Anche ammesso che l’Europa ritiri la procedura d’infrazione e liberi qualche risorsa, il piano è davvero desolante, a metà tra l’ostinazione ideologica aggravata e continuata e i confusi piani per la costruzione del villaggio nel terzo mondo. Strapaese che finge di essere cosmopolita, ma che tradisce entrambe le cose: come si diceva muffa e aria fritta. Cominciamo dalla prima che è l’idea secondo la quale minori tutele aumentano i posti di lavoro: questa correlazione è negata da tutta la ricerca economica oltre che dalla realtà, ma non c’è verso di farlo entrare nelle testoline del ceto politico. Così Giovannini vuole scassare anche le poche ancore di salvezza che c’erano nella riforma Fornero per dare finalmente una certezza ai giovani: il loro lavoro è e rimarrà precario . Perciò il ministro vorrebbe ridurre a 10 o 20 giorni il periodo tra un rinnovo e l’altro del contratto invece dei due mesi o tre mesi di oggi voluti proprio per cercare di mettere un freno al fenomeno. Troppo rigido secondo quei geniacci del governo Letta. E perché lo slancio verso la precarietà non possa essere equivocato si vuole estendere la possibilità di non indicare la causa per la stipula di un contratto a termine, finora limitata a quelli della durata massima di un anno. In questo modo il licenziamento, ma anche i ricatti sul lavoro, non avrebbero più alcun ostacolo, nemmeno formale. Tradotto: ti ho assunto non per questa o quella ragione, per questo quel progetto, per questa o quella sostituzione ma per i cazzi miei e ti sbatto fuori quando mi pare.
Immaginiamo l’ondata di assunzioni che ci sarà a queste condizioni e con quali ricche retribuzioni. Ma Giovannini ha anche un’altra ideona da sagra del carciofo che fa del resto parte della cultura governativa, quella staffetta generazionale: chi ha già una certa anzianità lavorativa dovrebbe andare a regime part time per favorire l’ingresso di giovani (ovviamente senza contratti a tempo determinato). Tuttavia c’è un problema: è lo stato che dovrebbe finanziare il passaggio degli “anziani” dal tempo pieno al part time e i soldi non ci sono. A parte questo si tratterebbe dell’ennesimo caso di profitto privato che si regge sui soldi pubblici. Il fatto è che non ci sono i fondi nemmeno per fare l’unica cosa sensata e forse efficace al posto di queste patacche, cioè ridurre il costo del lavoro per i giovani assunti. Disgraziatamente questa misura non comporterebbe una riduzione di diritti e di dignità per il lavoro e dunque è inopportuna per il governicchio Letta e le sue arie fritte. glielo ha detto anche lo zio.