Eccomi a Viareggio per qualche giorno. [...] Sono arrivato di notte e l'aria frizzava. Al mattino uno splendido sole, fiottante a larghi sprazzi dalle persiane, ha immerso la mia stanza in una luce dorata e compatta come in estate. A Milano il sole batte alle tue imposte con tanta discrezione che se tu l'accogli con diffidenza egli ti chiede scusa, si ritira in punta di piedi, sparisce. Qui, vuoi o non vuoi, ti costringe a saltar giù dal letto e ad andare a spasso. E' ciò che ho fatto. Mi sono spinto a piedi fino a Fossa dell'Abate prendendo, sulla linea d'incontro della passeggiata, il respiro salino del mare, il calore del sole e il profumo della pineta. Ho improvvisamente avvertito d'essere un elemento necessario del paesaggio. Anche la mia piccola ombra grigia contava nel grandioso gioco di forze che aveva ammaliato un mare azzurrissimo ai piedi delle Apuane.
Entrava la mia umile persona nel quadro insieme col rumore dell'onda sulla rena, col canto dei passeri sui pini, col chioccolare delle fontane ai margini dei "bagni", con lo splendore dell'erba rugiadosa, saettata dal primo sole. Mi son sentito subito bene. Il mio passo è diventato più franco, un sorriso mi è fiorito sul labbro, per poco mi sarei messo a ruzzare come un ragazzo. Dunque questo mondo poteva andare senza di me. Però la mia assenza lo avrebbe impoverito. E' bastato il senso di codesta necessità a riaffezionarmi a me stesso e alle cose.
(Leonida Répaci, Taccuino segreto, 6 marzo - pag. 202-203 - Bompiani 1945) Tag: Rèpaci Leonida, Taccuino segreto, Terrazza della Repubblica, Toscana, Tuscany, Viale Ciano, Viareggio. Aggiungi il permalink ai segnalibri.