“Miss Martini?”
“Yes…”
“Oh salve mi chiamo Pincopalla, e la chiamo dalla Pincopallo Agency, le volevo dire che ho ricevuto il suo curriculum circa l’offerta per la posizione come commessa pubblicata su Pincopallowebsite…”
“Ah…sí…” Mentalmente cercando di ricordare quando e come ti sei candidata, fra i centomila CV spediti in un solo giorno, per la posizione di commessa.
“Sí ricorda?”
“Sí, sí!” No.
“Bene, senta non posso dirle nulla sull’azienda che ci ha incaricato di ricercare e selezionare questa figura, ma é una grossa azienda, magnifica, fantastica e bla, bla, bla… Lei sembra corrispondere al profilo ricercato, sta attualmente ancora cercando lavoro?”
No spedisco CV cosí per hobby, tanto per vedere in quanti mi rispondono per poi dirgli no thanks! “Sí!”
“Ok che ne direbbe di vederci per un colloquio?!”
Yay! Sí, sí, sííííiii mavvieni, finalmente! “Certamente.”
“Ok ci vediamo domani mattina alle 8.00 da Starbucks quello in via TaldeiTali, dovrebbe essere vicino a dove vive lei.”
Starbucks?!! “Ah… sí ho capito a quale si riferisce.” Quello dove di tanto in tanto vado a tracannare piú zucchero che latte e caffé, nei momenti in cui ho bisogno di un picco glicemico, tanto per non mettermi a strillare e piangere su come mai nessuno mi chiama!
“Perfetto. Ci vediamo domani, io indosseró un maglioncino pastello lilla, e sono bionda, cosí mi riconoscerá”
Ma che é un appuntamento al buio? Io porto la rosa? “Ok. Grazie.”
Rimango a fissare il telefonino per un lungo secondo. Non sapendo che quello sará uno dei primi colloqui al bar che mi toccherá fare, perché gli inglesi che all’apparenza sembrano persone poco conviviali, amano invece intervistarti nel bel mezzo del trambusto e via via di un bar.
Arrivo all’appuntamento e riconosco subito Mrs maglioncino lilla e capello biondo. Mi sorride e mi fa cenno di entrare.
“Cosa prende cara?”
Nulla perché ho lo stomaco chiuso per sciopero? “Un tea, grazie.”
Grande fottuto errore!
Lei torna con il suo cappuccino, e mi passa la tazza di tea … extra-bollente tipo lava dell’Etna.
Seguono 20 minuti in cui la sottoscritta piú volte si spella la lingua cercando di bere quel fottuto tea bollente, gentilmente pagato da Mrs Maglioncino lilla-recruiter, si ustiona le dita perché la mano tremando per il nervosismo fa cadere alcune graziose gocce fuori dalla tazza e direttamente sulle ditina, cerca di parlare e rispondere alle domande con la lingua e dita ustionate, si sente gli occhi degli altri avventori addosso perché é palese che sto avendo un colloquio di lavoro, e chi non va di fretta si trova improvvisamente interessatissimo ad ascoltare come andrá questo colloquio, si spolmona cercando di soffiare per raffreddare il tea, etc.
Dopo 20 minuti di agonia fisica e mentale, di culate e ouch sorry! di gente che tenta di sedersi ai tavoli scandalosamente posizionati troppo vicini l’uno con l’altro; lei mette via il mio CV e chiude la cartellina, guarda il mio tea pagato da lei e NON finito … how rude! Mi sorride, e mi manda per la mia strada con un le faremo sapere.
La seconda volta che vengo “invitata” io direi piú costretta, ad un colloquio al bar é di Domenica mattina ma questa volta a casa del datore di lavoro. No, non sto scherzando.
Arrivo al suo appartamento e vengo accolta da lui e sua moglie in pigiama e un festoso bassotto. Mi siedo con la coppietta accomodata davanti a me.
“Cosa prende?”
“Un americano.” Ah-ah questa volta non mi freghi!
Mi danno una tazza di brodoso americano … bollente. Eccheccaxxo!
Bollente o non bollente? Bollente!
Loro pigiamosi con i segni del cuscino ancora sul viso, mi guardano … io in abitino elegante, ballerine e tutta imbellettata che cerca di sorseggiare lava nera bollente.
Segue una mezzoretta di colloquio, i due nonostante gli abbracci e sguardi amorosi, peró non concordano su di me. Lei mi vorrebbe assumere subito, lui laconico mi manda per la mia strada con un ci devo pensare, in realtá non sto ricercando una figura in particolare in questo momento. (Cosa caxxo vuol dire?!!)
La terza volta sono a Chelsea, in una caffetteria lussuosa, altro colloquio, altro giro di bar. Lei ordina un tea, e lo fa anche per me. Shit!
Sono nel bel mezzo dell’intervista con la lingua e dita nuovamente ustionate, quando alle spalle della recuiter spunta un’altra persona.
“Oh darling, eccoti!” Esclama lei.
“Questa é Miss Pincopalla, nell’azienda si occupa di questo e quello e voleva anche lei intervistarti!”
Il barista é venti minuti che sta pulendo lo stesso bicchiere, gli é venuto il collo a giraffa, e mi sta lanciando occhiate di pena mista a dei dai resisti! Mentre beato si gode la scena di me sotto colloquio.
Un’ora precisa dopo, finalmente mi lasciano andare via abbastanza soddisfatte.
Al quarto colloquio questa volta siamo in ufficio, e decido di essere rude, e alla richiesta del cosa prende? Rispondo con un deciso niente, grazie. Anche perché tutto quello che offrono o é polite chiedere, é il tea o l’americano, ma pure lí devi stare attenta a cosa richiedi. Tocca vedere se il recruiter davanti a te é un tradizionalista, oppure un progressista, quindi aperto al mondo.
Lei mi fissa, tipo OMG ho di fronte un’anarchica che non accetta una tazza di tea!
Il colloquio dura poco, lei mi mette alla porta velocemente, ma io almeno me ne torno a casa felice di non avere la lingua e le dita ustionate.
Al quinto colloquio.
Cosa prende?
Acqua fresca, thanks!