Ai membri del Governo e del Parlamento
Ai rappresentanti italiani presso le Istituzioni dell’Unione europea
Ai rappresentanti delle forze politiche e delle parti sociali
Ai rappresentanti italiani presso le Istituzioni dell’Unione europea e del SEBC
E per opportuna conoscenza al Presidente della Repubblica14 giugno 2010Lagravissima crisi economica globale, e la connessa crisi della zona euro, non sirisolveranno attraverso tagli ai salari, alle pensioni, allo Statosociale, all’istruzione, alla ricerca, alla cultura e ai servizi pubbliciessenziali, né attraverso un aumento diretto o indiretto dei carichi fiscalisul lavoro e sulle fasce sociali più deboli.Piuttosto, sicorre il serio pericolo che l’attuazione in Italia e in Europa delle cosiddette“politiche dei sacrifici” accentui ulteriormente il profilo della crisi, determinandouna maggior velocità di crescita della disoccupazione, delle insolvenze e dellamortalità delle imprese, e possa a un certo punto costringere alcuni Paesimembri a uscire dalla Unione monetaria europea.
Il punto fondamentale da comprendere èche l’attuale instabilità della Unione monetaria non rappresenta il mero fruttodi trucchi contabili o di spese facili. Essa in realtà costituisce l’esito diun intreccio ben più profondo tra la crisi economica globale e una serie disquilibri in seno alla zona euro, che derivano principalmentedall’insostenibile profilo liberista del Trattatodell’Unione e dall’orientamento di politica economica restrittiva dei Paesi membri caratterizzati daun sistematico avanzo con l’estero.La crisimondiale esplosa nel 2007-2008 è tuttora in corso. Non essendo intervenutisulle sue cause strutturali, da essa non siamo di fatto mai usciti. Come èstato riconosciuto da più parti, questa crisi vede tra le sue principalispiegazioni un allargamento del divario mondiale tra una crescenteproduttività del lavoro e una stagnante o addirittura declinante capacità diconsumo degli stessi lavoratori. Per lungo tempo questo divario èstato compensato da una eccezionale crescita speculativa dei valori finanziarie dell’indebitamento privato che, partendo dagli Stati Uniti,ha agito da stimolo per la domanda globale.Vi è chi oggi confida in un rilanciodella crescita mondiale basato su un nuovo boom della finanza statunitense.Scaricando sui bilanci pubblici un enorme cumulo di debiti privati inesigibilisi spera di dare nuovo impulso alla finanza e al connesso meccanismo diaccumulazione. Noi riteniamo che su queste basi una credibileripresa mondiale sia molto difficilmente realizzabile, e inogni caso essa risulterebbe fragile e di corto respiro. Al tempo stessoconsideriamo illusorio auspicare che in assenza di una profonda riforma delsistema monetario internazionale la Cina si disponga a trainare la domandaglobale, rinunciando ai suoi attivi commerciali e all’accumulo di riservevalutarie.Siamo insomma di fronte alla drammaticarealtà di un sistema economico mondiale senza una fonteprimaria di domanda, senza una “spugna” in grado di assorbirela produzione.L’irrisolta crisi globale èparticolarmente avvertita nella Unione monetaria europea. La manifestafragilità della zona euro deriva da profondi squilibri strutturali interni, lacui causa principale risiede nell’impianto di politica economica liberista delTrattato di Maastricht, nella pretesa di affidare ai soli meccanismi di mercatoi riequilibri tra le varie aree dell’Unione, e nella politica economicarestrittiva e deflazionista dei paesi in sistematico avanzo commerciale. Traquesti assume particolare rilievo la Germania, datempo orientata al contenimento dei salari in rapporto alla produttività, delladomanda e delle importazioni, e alla penetrazione nei mercati esteri al fine diaccrescere le quote di mercato delle imprese tedesche in Europa. Attraversotali politiche i paesi in sistematico avanzo noncontribuiscono allo sviluppo dell’area euro ma paradossalmente si muovono altraino dei paesi più deboli. La Germania, in particolare,accumula consistenti avanzi commerciali verso l’estero, mentre la Grecia, ilPortogallo, la Spagna e la stessa Francia tendono a indebitarsi. Persinol’Italia, nonostante