Ma Barbero sa bene che l'analisi storica non è e non può essere fine a se stessa. E, da grande narratore (prima ancora che da grande storico), ci conduce alla scoperta di un messaggio, di un missiva che, sin dall'inizio, ha tenuto in serbo per i suoi lettori.
La battaglia di Lepanto è stato un avvenimento che ha segnato profondamente la storia dell'Occidente e quella dei suoi rapporti con l'Islam. Ma l'elemento che per primo ha lasciato la sua traccia più profonda è stato quello mediatico propagandistico. La vittoria delle potenze occidentali utilizzata come una grande produzione ad uso e consumo dei mass media dell'epoca e dell'immaginario collettivo della posterità. Al di là delle rivalità fra le potenze cristiane, al di là delle incertezze dell'alleanza fra Spagna, Venezia e Papato, al di là di una visione unitaria che l'Occidente, coevo alla battaglia, non possedeva. Una vittoria mediatica dalle conseguenze ancora più durevoli della vittoria militare.
Come in Altai, dei Wu Ming, (non a caso situato storicamente nello stesso quadrante "caduta di Cipro-battaglia di Lepanto") la realtà storica nasconde la complessità dei reali giochi di potere, così in Lepanto abbiamo una chiara visione della complessità dei rapporti fra Storia apparente e Storia segreta.
Su tutto vigila il fantasma di Marcantonio Bragadin, altra icona granguignolesca dell'immaginario collettivo.
Un libro.
Lepanto (La battaglia dei tre imperi). Laterza.