Lettera dalla Lubianka

Creato il 13 aprile 2015 da Ambrogio Ponzi @lucecolore
MANCANO POCHI GIORNI AL 25 APRILE, FESTA DELLA LIBERAZIONE, CHE CI VIENE ETICHETTATA COME UNA FESTA DELLA RAGGIUNTA LIBERTA' NEL 1945. 
MANCA PERO' ANCORA OGGI L'ONESTA' INTELLETTUALE DI DIRCI COSA VERAMENTE E' SUCCESSO AI NOSTRI MILITARI DISPERSI IN RUSSIA E QUALE RUOLO HANNO AVUTO I COMUNISTI ITALIANI, ALLORA ASSOGGETTATI AL REGIME DI STALIN, AL PUNTO DA DIVENTARE CITTADINI SOVIETICI, COME TOGLIATTI. 
ANCHE ALTRI NOMI "ECCELLENTI" DEL COMUNISMO, QUALCUNO GIUNTO FINO AI GIORNI NOSTRI, HANNO SCRITTO (VIGLIACCAMENTE) QUESTA PAGINA DI STORIA, NATA COME ERRORE E FINITA COME STERMINIO. STERMINIO DEGNO DEL PEGGIOR ADOLF HITLER, IMITATO ALLA PERFEZIONE, SE NON ADDIRITTURA PEGGIORANDONE IL RITRATTO, DA QUELLO STALIN USCITO VINCITORE E COME BEN SAPPIAMO LA STORIA LA SCRIVONO I VINCITORI E NON I VINTI, QUINDI.........

Lettera di Togliatti a Vincenzo Bianco sui prigionieri italiani in URSS, a Togliatti servivano i morti in Russia e scrisse: "Il sacrificio dei soldati dell’ARMIR nei lager di Stalin è un antidoto al fascismo".  Resa nota la lettera, conservata negli archivi del KGB e trovata dal giornalista Francesco Bigazzi (Panorama) e dallo storico ex comunista Franco Andreucci.  Rivelata un’agghiacciante lettera del ’43 di Togliatti a Vincenzo Bianco sui prigionieri italiani in URSS: a Togliatti servivano i morti in Russia per la propaganda al comunismo e ai suoi gerarchi, sovietici e sopratutto italiani; nomi poi divenuti strafamosi nelle vicende politiche della sinistra italiana, nomi eccellenti, qualcuno ancora oggi in vita, qualcuno che addirittura è diventato Presidente della Repubblica (vediamo se indovinate chi è). In questa incredibile lettera del '43 "Il Migliore" spiegava perché non si dovesse intercedere per gli italiani. Titolo: A TOGLIATTI SERVIVANO I MORTI ITALIANI IN RUSSIA PER LA SUA PROPAGANDA. Egli scrisse: "Il sacrificio dei soldati dell'Armir nei lager di Stalin è un antidoto al fascismo. Nessuna pietà in nome della lotta politica! Anzi, la tragedia personale e il lutto di migliaia di famiglie sono il più efficace antidoto alla guerra e al fascismo: è una questione di giustizia". 

