Visto in DVD.
Il film, tutto presentato in flashback, che a mio avviso danno un poco più di dinamicità alla vicenda; è un inno gigantesco all’amour fou, amore estremo, ma sincero e nascosto, disposto a sopportare ogni cosa per poterlo avere.
La regia di Ophüls è quella standard, fatti di carrelli e piani sequenza, ma in questo caso il regista si trattiene, e realizza panoramiche e movimenti di amcchina più brevi e slanciati, più asciutto e quindi più efficace.
Il vero punto negativo del film è proprio nella storia. Al di la della contestabile teoria di base (lei è l’esempio perfetto della donna succube, non innamorata, ma accecata; oltre al fatto che lei si innamora solo perché lui è il figo locale, artistoide e maudit), la storia si muove in un enfasi eccessiva, in un formalismo romantico veramente troppo intenso, specie nel drammatico finale; non c’è nessun momento che risulti completamente autentico e nessun episodio che appaia minimamente dinamico.
Ophüls vince, il film no.