una crescita modestissima del reddito nazionale, siritrova ad acquistare dalla Germania più di quanto vende, accumulando perquesta via debiti crescenti.La piena mobilità dei capitali nell’areaeuro ha favorito enormemente il formarsi degli squilibri nei rapporti dicredito e debito tra paesi. Per lungo tempo, sulla base della ipotesi diefficienza dei mercati, si è ritenuto che la crescita dei rapporti diindebitamento tra i paesi membri dovesse esser considerata il riflesso positivodi una maggiore integrazione finanziaria dell’area euro. Ma oggi è del tuttoevidente chela presunta efficienza dei mercati finanziari nontrova riscontro nei fatti e che gli squilibri accumulati risultanoinsostenibili.Sono queste le ragioni di fondo percui gli operatori sui mercati finanziari stanno scommettendo sulladeflagrazione della zona euro. Essi prevedono che per ilprolungarsi della crisi le entrate fiscali degli Stati declineranno e i ricavidi moltissime imprese e banche si ridurranno ulteriormente. Per questa via,risulterà sempre più difficile garantire il rimborso dei debiti, sia pubbliciche privati. Diversi paesi potrebbero quindi esser progressivamente sospinti al di fuori della zonaeuro, o potrebbero decidere di sganciarsi daessa per cercare di sottrarsi alla spirale deflazionista. Il rischio diinsolvenza generalizzata e di riconversione in valuta nazionale dei debitirappresenta pertanto la vera scommessa che muove l’azione degli speculatori.L’agitazione dei mercati finanziari verte dunque su una serie di contraddizioni reali. Tuttavia, è altrettanto veroche le aspettative degli speculatorialimentano ulteriormente lasfiducia e tendono quindi ad auto-realizzarsi. Infatti, leoperazioni ribassiste sui mercati spingono verso l’alto il differenziale tra itassi dcinteresse e i tassi di crescita dei redditi, e possono rendere improvvisamenteinsolventi dei debitori che precedentemente risultavano in grado di rimborsarei prestiti. Gli operatori finanziari, che spesso agiscono in condizioninon concorrenziali e tutt’altro che simmetriche sul piano della informazione edel potere di mercato, riescono quindi non solo a prevedere ilfuturo ma contribuiscono a determinarlo, secondo uno schema che nulla ha a chevedere con i cosiddetti ‘fondamentali’ della teoria economica ortodossa e ipresunti criteri di efficienza descritti dalle sue versioni elementari.In unsimile scenario riteniamo sia vano sperare di contrastare laspeculazione tramite meri accordi di prestito in cambio dell’approvazione dipolitiche restrittive da parte dei paesi indebitati. I prestitiinfatti si limitano a rinviare i problemi senza risolverli. E le politiche di“austerità” abbattono ulteriormente la domanda, deprimono i redditi e quindideteriorano ulteriormente la capacità di rimborso dei prestiti da parte deidebitori, pubblici e privati. La stessa, pur significativa svolta dipolitica monetaria della BCE, che si dichiara pronta ad acquistare titolipubblici sul mercato secondario, appare ridimensionata dall’annuncio di voler“sterilizzare” tali operazioni attraverso manovre di segno contrario sullevalute o all’interno del sistema bancario.Gli errori commessi sono indubbiamenteascrivibili alle ricette liberiste e recessive suggerite daeconomisti legati a schemi di analisi in voga in anni passati, mache non sembrano affatto in grado di cogliere gli aspetti salienti delfunzionamento del capitalismo contemporaneo.E’ benetuttavia chiarire che l’ostinazione con la quale si perseguono le politichedepressive non è semplicemente il frutto di fraintendimenti generati da modellieconomici la cui coerenza logica e rilevanza empirica è stata messa ormaifortemente in discussione nell’ambito della stessa comunità accademica. Lapreferenza per la cosiddetta “austerità” rappresenta anche e soprattuttol’espressione di interessi sociali consolidati. Vi è infattichi vede nell’attuale crisi una occasione per accelerare i processi dismantellamento dello stato sociale, di frammentazione del lavoro e diristrutturazione e centralizzazione dei capitali in Europa. L’idea difondo è che i capitali che usciranno