Leoluca Orlando, o delle persone che vincono

Creato il 08 maggio 2012 da Spaceoddity
Comunque vada, è già un successo, riassume lui. E che Orlando, lui, a ora, abbia vinto queste elezioni, nessuno può negarlo, tanto meno io che (nel bene e nel male, tappandomi il naso e le orecchie) l'ho votato.
Leoluca Orlando, dunque. Di persona, non mi fa neanche simpatia, anzi. Ma è una vecchia conoscenza dei miei vent'anni: come non amare i propri vent'anni in una città che allora, per me che non mi occupo di politica, sembrò rinascere? Orlando ci presentò una città che i nostri padri ci hanno raccontato (e, nel mio caso, grazie al cielo, mi si racconta tuttora). Rivoluzionò la nostra vita dandoci accesso a spazi proibiti e proibitivi per ogni ragione. Coloro che nicchiano sottovalutano forse l'importanza del senso di liberazione che allora si provò, e lui lo sa bene se ha detto (o gli è stato attribuito dai giornali): Palermo finalmente è libera.
Leoluca Orlando, dunque, lui, lo sa bene, questo: contro coloro che alzano le spalle, come se fosse cosa facile e populista, lui allora diede a molti cittadini la città che mancava e, mi pare, enunciò la grande verità che ogni palermitano conosce: Palermo non è una città di mare (non come la Paternò di un famoso scandalo elettorale di poco tempo fa). Solo che quel mare, Orlando non ce l'ha ridato e credo che ora abbia ancora da conquistare un gran terreno sul suo stesso campo, anzi: deve ancora capire quale sia il suo campo. Non c'è posto per il mare, a Palermo. Ci si gioca tutto sulla terra, sulle spartizioni, sugli appezzamenti di una città da rimappare.
Una città, Palermo, dove nessuno avrebbe mai pensato a un ballottaggio tra IDV e Sinistra. E quel sagacissimo segretario del PD che si duole per le divisioni della sinistra a Palermo. La sinistra in Italia non esiste - o non esiste più - e, quando esiste, si corrompe facilmente nei giochi di potere, molto più di quanto non accada con la destra. Non ha vinto una sinistra, ha vinto Orlando: in un periodo nel quale il nuovo, packaging of course, è l'inesorabile diktat, il brusio acclama colui che non si è presentato alle primarie del PD. Con dolore, certo, per questa mancanza di confronto leale fin dall'inizio, ma anche con la consapevolezza che - da Vendola in qui - le primarie del centrosinistra sono cose che non ci riguardano, sono movimenti interni di una coalizione indecente e priva di struttura e nerbo.
Nel momento in cui scrivo, con i risultati di 452 seggi su 600, Palermo, dunque, ha scelto in maggioranza relativa (47,6%) - da confermare al ballottaggio, eventualmente - una persona. Questa persona, che affascinò molti giovani di allora, questa persona che il sindaco lo sa fare, dovrà ora rendere conto ai ventenni di oggi di questo suo mito e sanare una situazione catastrofica. La criminalità aumenta di giorno in giorno, la mafia si riorganizza senza problemi, la sporcizia domina sovrana. Come possa venire in mente a 11 candidati 11 di voler governare questa città proprio non lo capisco, se non per il fatto che chi governa ha un potere che può ricompensare ogni eventuale barlume di sofferenza. Ma chiunque vinca - e io rivoterò Orlando, anche per il ballottaggio - ha questo compito: spero proprio che gli sia gradito, perché dovrà portarlo a termine.
Nel caso di Leoluca Orlando, non so come: non rappresenta un partito, perché sembra che i partiti abbiano perso senso. In molti a Palermo abbiamo notato la strana assenza di simboli riconoscibili e chiari a livello nazionale nei volantini e cartelloni pubblicitari: a chi appartenga ogni candidato, più o meno, si sa, si sa come si sanno i fatti dei vicini o come i saccenti e ben informati spifferano i segreti di palazzo (ma come, non lo sai?). Chi rappresenta, dunque, Orlando? Gli scontenti di Cammarata e del centrodestra - e del centrosinistra più becero, s'intende - o i nostalgici? Non nascondo ragioni di dubbio e di preoccupazione, soprattutto nel caso che si profila: capire chi sostiene Orlando anche nell'esercizio del potere.
Che vogliamo?, non ci siamo abituati. Solitamente siamo noi cittadini di sinistra gli esclusi dal grande consenso per chi governa; mentre chi governa a destra gode dell'uno e dell'altro appoggio (se non altro perché la destra è più lungimirante nel capire chi può avere peso e consenso nel vasto pubblico e lo appoggia senza riserve, anche oltre ogni credibilità). Vedremo. Spero solo che alla fine sia il migliore, e non il più popolare, a vincere. Se poi coincidono, chapeau.

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