Avete presente quella ragazza di cui eravate innamorati ai tempi del liceo? Dico liceo, ma se avete fatto le magistrali o ragioneria o un istituto professionale va bene lo stesso, non sentitevi esclusi. Parlo della più bella della scuola. Quella per cui tutti sbavavano, ma di cui voi avevate già visto il potenziale prima degli altri. Quella per cui valeva la pena sorbirsi cinque infinite ore di lezioni su cose inutili come latino o fisica o trigonometria - che ancora adesso non ho capito cosa sia -, soltanto per poterla vedere passare nei corridoi per cinque secondi. Ecco, può capitare che quella ragazza così bella ai tempi del liceo, poi la rivedi per strada, qualche anno dopo, e ti chiedi: “Ma è proprio lei?”. E non è più così bella. È invecchiata, si è lasciata andare, si è inchiattita, e non è più la più bella del reame. È una tipa a malapena così così e tutte le certezze che avevi nel mondo cominciano a vacillare. Ti domandi se all'epoca non l'avessi magari sopravvalutata. Se non l'avessi idealizzata e in realtà, vista in maniera obiettiva, non era poi tutto 'sto granché già allora.
Qualcosa del genere m'è capitato adesso con la serie tv francese Les Revenants. La serie più bella qui su Pensieri Cannibali del 2013. Dopo un'attesa di 3 anni (in patria avevano cominciato a trasmetterla a fine 2012), ecco che sono arrivati i nuovi episodi. Il tanto sospirato ritorno dei “ritornati” dopo la prima folgorante stagione. E come sono?
Una noia mortale.
"La seconda stagione di Les Revenants mi ha entusiasmato, non si vede?"
Mi spiace dirlo, considerate le aspettative altissime che avevo, ma arrivato alla fine ho desiderato che questa seconda stagione non fosse mai esistita. A dirla tutta ho desiderato anche di morire io stesso, o se non altro di non averla mai vista, per poter lasciare intatto il meraviglioso ricordo che avevo della prima. Il finale non è nemmeno malvagio. Se c'è una cosa da salvare, è proprio quello. Niente però che possa giustificare tutto ciò che ad esso conduce: 8 puntate estenuants, 8 ore di nulla, o quasi nulla. I personaggi “vecchi” hanno perso del tutto il fascino che possedevano e ora sono diventati inconsistenti e persino fastidiosi. Come i “revenants” della serie appaiono uguali a prima, quando erano in vita, e invece non sono più come prima. Sono morti. Persino le musiche dei Mogwai a questo giro appaiono come la copia spenta di quelle realizzate per la stagione 1.
I personaggi nuovi poi sono del tutto inutili. C'è ad esempio il figlio del costruttore della diga, interpretato da Laurent Lucas, che a inizio stagione sembra destinato a essere il protagonista principale, e poi progressivamente si fa da parte senza che nessuno se ne accorga o senza che di lui freghi un cazzo a nessuno, e scusate il francese.
C'è poi un nuovo giovane “revenant” interpretato dal biondino Ernst Umhauer, l'attore rivelazione di Nella casa di François Ozon, che qui appare del tutto inconsistente. Come un fantasma, più che come un revenant.
Difficile dire di cosa parli questa seconda stagione. L'impressione è che gli sceneggiatori ci abbiano messo ben 3 anni per prepararla non perché abbiano voluto pensarci su bene in modo da realizzare un prodotto all'altezza dei vecchi episodi, quanto piuttosto perché non avevano manco mezza idea su come continuarli e alla fine hanno ceduto probabilmente solo dietro l'insistenza di Canal +, la rete che trasmette Les Revenants in patria. Sforzandosi un po', si possono trovare alcune vaghe linee principali. Una riguarda la misteriosa figura di Milan (il rosso Michaël Abiteboul), personaggio che tiene fede al suo nome e, come la squadra di calcio negli ultimi mesi/anni, non convince per niente. Dovrebbe essere il cattivone di turno, peccato non faccia paura a nessuno.
Il vero personaggio centrale della stagione è allora un altro, ancora più misterioso e inquietante, il piccolo Victor (Swann Nambotin). Come molti altri ragazzini di film e serie tv, più che misterioso e inquietante, sembra però solo fastidioso e irritante.
Guardando la seconda stagione di Les Revenants comunque ci si pone molte domande. Un po' perché bisogna trovare qualche modo alternativo per passare queste 8 ore di interminabile visione, che io personalmente ho proseguito soltanto per amore della prima stagione, sperando giungesse prima o poi un guizzo che invece no, non arriva mai. Un po' perché, anziché dare delle risposte agli interrogativi lasciati aperti dai primi episodi, ne aggiunge ancora degli altri. E un po' perché m'è venuto da chiedere se, magari, non avessi sopravvalutato un tantino la prima stagione. Forse all'epoca l'avevo idealizzata troppo e in realtà non è che fosse il capolavoro che mi era sembrata. O magari è solo che questa seconda stagione ha fatto cagare e basta, ma la prima resta bellissima. Chi lo sa? L'unica risposta a tutte le domande che mi sono posto in queste 8 puntate è la seguente: certe cose, certe persone e soprattutto certe serie non dovrebbero mai ritornare in vita. (voto 5/10)