Durata: 126'
La trama (con parole mie): siamo nel prossimo futuro, in una Los Angeles in cui la gente vive in perfetta simbiosi con la tecnologia e per le lettere - d'amore e non - ci si affida a scrittori professionisti. Theodore Twombly è uno di questi specialisti del settore, un uomo solitario e malinconico che vive continuando a rimandare la firma sui documenti che prevedono il divorzio dalla ex compagna Catherine.Quando viene introdotto un nuovo software che prevede lo sviluppo e la crescita di un'intelligenza artificiale che si occupi del suo riferimento umano e lo sostenga come la migliore delle amicizie Theodore si affida a Samantha, sua nuova compagna di viaggio in una vita che l'anima artificiale di quest'ultima vuole a tutti i costi conoscere ed esplorare.Tra i due il rapporto si intensifica a tal punto da iniziare una relazione che porta Theodore ad emanciparsi dal ricordo della storia con Catherine e a guardare avanti: ma sarà davvero possibile per lui un'esistenza come quella immaginata accanto a Samantha?
Un paio di mesi fa, ormai, usciva nelle sale italiane The Wolf of Wall Street, filmone totale in grado di riportare Scorsese ai fasti del suo passato, nonchè vero e proprio ritratto di quelli che sono gli istinti più predatori dell'Uomo, le sue necessità più fisiche, i piaceri che passano dalla bocca, alla pancia, fino alla zona sotto la cintola.Il Lupo è stato la scossa in questo inizio anno al Saloon, una botta in grado di alimentare tutte quelle pulsioni che sono alla base della passione, della voracità, della voglia di prendersi tutto il possibile da questa vita, resto compreso.Ed ora, ecco Her - o Lei, e per una volta non deve essere stato troppo difficile l'adattamento dei titolisti italiani -, nuova fatica firmata Spike Jonze, un tipo strano e al limite del radicalchicchismo in grado al contempo di firmare sceneggiature per i pazzoidi di Jackass e passare dai videoclip al Cinema indie in un batter di ciglia: Lei è tutto quello che vive e pulsa dall'altro lato della galassia del Lupo. Una storia d'amore aerea e malinconica, sentita e profonda, ironica e dolcemente triste.Her è l'anima romantica dell'Uomo, la sua capacità di perdersi in una storia d'amore, la volontà di viverla, di passare dai primi tempi in cui tutto pare così bello da togliere il fiato, in cui il sesso è talmente arrembante da far dubitare che esista altro, in cui ci si perde in ogni piccola molecola della persona che ci sta accanto, in cui si impara a conoscere il suo modo di parlare, vestirsi, muoversi, mangiare, ridere, e si sente di potersi innamorare ancora di più, tanto da rimanere senza fiato, alle battaglie quotidiane per ritrovarsi, comprendere quello che può capitare che sfugga, superare le piccolezze che rendono difficile sopportare anche qualcosa dal peso specifico pressochè nullo.Her è la risata di una donna che si sa già di amare senza volerlo ammettere, sono i battibecchi provocatori, gli sguardi che si incrociano, la mimica, i gesti, i punti in cui la lingua sbatte sui denti nel momento in cui si pronuncia proprio quella parola, una canzone che pare scritta apposta per quell'istante, e chissà come avrà fatto l'autore ad immaginare proprio noi, qui, ed ora.E come per il Lupo, poggiato sulle spalle di un Di Caprio straordinario, anche in questo caso il lavoro del regista - elegante e delicato come l'avvolgente fotografia, i colori pastello, i sussurri appena svegli - è legato a doppio filo ad una grandiosa interpretazione, quella di un Joaquin Phoenix se possibile addirittura superiore perfino rispetto alla superlativa prova offerta con The master, superbo nel trasmettere con un semplice movimento della mano a toccare la montatura degli occhiali tutta la dolcezza e la poesia di un'opera come questa.Perchè il legame tra Theodore e Samantha non potrebbe essere descritto in altri termini se non quelli che solo la poesia può garantire: una magia che sfiora l'apparente banalità e rende anche i suoi aspetti più ovvi qualcosa che quasi sfugge le leggi della fisica cui la Natura è sottoposta, un massaggio dell'anima che porta brividi al solo pensiero, e toglie il fiato come una nostalgia troppo profonda per essere affrontata, anche quando ci si sente abbastanza forti per farlo.E la già citata fotografia, la perfetta performance vocale di Scarlett Johansson, la colonna sonora da urlo firmata dagli Arcade Fire, le atmosfere soffuse, quella testa appoggiata dolcemente da Amy Adams sulla spalla di Joaquin Phoenix di fronte ad una nuova alba non rendono abbastanza la delicata forza di questo film: perchè questo è uno di quei titoli in grado di commuovere e colpire anche i più duri, e provocare un desiderio di profonda primavera - fisica e di sentimenti - in chi ne affronta la visione.Se The Wolf of Wall Street è stato L'animale, Her è senza dubbio La cura.I due lati dell'anima umana tradotti in quelli che, ad oggi, sono senza dubbio i due film dell'anno.Ed io, che sono un Lupo, guardo Her ed il miracolo di Spike Jonze e Joaquin Phoenix, e ringrazio davvero che possa esistere l'altra parte: quella della leggerezza, della tenerezza, della poesia, della fragilità.Perchè non saremmo quello che siamo, senza di essa.E' l'ossigeno che permette anche all'oscurità di sopravvivere.E senza di Lei la vita sarebbe infinitamente più triste e più noiosa.E quella nuova alba sarebbe soltanto una palla di fuoco uscita ad illuminare una fredda primavera senza sole.
MrFord
"This island's sun I've laid a thousand times
fortune me, fortune me, of all of my mistakes
I think I lent you late, now every sick person
seemed to come my way."The Breeders - "Off you" -