Aviva Premiership - Semi-final
Leicester Tigers 33 - 16 HarlequinsNona finale di finale: i Leicester Tigers il prossimo 25 maggio a Twickenham proveranno ad aggiudicarsi il titolo di campioni della Aviva Premiership, come fanno da nove anno in fila. Ci sono riusciti in tre occasioni, l'ultima risale al 2010, tre stagioni orsono. Nel 2011 furono battuti dai Saracens, nel 2012 dovettero cedere il passo ai London Harlequins, sui quali si sono vendicati ieri pomeriggio al Welford Road per 33-16, mettendo le cose in chiaro a partire dagli ultimi istanti del primo tempo. Per i Quins la stagione quindi si chiude qui, non potranno difendere il titolo e l'eliminazione arriva dopo la doccia fredda nei quarti di Heineken Cup con la sconfitta per mano del Munster in casa, al The Stoop.
C'è poco da fare: quando i Tigers sentono aria di dentro o fuori in campionato, ricordano perché, per l'appunto, potranno tra due settimane disputare la nona finale consecutiva. Se dunque sono le stesse della scorsa stagione le squadre che riescono a prenotare un posto nei play-off, i Tigers sono sicuramente quella che si presenta allo spettacolo finale con un biglietto in prima fila. Arbitra Greg Garner.
Quattro mete a segno per i padroni di casa, vittoria "con bonus". Il pubblico in festa saluta anche Martin Castrogiovanni, che lascia Leicester per i lidi meridionali francesi, pare anche se non c'è ancora conferma ufficiale - il pilone azzurro entra attorno al 70' per Dan Cole - e scopre di avere un'ala incarnata in un flanker o vice versa: si tratta di Tom Croft che al minuto 63 corre per cinquanta metri verso la meta (la terza dei suoi), mentre al 28', con gli equilibri ancora saldi, nega la prima marcatura della gara a Danny Care, che tenta uno dei suoi guizzi sul lato chiuso da dietro una ruck, si allunga verso la bandierina, ma tra lui e il touchdown arriva Croft a negargli la soddisfazione: questione di millisecondi, è il placcaggio dell'anno, dice il commentatore inglese, robe da manuale del perfetto blindside affermiamo noi e si comprende come mai sia nei Lions; sia come sia, sono segnali che lasciano poco margine di interpretazione.
Ad aprire le marcature è Toby Flood dalla piazzola per un fallo di George Robson in rimessa laterale, al 5' risponde Nick Evans. I londinesi nella prima frazione battagliano forte, esprimono il meglio del loro gioco e spediscono Evans all'appuntamento con i pali con un fallo conquistato in mischia, mentre il tentativo dalla distanza di Flood arriva corto. I Quins non si fanno intimorire dal fatto che nel pack dei Tigers ci siano ben quattro Lions, all'inizio il dominio è impressionante sia in mischia ordinata che nelle rimesse e maul.
A suonare la carica per i Tigers è uno dei volti della stagione, Tom Youngs, il fratello tallonatore di Ben (faranno famiglia anche con i Lions), con un paio di cavalcate ma nel momento della reazione Evans ha un facile calcio a sua disposizione e alla mezz'ora fissa il momentaneo +6 (3-9). Il montante del ko non arriva perché appunto c'è Croft a presidiare ogni centimetro di campo e così Flood accorcia e viene applicata appieno la legge "meta sbaglia, meta subita": rimbalza l'ovale in mezzo al campo, Ben Youngs è il più lesto a farla sua, il gioco viene allargato per l'ala Niki Goneva (in precedenza era stato bravo proprio Care a disfare una brutta situazione con un cross kick di Flood destinato al trequarti) che fugge sulla corsia di sinistra, lascia sul posto Tom Williams e arriva in base: 13-9 all'intervallo.
Per gli Harlequins la ripresa è la rivisitazione di brutti sogni, messi all'angolo e privati delle basi per esprimere la loro tattica. Al 51' si ritrovano in inferiorità numerica per il cartellino giallo a uno dei componenti chiave, Care - commette un in avanti volontario - e opinabile - con i Tigers in trazione offensiva grazie ad un ispirato (si dice così in questi casi) Matthew Tait, prestazione la sua da Man of the match - ad assist e corse, aggiungere il placcaggio su George Lowe nel primo tempo, portando dunque a due il computo di mete evaporate per gli Harlequins in quaranta minuti.
Leicester sta predisponendo il tavolo per affossare i denti: Flood non trova i pali dal penalty che ne segue, però non sbaglia al 58', soprattutto ad una manciata di secondi dal rientro del mediano londinese, Tait dialoga con Manu Tuilagi che si trova di fronte Ben Botica, lo supera e serve all'interno puntuale Niall Morris che arriva fino sotto i pali. Un uno/due tremendo, perché come detto due minuti più tardi è il momento di Croft - tutto ha ancora inizio con Tait che finalmente al 71' può aggiungere il nome al tabellino con l'assistenza di Morris (assist sulla destra e rimanendo a sostegno per ricevere nuovamente l'ovale). Non è neppure consolazione la meta del trequarti Ross Chisolm per i Quins spodestati dal trono a quattro dal termine.