vincenti dalla crisi potranno rilanciare l’accumulazionesfruttando tra l’altro una minor concorrenza sui mercati e un ulteriore indebolimentodel lavoro.Occorre comprendere che se si insistenell’assecondare questi interessi non soltanto si agisce contro i lavoratori,ma si creano anche i presupposti per una incontrollata centralizzazione deicapitali, per una desertificazione produttiva del Mezzogiorno edi intere macroregioni europee, perprocessi migratori sempre piùdifficili da gestire, e in ultima istanza per una gigantesca deflazione da debiti, paragonabile a quella deglianni Trenta.IlGoverno italiano ha finora attuato una politica tesa ad agevolare questopericoloso avvitamento deflazionistico. E le annunciate, ulteriori strette di bilancio, associate allainsistente tendenza alla riduzione delle tutele del lavoro, non potranno cheprovocare altre cadute del reddito, dopo quella pesantissima già fattaregistrare dall’Italia nel 2009. Si tenga ben presente che sonoaltamente discutibili i presupposti scientifici in base ai quali si ritiene cheattraverso simili politiche si migliora la situazione economica e di bilancio equindi ci si salvaguarda da un attacco speculativo. Piuttosto, perquesta via si rischia di alimentare la crisi, le insolvenze e quindi laspeculazione.Nemmeno si può dire che dalleopposizioni sia finora emerso un chiaro programma di politicaeconomica alternativa. Una maggior consapevolezza della gravitàdella crisi e degli errori del passato va diffondendosi, ma si sono levate vocida alcuni settori dell’opposizione che suggeriscono prese di posizionecontraddittorie e persino deteriori, come è il caso delle proposte tese aintrodurre ulteriori contratti di lavoro precari o ad attuare massicciprogrammi di privatizzazione dei servizi pubblici. Gli stessi, frequenti richiami alle cosiddette “riforme strutturali” risultanocontroproducenti laddove, anzichè caratterizzarsi per misuretese effettivamente a contrastare gli sprechi e i privilegi di pochi, sitraducono in ulteriori proposte di ridimensionamento dei diritti sociali e dellavoro.Quale monito per il futuro, è opportunoricordare che nel 1992 l’Italia fu sottoposta a un attaccospeculativo simile a quelli attualmente in corso in Europa.All’epoca, i lavoratori italiani accettarono un gravoso programma di“austerità”, fondato soprattutto sulla compressione del costo del lavoro edella spesa previdenziale. All’epoca, come oggi, si disse che i sacrifici eranonecessari per difendere la lira e l’economia nazionale dalla speculazione.Tuttavia, poco tempo dopo l’accettazione di quel programma, i titoli denominatiin valuta nazionale subirono nuovi attacchi. Alla fine l’Italia uscìcomunque dal Sistema Monetario Europeo e la lira subì unapesante svalutazione. I lavoratori e gran parte della collettività pagaronocosì due volte: a causa della politica di “austerità” e a causa dell’aumentodel costo delle merci importate.Va anche ricordato che, con laprevalente giustificazione di abbattere il debito pubblico in rapporto al Pil,negli anni passati è stato attuato nel nostro paese un massiccio programma di privatizzazioni. Ebbene, iperaltro modesti effetti sul debito pubblico di quel programma sono inlarghissima misura svaniti a seguito della crisi, e le implicazioni in terminidi posizionamento del Paese nella divisione internazionale del lavoro, disviluppo economico e di benessere sociale sono oggi considerati dalla piuautorevole letteratura scientifica altamente discutibili.Noi riteniamo dunque che le linee diindirizzo finora poste in essere debbano essere abbandonate, prima che sia troppo tardi.Occorre prendere in considerazionel’eventualità che per lungo tempo non sussisterà una locomotiva ingrado di assicurare una ripresa forte e stabile del commercio e dello sviluppomondiale. Per evitare un aggravamento della crisi e per scongiurare la fine delprogetto di unificazione europea è allora necessaria una nuova visione e unasvolta negli indirizzi generali di politica economica. Occorre cioè che l’Europa intraprenda un autonomo sentiero di sviluppo delleforze produttive, di crescita del benessere, di