Quindi tutto si riduce come ben sappiamo ad un freddo e calcolato 'investimento'.
Il prodotto finale non sarà sempre 'di qualità' ma sicuramente 'commerciale', cioè di grande richiamo per le masse, perciò porterà grandi guadagni al fortunato e furbo editore. Questo non accade però nella microeditoria, dove fortunatamente si trovano ancora molti intenditori di talenti che investono e rischiano veramente su libri di valore, insomma di 'qualità'. Mentre altrettanto sfortunatamente ci sono tanti piccoli imprenditori che di investimenti non ne fanno in realtà, giocando sul sicuro, sui contributi più o meno pesanti da chiedere allo scrittore pieno di speranze. Quest'ultimo dopo interminabili tempi d'attesa e momenti di grande sconforto e dubbio, si lascerà andare all'editore possibilmente più 'indolore', quello che chiederà meno denaro rispetto agli altri. Ma attenzione! Questo non deporrà a sfavore dello scrittore, o meglio del suo 'sfortunato' romanzo. Tutto ciò sarà piuttosto il risultato della spietata indifferenza del mercato 'editoriale-commerciale' di cui parlavo poco fa, che promuove molto spesso la 'mediocrità per le masse' (come se i lettori fossero un branco di beoti... ma poi alla fine purtroppo le masse soprattutto giovanili si abituano a tale mediocrità, ed essendone poi assefuatti, finiscono per apprezzarla, e a volte 'adorarla'), piuttosto che la 'qualità' per lettori capaci di scegliere.
Insomma, quanti grandi si auto-pubblicarono o furono pubblicati da editori a pagamento? Italo Svevo, Marcel Proust, Umberto Saba. Per non parlare di grandi autori i cui manoscritti furono in principio scartati: Stephen King, J.K.Rowling, Ursula K. Le Guin, W. Faulkner.
Per tornare alle recensioni, voglio dire a questi/e blogger-recensori di affrontare il discorso con maggiore umiltà e serenità, alla luce di come realmente si muovono le cose, pensando al libro stesso che dovranno leggere, e non al cammino (spesso ingiusto) che quest'ultimo avrà percorso.
Vorrei che riflettessero sul fatto che gli autori che pubblicano pagando anche salati contributi, credono comunque nella loro opera, tanto da affrontare anche un sacrificio in termini economici per pubblicarla. Si può contestare la loro scelta, ma non per questo il loro lavoro. Si rischia così di cadere nel pregiudizio, etichettando tali autori come 'privi di talento'. Anche psicologicamente direi non è positivo per nessuno venire esclusi soltanto per un pregiudizio. Editore a pagamento = Opera illeggibile?
Direi che un'opera letteraria, frutto della fatica e dell'impegno di qualcuno, vada prima letta per essere giudicata, e ribadisco che il rifiuto di recensire un romanzo o una raccolta poetica pubblicata a pagamento, è il modo più sciocco di scoraggiare tale ingiusto mercato, perchè il più inutile. Se poi questo rifiuto vuole essere una maniera per darsi un tono da consumati recensori, beh, ancora peggio: lo condanno nel modo più assoluto.
Bisogna leggere, con amore, passione e umiltà. Cercare, frugare, accettare di recensire e giudicare a posteriori il libro, perchè vi assicuro che non poche volte si acquistano costosi 'romanzi d'autore' di rinomate case editrici con chissà quali aspettative, per scoprire poi lavori appena passabili privi di originalità e spessore.
Questa è la mia opinione.
Lucilla Leone