ti scrivo anche se la mia non è una storia lacrimosa, né tantomeno orribile o infelice, ma anzi bellissima, felice e solare come tante altre in Italia e nel mondo. E per fortuna, oserei dire.
Ti scrivo perché mi sei simpatico
(uso il tu, posso vero?), perché non hai paura di dire il tuo pensiero e di sbatterlo in faccia agli altri potenti della terra e perché in te intravedo la possibilità, seppur remota, di
ritrovare la fede cattolica della mia infanzia. Fede spazzata via da anni di ingiustizie e sciocchi muri clericali, che mi hanno portata lontana, ma mai troppo. Diciamo che sono cattolica per
indole e vocazione, ma anticlericale per partito preso. E anche per esperienza diretta.
Anche perché, concedimelo, parli come Belen e mi fai ridere parecchio.
Ma andiamo per ordine.
Mi presento, ho 37 anni, sono nubile e sono incinta.
Non sono sposata e non potrò esserlo mai per la Chiesa, perché il mio compagno è un uomo divorziato con una bimba. Ma questo, all’onor del vero, non mi cruccia. Molte mie coetanee si sposano in Chiesa solo per l’abito bianco, la cerimonia e le foto, e non credo siano più cristiane di me. Oppure sì?
Futura mamma, matrigna, convivente. Mi vuoi già bruciare sul rogo e stai buttando questa lettera? Se sì, vuol dire che ho mal riposto la mia fiducia. Se invece stai continuando a leggere, mettiti seduto, perché mica è finita qui.
La bimba che arriverà ad anno nuovo e che cresce dentro di me, tu come la vedi?
No, perché io mi trovo in difficoltà ora: che faccio, la faccio battezzare?
Mi piacerebbe, sono sincera, ma non se devo far passare mia figlia come una derelitta tra i neonati.
Mi spiego meglio. Per esperienza diretta di mia amiche o conoscenti, preti di paese o di città sono pronti a levare gli scudi contro la mia moralità e quella del mio compagno, alzando un sopracciglio schifato contro qualcosa che vedono incurabile anche con 1852 Padre Nostro ed un numero imprecisato di Ave Maria. Eppure siamo entrambe brave persone, anche se entrambe col difetto di dire un po’ troppo quel che pensiamo. Giuro, c’abbiamo un ottimo pedigree.
Inoltre, a me i guai piacciono molto, quindi vorrei che la madrina fosse la mia sorellina minore. Che convive col suo ragazzo, ovviamente, come la maggioranza dei suoi coetanei. Vorrei mia sorella perché la amo profondamente, perché è una parte di me e non vorrei nessun altro mai. Ma anche qui è complicato, complicatissimo.
Mi è stato detto “Basta che non lo dice”, ma si può fondare un sacramento su una bugia? Sul dichiarare il falso?
Io non credo, e soprattutto non voglio.
Ma innanzitutto, Dio non dovrebbe già saperlo?
Ora, caro Papa Francesco, ti starai chiedendo cosa voglia da te quest’eretica.
Una soluzione, voglio una soluzione.
Mia figlia può essere una bambina come tutte le altre, come di fatto è, anche agli occhi del Clero? Non dico di Dio, perché ben so che per lui è già esattamente così. E’ possibile, o dovrò rinunciare a battezzarla, causando sulla faccia di mia madre la nascita di un numero imprecisato di bolle da orticaria nonché un indistinto numero di suoi peana contro di me?
Devo lasciare che sia lei da grande a decidere cosa fare, secondo il suo desiderio?
Attendo risposta, anche se non solerte diciamo verso gennaio.
In fondo, c’è tempo, no?
Saluti carissimi, Phoebe