva la mira migliore e che era più veloce ad estrarre la pistola, ma qui siamo in Italia, dove esistono leggi che vanno rispettate e, soprattutto, da far rispettare punendo chi le trasgredisce.

C’è da dire anche che molta gente ha deciso di farsi giustizia da sola perché ormai ha perso la fiducia nei confronti di essa. Ci sentiamo mal tutelati dalla leggi, vittime di un sistema che non funziona. Ci vogliono anni per trovare la verità per poi scoprire che i delinquenti la fanno franca, è questo che ci preoccupa. Chi arriva al punto di rapinare, minacciare un’altra persona non ha più nulla da perdere, chi si difende invece sì: una famiglia da proteggere, un lavoro da salvare. Questi fattori scatenano una serie di reazioni che sono impossibili da controllare, come prendere il primo oggetto nei paraggi e usarlo come difesa: può essere un coltello come un’arma da fuoco ma anche un semplice posacenere può diventare l’arma di un delitto.

Quindi ora vi chiedo: Da che parte state? Vi sentite tutelati dalle leggi italiane? E, soprattutto, ci credete ancora nella giustizia?


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