Leonardo da Vinci – Aforismi III

Creato il 13 aprile 2014 da Marvigar4

Chi tempo ha e tempo aspetta, perde l’amico e danari non ha mai.

Il giudizio nostro non giudica le cose fatte in varie distanzie di tempo nelle debite e propie lor distanzie, perché molte cose passate di molti anni parranno propinque e vicine al presente, e molte cose vicine parranno antiche, insieme coll’antichità della nostra gioventù, e così fa l’occhio infra le cose distanti, che per essere alluminate dal sole, paiano vicine all’occhio, e molte cose vicine paiano distanti.

La somma filicità sarà somma cagione della infelicità, e la perfezion della sapienza cagion della stoltizia.

Ogni parte ha inclinazion di ricongiugnersi al suo tutto per fuggire dalla sua imperfezione.

L’anima desidera stare col suo corpo, perché, sanza li strumenti organici di tal corpo, nulla può oprare né sentire.

O tempo, consumatore delle cose, e, o invidiosa antichità, tu distruggi tutte le cose, e consumate tutte le cose dai duri denti della vecchiezza, a poco a poco, con lenta morte. Elena, quando si specchiava, vedendo le vizze grinze del suo viso fatte per la vecchiezza, piagne, e pensa seco perché fu rapita du’ volte.

L’età che vola discorre nascostamente e inganna altrui, e niuna cosa è più veloce che gli anni, e chi semina virtù fama raccoglie.

Raro cade chi ben cammina.

Si come l’animosità è pericolo di vita, così la paura è la sicurtà di quella.

L’omo e gli animali sono propio transito e condotto di cibo, sepoltura d’animali, albergo de’ morti, facendo a sé vita dell’altrui morte, guaina di corruzione.

O dormiente. O che cosa è sonno? Il sonno ha similitudine con la morte. O perché non fai adunque tale opra, che dopo la morte tu abbi similitudine di perfetto vivo, che vivendo farsi col sonno simile ai tristi morti?
Dov’entra la Ventura, la ‘nvidia vi pone lo assedio e lo combatte, e dond’ella si parte vi lascia il dolore e il pentimento.

Molti ci gabbano.

A torto si lamentan li omini della fuga del tempo, incolpando quello di troppa velocità, non s’accorgendo quello essere di bastevole transito; ma bona memoria, di che la natura ci ha dotati, ci fa che ogni cosa lungamente passata ci pare esser presente.

Le minacce sol son arme dello imminacciato.

Ecci una cosa, che quanto più se n’ha di bisogno, più si refiuta; e questo è consiglio, mal volentieri ascoltato da chi ha più bisogno, cioè dagli ignoranti. Ecci una cosa che quanto più n’hai paura e più la fuggi, più te l’avvicini; e questo è la miseria , che quanto più la fuggi  più ti fai misero e sanza riposo.

Alli ambiziosi, che non si contentano del benefizio della vita, né della bellezza del mondo, è dato per penitenzia che lor medesimi strazino essa vita, e che non possegghino la utilità e la bellezza del mondo.

L’ordinare è opra signorile, l’oprare è atto servile.

Acquista cosa nella tua gioventù che ristori il danno della tua vecchiezza. E se tu intendi la vecchiezza aver per suo cibo la sapienza, adoprati in tal modo in gioventù, che a tal vecchiezza non manchi il nutrimento.

La pazienza fa contra alle ingiurie non altrementi che si faccino i panni contro del freddo; imperò che se ti multiplicherai di panni secondo la multiplicazione del freddo, esso freddo nocere non ti potrà; similmente alle grandi ingiurie cresci la pazienza, esse ingiurie offendere non ti potranno la tua mente.

Quando io crederò imparare a vivere, e io imparerò a morire.

Aristotile nel terzo dell’Etica: l’uomo è degno di lode e di vituperio solo in quelle cose che sono in sua potestà di fare e di non fare.

Quando Fortuna vin, prendila [a] man salva, dinanti dico, perché direto è calva..

Si come il ferro s’arrugginisce sanza esercizio, e l’acqua si putrefà o nel freddo s’addiaccia, così lo ‘ngegno sanza esercizio si guasta.

Mal fai se laldi, e pegio istu riprendi la cosa, quando bene tu no la ’ntendi.

Beata è quella possessione, che vist’è da l’occhio del padrone.

Amor ogni cosa vince.

Questo per isperienza è provato, che chi non si fida mai sarà ingannato.

Non mi sazio di servire.

Ostinato rigore. Destinato rigore.

No’ si volta chi a stella è fisso.

Ogni impedimento è distrutto dal rigore.



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