Lubianka

La teoria è di Palmiro Togliatti, detto "Il Migliore". Le tragedie personali cui si riferisce furono almeno 50 mila, quelle delle "gavette di ghiaccio" dell'Armir, l'armata italiana in Russia dispersa in Unione Sovietica tra il '42 e il '43: 27 mila morirono di stenti e di torture nei campi di concentramento di Stalin, che nulla avevano da invidiare a quelli di Hitler, di altri 22 mila prigionieri ancor oggi non si sa nulla.  La condanna a morte dei soldati dell'Ottava Armata Italiana in Russia è contenuta in una lettera del "Migliore" a Vincenzo Bianco, delegato italiano all'Internazionale comunista, che gli poneva il problema della sorte dei prigionieri italiani.  E il 15 febbraio 1943 risponde Togliatti, allora alto dirigente del Comintern, dall'Hotel Lux di Mosca: "La nostra posizione di principio rispetto agli eserciti che hanno invaso l'Unione Sovietica è stata definita da Stalin.  Nella pratica però se un buon numero dei prigionieri morirà per le dure condizioni di fatto, non ci trovo assolutamente niente da dire, anzi il fatto che per migliaia e migliaia di famiglie la guerra di Mussolini e soprattutto la spedizione contro la Russia, si concludano con una tragedia, con un lutto personale, e' il migliore degli antidoti. Perché - spiega Togliatti - nelle durezze che oggi possono provocare la fine di molti di loro non riesco a vedere altro che la concreta missione di quella giustizia che il divino Hegel diceva essere permanente nella Storia".  C'è anche una premessa nella lettera di Togliatti, una frase che suona cinicamente ironica: "Sono umanitario quanto può esserlo una dama della Croce Rossa".  La lettera, che viene resa pubblica da "Panorama" a una settimana dall'annuncio del rimpatrio in Italia di duemila salme dei caduti di Russia, esce dalla Lubianka.  E' uno degli oltre 14 mila fascicoli che si riferiscono ai soldati italiani rinchiusi nei campi di concentramento di Stalin: di parte dei documenti, custoditi per decenni negli archivi del Kgb, ne sono venuti in possesso il giornalista Francesco Bigazzi e lo studioso Franco Andreucci.  La richiesta di Vincenzo Bianco a Togliatti poneva una questione in qualche modo umanitaria: "E' di carattere politico molto grande.  Penso che bisogna trovare una via, un mezzo - scriveva Bianco il 31 gennaio del 1943 - per cercare con il dovuto tatto politico di porre il problema affinché non abbia a registrarsi il caso che i prigionieri muoiano in massa come è già avvenuto.  La cosa è troppo importante perché io la ponga e pur essendo una giusta preoccupazione la porrei nel modo, nella forma e senza l'autorità che la cosa possiede".  Sulla lettera e sul cinismo delle parole del "Migliore" si e' scatenata la bufera tra gli intellettuali, i reduci dell' Armir e i politici. "Siamo di fronte a un leninista ortodosso, coerente fino all'estremo con il proprio progetto politico - dice lo storico Vittorio Strada - non e' il primo esempio e non sarà l' ultimo di una critica, organica e sostanziale consonanza con i dettami leninisti da parte di Togliatti. Del resto, non era Lenin a dire: non esiste una morale assoluta, la morale è ciò che è utile al comunismo"?. 

Cartolina inviata dal Campo di concentramento sovietico di
Tambow nel mese di Gennaio 1943, e giunta alla famiglia
nel mese di Ottobre.
Il Bersagliere era deceduto il 3 Febbraio 1943

La notizia del suo decesso venne comunicata alla famiglia. era rimasto solo il fratello dopo oltre cinquanta anni alla fine del secolo 1900-

L'europarlamentare socialista Baget Bozzo: "Perché stupirsi? Togliatti era un vero bolscevico, ogni sacrificio per lui era giustificato dalla Storia".  "E' inammissibile - dice il generale Gavazza, presidente dell' Onorcaduti - un tale atteggiamento nei confronti delle decine di migliaia di soldati segregati nei campi di prigionia sovietici. E' difficile pensare che in nome della collaborazione ideologica con Stalin, Togliatti seppe raggiungere un cosi' basso livello di abiezione".  Franco Fossa, socialista, ex senatore, visse la tragedia della prigionia in Russia. Fossa, allora militare di leva, è sopravvissuto nell'inferno di ghiaccio dei lager russi dal 1943 al 1946: "Le dimensioni di quella tragedia sono immensamente più grandi di quanto immaginiamo, sopratutto per il numero di prigionieri. Ancora più per l'atrocità di quelle morti per fame, freddo, stenti e malattie consumate nel più totale disinteresse ed abbandono. Una mortalità così alta nei primi mesi da suggerire l'idea dello sterminio".
Decisamente diverso ciò che ci hanno raccontato le sinistre da sempre, ma allora perchè criticare il ventennio quando si è stati capaci di fare di peggio, oltretutto tradendo la Patria? Compagni di ieri e di oggi, non ascoltate esclusivamente ciò che vi viene raccontato credendovi ciecamente, provate a ragionarci su anche voi, magari anche con ricerche storiche al di fuori della più assurda e cattiva politica pervenuta fino ai giorni nostri, così come per le Foibe. Insomma, ci hanno raccontato un'altra storia e ci hanno detto solo quello che faceva loro comodo, tacendoci ciò che poteva dar loro una cattiva fama, comunque, dopo le scoperte storiche, meritatissima
                                                          Germano Meletti

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