salvaguardia dell’ambiente edel territorio, di equità sociale.Affinchèuna svolta di tale portata possa concretamente svilupparsi, è necessario inprimo luogo dare respiro al processo democratico, è necessario cioè disporredi tempo. Eccoperchè in via preliminare proponiamo di introdurre immediatamente unargine alla speculazione. A questo scopo sono in corso iniziative sianazionali che coordinate a livello europeo, ma i provvedimenti che si stannoponendo in essere appaiono ancora deboli e insufficienti. Fermare laspeculazione è senz’altro possibile, ma occorre sgombrare il campo dalle incertezzee dalle ambiguità politiche. Bisogna quindi che la BCE si impegni pienamente adacquistare i titoli sotto attacco, rinunciando a “sterilizzare” i suoiinterventi. Occorre anche istituire adeguate imposte finalizzate adisincentivare le transazioni finanziarie e valutarie a breve termine edefficaci controlli amministrativi sui movimenti di capitale. Se non vifossero le condizioni per operare in concerto, sarà molto megliointervenire subito in questa direzione a livello nazionale, con gli strumenti disponibili, piuttosto chemuoversi in ritardo o non agire affatto.L’esperienzastorica insegna che per contrastare efficacemente la deflazione bisognaimporre un pavimento al tracollo del monte salari, tramite unrafforzamento dei contratti nazionali, minimi salariali, vincoli ailicenziamenti e nuove norme generali a tutela del lavoro e dei processi disindacalizzazione. Soprattutto nella fase attuale, pensare di affidare ilprocesso di distruzione e di creazione dei posti di lavoro alle sole forze delmercato è analiticamente privo di senso, oltre che politicamenteirresponsabile.In coordinamento con la politicamonetaria, occorre sollecitare i Paesi in avanzo commerciale, in particolare laGermania, ad attuare opportune manovre di espansione della domanda alfine di avviare un processo di riequilibrio virtuoso e non deflazionistico deiconti con l’estero dei Paesi membri dell’Unione monetaria europea. I principali Paesi in avanzo commerciale hanno una enormeresponsabilità, al riguardo. Il salvataggio o la distruzionedella Unione dipenderà in larga misura dalle loro decisioni.Bisognaistituire un sistema di fiscalità progressiva coordinato alivello europeo, che contribuisca a invertire la tendenza alla sperequazionesociale e territoriale che ha contribuito a scatenare la crisi. Occorreuno spostamento dei carichi fiscali dal lavoro ai guadagni di capitale e allerendite, dai redditi ai patrimoni, dai contribuenti con ritenuta alla fonteagli evasori, dalle aree povere alle aree ricche dell’Unione.Bisogna ampliare significativamente ilbilancio federale dell’Unione e rendere possibile la emissione di titolipubblici europei. Si deve puntare a coordinare la politica fiscale e lapolitica monetaria europea al fine di predisporre un piano di sviluppo finalizzato alla pienaoccupazione e al riequilibrio territoriale non solo delle capacità di spesa, maanche delle capacità produttive in Europa. Il piano deve seguire una logicadiversa da quella, spesso inefficiente e assistenziale, che ha governato ifondi europei di sviluppo. Esso deve fondarsi in primo luogo sulla produzione pubblica di beni collettivi, dalfinanziamento delle infrastrutture pubbliche di ricerca per contrastare imonopoli della proprietà intellettuale, alla salvaguardia dell’ambiente, allapianificazione del territorio, alla mobilità sostenibile, alla cura dellepersone. Sono beni, questi, che inesorabilmente generano fallimenti delmercato, sfuggono alla logica ristretta della impresa capitalistica privata, maal contempo risultano indispensabili per lo sviluppo delle forze produttive,per l’equità sociale, per il progresso civile.Si deve disciplinare e restringerel’accesso del piccolo risparmio e delle risorse previdenziali dei lavoratori almercato finanziario. Si deve ripristinare il principio di separazione trabanche di credito ordinario, che prestano a breve, e società finanziarie cheoperano sul medio-lungo termine.Contro eventuali strategie di dumping edi “esportazione della recessione” da parte di paesi extra-Ume, bisognacontemplare