sono un’artista del coro del Teatro Lirico di Cagliari.
Spero ardentemente che le giungano queste mie considerazioni perchè ho la necessità di urlarle dietro “ chi diamine si crede di essere lei per insultarci? ”; perchè è questo che sta facendo con questa sua “ lettera aperta”: insulta! Insulta noi dipendenti, persone, artisti, educatori, sognatori che da quattro anni siamo diventati i lavoratori di un “teatro cattivo pagatore e sempre in agitazione”.
Vuole confortare Marcella, lo faccia in privato non pubblicamente, perchè corre il rischio appunto che le si gridi dietro di informarsi prima di emettere giudizi o sentenze.
Avrei voglia di vomitarle addosso tutta la rabbia che ho in corpo perchè sono quattro anni che peniamo per colpa di cattive gestioni, non lavoriamo più serenamente, in alcuni casi non lavoriamo affatto, come ultimamente. Ma non voglio disperdermi e rispondo punto per punto alla sua lettera “aperta” (il virgolettato non è uno sbaglio)
Se rilegge il suo scritto potrà constatare che fatta eccezione di una evitabile premessa di incensamento alle “eccellenti forze artistiche e tecniche del teatro” (evitabile dato il restante contenuto della sua missiva) incomincia subito l’affondo e ci va giù duro. Cito… “in questi mesi è stata attribuita a Marcella Crivellenti ogni tipo di colpa, financo quella di aspettare un bambino”.
Quanto è subdolo, schifoso, disgustosamentemente infimo ed ingiurioso che un uomo di pensiero, d’arte manipoli e distorca, come altri prima di lui, questo episodio, perchè da un intellettuale , da un artista, piuttosto che da un moderno uomo di partito, io mi aspetto ed esigo prima di ogni cosa, onestà intellettuale! Ma se sono dinanzi a questa grande e fondamentale virtù, allora ,questa sua ,è figlia dell’ignoranza o, per citarla “fango creato da una politica di basso impero, magnificato dal lerciume di certi media e consentito da chi parla male di ciò che non conosce”. Ma vediamo nello specifico; lei parla di I Shardana. Bene, sappia che quest’Opera è stata messa in cartellone grazie all’insistenza dei lavoratori che avevano proposto il titolo già nell’anno
Alla Crivellenti spetta il merito di aver pensato a lei per la messa in scena e per aver prontamente e giustamente pagato il cachet pattuito anche al resto dello staff, ivi compresi gli scenografi per aver “virtualmente” presentato il progetto dato che sono stati irrintracciabili per più di 15 gg, attratti dalle bellezze naturalistiche della ns regione, e di conseguenza i ns tecnici non hanno potuto far altro che inventarsi letteralmente la scenografia, dandogli persino delle dimensioni che non erano quelle nella mente dei suddetti, a tal punto che l’elemento scenografico centrale, la roccia per intenderci,non solo ha dato a lei problemi per la stessa messa in scena, ma ha avuto anche l’aggravante che non lo si è potuto smontare con la conseguenza che si è dovuto distruggerlo perdendo così la possibilità di riutilizzarlo per la messa in scena nel territorio (a quale prezzo?).
Ma ahimè altri artisti non hanno goduto dello stesso trattamento e quindi non li biasimo se sono scettici nell’accettare contratti con il Lirico, anche quest’anno i cui risultati di bilancio di gestione Crivellenti sono “verificabili in modo diretto” solo a pochi intimi, tra cui lei; e tutto sommato non conta il danaro se abbiamo una “imprenditrice teatrale capace di creare sinergie che funzionano
tanto per l’anima quanto per il portafoglio, senza l’air bag dei soldi pubblici”. Allora è per questo che in Regione la signora non l’hanno mai vista neanche per esigere quanto la ras aveva stabilito per legge sia in termini di finanziamento ordinario, sia in termini di prestito a tasso zero (quello stesso prestito che il piccolo grande uomo Loi aveva ottenuto nel suo breve passaggio in Teatro); d’altra parte lei Livermore asserisce che Marcella Crivellenti “conosce questo mondo e le alchimie per produrre con successo”.
Ora stia bene attento perchè , sempre per proseguire con la sua lunga elencazione di cose ben fatte, tra cui la bella stagione, mi riallaccio al discorso della donna in cinta…un po’ di storia: la sig.ra Crivellenti viene assunta il 21 dicembre 2012 ( sorvolo su una presunta lettera di accettazione incarico datata 1° ottobre, giorno in cui era stata data la fiducia al presidente in merito alla scelta del nome della signora, di fatto deliberata solo a dicembre, ma queste sono illazioni). A fine Febbraio la signora va giustamente e sacrosantemente in maternità fino a fine luglio. Il tempo è stato esiguo per preparare una stagione lirica, pane per una fondazione lirico sinfonica. La stagione quindi parte in ritardo, con poca, quasi nulla, pubblicità ed una campagna abbonamenti messa in
secondo piano rispetto allo sbigliettamento che però a cagliari non paga, non ha mai pagato; gli addetti alla biglietteria avvertono. Nulla di fatto…..
Per proseguire nella lettura della sua lettera giungiamo a Zeffirelli il cui spettacolo è piaciuto moltissimo ma che il Teatro sta pagando caramente perchè, a differenza di I Shardana che aveva un budget a se stante ,è stata una operazione costata troppa cara per le possibilità del Teatro, e aggiungo che, al contrario di I shardana, in Pagliacci, per riempire il teatro, hanno pensato bene di
ricorrere ai biglietti per gli studenti con le conseguenze che può facilmente immaginare .
Per concludere, affrontiamo il punto della sua lettera dove si parla dei quarantenni responsabili che sanno cos’è la precarietà. Non posso dunque non parlare di un altro quarantenne (nello specifico 38nne) votato dai Cagliaritani che, come lei,stanchi della gerontocrazia imperante hanno scelto di essere guidati da un giovane che, conoscendo la realtà del precariato ha voluto, contro tutto e tutti,persino contro la legge, rendere precario l’interoTeatro proprio nominandone a sovrintendente la signora in questione, e non certo per meritocrazia. Ahimè entrambi con colpa ,seppure differente, si sono resi rei di un gesto irresponsabile con conseguenze che pagheremo noi tutti perchè se un teatro chiude….abbiam perso tutti, anche lei!
Cagliari 12.12. 2013
Juliana Vivian Carone