Leopoldo Barboni, Firenze – il “Porcellino”

Da Paolorossi

Firenze – Il “Porcellino”

Abitava, come ho detto, un quartierino di due stanze a un primo piano dell’antica via Porta Rossa, in faccia alla Loggia di mercato novo, dove un tempo ebbe bottega d’orafo Benvenuto Cellini, e dalle sue due finestre si godeva la vista del cinghiale di bronzo, (il superbo originale è agli Uffizi) che il popolo appunto chiama da secoli il Porcellino.

Ora lì, presso quella Loggia e quel cinghiale, molto è scomparso sotto la fregola del piccone, che, per darci vie larghe e diritte, a Firenze (come a Roma e dovunque) proclama la civiltà rivaleggiando coi barbari di Alarico.

C’eran più bellezze sovraccariche di storia ai piedi della « Colonna di mercato » e della « Torre dei Caponsacchi », che non in tutti gli edifizì smorfiosamente parigineschi formanti la Piazza del Centro e inquadranti il monumento al Gran Re.

( Leopoldo Barboni, tratto dal racconto  “Figure, figurine e figuri di Firenze capitale” dal libro “Geni e capi ameni dell’ottocento”, Bemporad & Figlio, editori, 1911 )


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