un sistema di apertura condizionata deimercati, dei capitali e delle merci. L’apertura può esserepiena solo se si attuano politiche convergenti di miglioramento degli standarddel lavoro e dei salari, e politiche di sviluppo coordinate.Siamo ben consapevoli della distanza chesussiste tra le nostre indicazioni e l’attuale, tremendainvoluzione del quadro di politica economica europea.Siamotuttavia del parere che gli odierni indirizzi di politica economica potrebberorivelarsi presto insostenibili.Se non vi saranno le condizionipolitiche per l’attuazione di un piano di sviluppo fondato sugli obiettividelineati, il rischio che si scateni una deflazione da debiti e una conseguentedeflagrazione della zona euro sarà altissimo. Il motivo è che diversi Paesipotrebbero cadere in una spirale perversa, fatta di miopi politiche nazionalidi ”austerità” e di conseguenti pressioni speculative. A un certo punto tali Paesi potrebbero esser forzatamente sospintial di fuori della Unione monetaria o potrebbero scegliere deliberatamente disganciarsi da essa per cercare di realizzare autonome politiche economiche didifesa dei mercati interni, dei redditi e dell’occupazione. Secosì davvero andasse, è bene chiarire che non necessariamente su di essiricadrebbero le colpe principali del tracollo della unità europea.Simili eventualità ci fanno ritenere chenon vi siano più le condizioni per rivitalizzare lo spirito europeorichiamandosi ai soli valori ideali comuni. La verità è che è in atto il più violento e decisivo attacco all’Europacome soggetto politico e agli ultimi bastioni dello Stato sociale in Europa.Ora più che mai, dunque, l’europeismo per sopravvivere erilanciarsi dovrebbe caricarsi di senso, di concreteopportunità di sviluppo coordinato, economico, sociale e civile.Per questo, occorre immediatamente aprire un ampio e franco dibattito sulle motivazioni e sulleresponsabilità dei gravissimi errori di politica economica chesi stanno compiendo, sui conseguenti rischi di un aggravamento della crisi e diuna deflagrazione della zona euro e sulla urgenza di una svolta di politicaeconomica europea.Qualora le opportune pressioni che ilGoverno e i rappresentanti italiani delle istituzioni dovranno esercitare inEuropa non sortissero effetti, la crisi della zona eurotenderà a intensificarsi e le forze politiche e le autorità del nostro Paesepotrebbero esser chiamate a compiere scelte di politica economica tali darestituire all’Italia un’autonoma prospettiva di sostegno dei mercati interni,dei redditi e dell’occupazione.ADESIONI: Nicola Acocella (Università di Roma ‘LaSapienza’), Daniel Albarracín Sànchez (Universidad Autònoma de Madrid), LuigiAldieri (Università di Napoli ‘Parthenope’), Alberto Alonso González(Universidad Complutense de Madrid), Asunción Gómez Alonso (Profesora deEconomia), Ignacio Álvarez (Universidad Complutense de Madrid), MercedesÁlvarez Coñi (Economista), Adalgiso Amendola (Università di Salerno), JoseManuel Arizaga Alvarez (Economista), Roberto Artoni (Università Bocconi), AdamAsmundo (Università di Palermo), Alberto Asquer (Università di Cagliari), IvànH. Ayala (Universidad Complutense de Madrid), Juan Josè Azcona Olòndriz(Universidad Complutense Madrid), Aldo Barba (Università di Napoli ‘FedericoII’), Stefano Bartolini (Università di Siena), Francesco Baruffi (DemocenterSipe - Modena), Enrico Bellino (Università Cattolica di Milano), Sergio Beraldo(Università di Napoli ‘Federico II’), Luigi Bernardi (Università di Pavia),Paola Bertolini (Università di Modena e Reggio Emilia), Mario Biagioli(Università di Parma), Gianni Bianco Università di Torino), Salvatore Biasco(Università di Roma ‘La Sapienza’), Samuele Bibi (Università Roma Tre), AdrianoBirolo (Università di Padova), Ivan Blecic (Università di Sassari), MariangelaBonasia (Università di Napoli ‘Parthenope’), Piervincenzo Bondonio (Universitàdi Torino), Giovanni Bonifati (Università di Modena e Reggio Emilia), BrunoBosco (Università di Milano Bicocca), Luigi Bosco (Università di Siena), PaoloBosi (Università di Modena e Reggio Emilia), Carlo Brambilla (Universitàdell’Insubria), