Quello che realmente interessava al PDL era di eleggere un Capo dello Stato che, in possesso di tutte le sue prerogative, potesse sciogliere le Camere ed indire nuove elezioni. Ora questo Capo dello Stato c’è. Ecco allora che vengono fuori tutti i distinguo e, soprattutto, rispunta la balla dell’abrogazione dell’IMU. Il PDL la pone come conditio sine qua non, il che lascia trasparire la volontà di trovare il pretesto giusto per non votare il governo o per farlo cadere quanto prima.
Il PDL non ha mai avuto alcun interesse diverso da quello del tornaconto personale del proprio leader, per la salvaguardia del quale è indispensabile governare senza interferenze. La situazione attuale pone Berlusconi in gravi difficoltà perché nessuno può sapere cosa potrebbe accadere in Parlamento nel caso venga presentata un’autorizzazione a procedere: i grillini voterebbero a favore mentre la posizione del PD non è prevedibile. Ecco allora che si rende necessario tornare a votare quanto prima.
Tornando a votare, il 30% di voti ottenuto alle ultime elezioni si moltiplicherebbe per effetto dell’inevitabile astensionismo degli elettori di sinistra. Il PDL avrebbe buone speranze di ottenere oltre il 50% dei voti, prendendosi la maggioranza assoluta in entrambe le Camere con tanto di premio di maggioranza. A quel punto non avrebbe altro da fare che chiedere le dimissioni di Napolitano, molto probabilmente ottenendole, ed eleggere lo stesso Berlusconi al Colle, mettendolo così al riparo da ogni attacco giudiziario. Formare poi un governo con al vertice Alfano chiuderebbe il cerchio. Quindi si potrebbe votare già a giugno e comunque non oltre novembre. Vi pare fantasioso?
Luca Craia