Leinster 17 - 15 Glasgow
Dall'Inghilterra a Dublino per Leinster - Glasgow Warriors, la seconda semifinale di Pr012 per decidere chi dovrà affrontare l'Ulster in finale all'RDS: bene, ci vanno i padroni di casa che domano gli scozzesi per 17-15. Il Leinster, a proposito di abitudine alle fasi conclusive, per la seconda stagione filata prima disputeranno una finale di coppa (stavolta è la Challenge Cup) poi quella di campionato - sempre al Royal Dublin Society. Nel 2012 arrivò il back to back in HCup ma non il titolo di Pro12 (l'ultima prestazione in carriera da incorniciare di Shane Williams guidò gli Ospreys al trionfo). Staremo a vedere, stavolta il vantaggio è doppio, tutte in casa le giocheranno. Arbitra il francese Pascal Gauzere.
C'è da sudare contro i Warriors, terzi in regoular season dopo aver occupato il primo posto nel testa a testa delle ultime settimane. Già un anno fa si fermarono al penultimo capitolo. Per iniziare si affidano al piede del Lions Stuart Hogg nel gioco tattico, mentre gli irlandesi e non solo loro trattengono il fiato per Brian O'Driscoll, che dopo poche fasi resta a terra infortunato e al 13' è costretto a lasciare il campo (preoccupazione per la sua partecipazione al Tour australiano), sostituito da Andrew Conway. Intanto è Jonathan Sexton a fissare il 3-0 al 12' dopo un errore precedente dalla piazzola. Ma Glasgow può contare su un pacchetto di mischia che pesta e conquista terreno; si piazza nei 22 avversari grazie alll'azione del centro Alex Dunbar: raggruppamento sotto i pali del Leinster, il mediano Nikola Matawalu finge di allargare nuovamente, in realtà si allunga verso il fazzoletto di terra non presidiato dalle guardie irlandesi e marca meta al quarto d'ora. I Warriors potrebbero combinare ancora più danni quattro minuti più tardi, con un'operazione molto simile, stavolta nell'angolo destro: passaggio fuori dalla ruck al pilone Ryan Grant che si getta con tutto il peso verso l'area di meta, ma Rob Kearney lo accompagna a terra mettendo le mani sull'ovale e il TMO non convalida. Hogg ne infila tre al 25' (3-10) e allora i Dubliners decidono che è il momento di non peggiorare la loro situazione.
Si ricompattano, in ogni senso: maul nei 22 scozzesi dalla quale esce Jamie Heaslip (quello che suonò il contrattacco contro il Biarritz in semifinale di Challenge), il numero 8 si difende da Matawalu e Sean Maitland e segna al 27'. Sexton non trasforma, ma si fa perdonare al 32' con un penalty che segna il sorpasso Leinster, mentre i Warriors si ritrovano in quattordici per un fallo (fuorigioco) di Matawalu, in seguito ad un attacco guidato da Kevin McLaughlin. Si va negli spogliatoi sull'11-10 e con Isa Nacewa che non giudica al meglio un rimbalzo, altrimenti si sarebbe trovato con tanto spazio libero da percorrere in attacco.
Un affare testa a testa, ritmo alto, un paio di ovali recuperati dal Leinster che si trova di fronte ad un Glasgow deciso a gettarsi in avanti dalla profondità. Match che è anche scenario di faccia a faccia diretti tra due fullback convocati da Gatland appartenenti a generazioni diverse: Kearney e Hogg, che mettono in mostra i propri colpi. Un'azione pericolosa da una parte, una dall'altra (Gauzere interrompe il gioco considerando in avanti la trasmissione della palla da Sean Cronin a Conway che a quel punto avrebbe davanti a lui solo Hogg).
Il punteggio si aggiorna con i piazzati di Sexton che porta Leinster sul 17-10 a dieci dalla fine - e abbandona pure Gordon D'Arcy per infortunio. Tra gli ospiti c'è spazio per Ruaridh Jackson, inserito per Maitland: il mediano dà velocità all'iniziativa degli scozzesi che sono ancora in gara e che al 75' finalmente trovano il pertugio, dopo un quick penalty nei 22 del Leinster. L'assist del Numero 8 Ryan Wilson spedisce in meta il trequarti Mark Bennett, un 20enne l'anno scorso tra gli Espoirs del Clermont, entrato poco prima per l'apertura d'emergenza Peter Horn. Per completare l'opera occorrono i due punti aggiuntivi, Hogg è il piazzatore di giornata pur non essendo uno specialista e pur essendo Jackson in campo, la posizione non così difficile ma il ragazzo manca l'occasione del pareggio, forse era una responsabilità troppo pesante. L'assenza di Duncan Weir tra gli altri ha pesato, anche se il problema del piazzatore è rimasto vivo per tutta la pur ottima stagione di Glasgow (non si trova nessun Guerriero nei primi 15 della classifica marcatori del torneo). Epilogo al cardiopalma che provoca il sollievo del pubblico irlandese: tutti a sventolare le bandiere, ci si appresta a una quattordici giorni di rugby da finale.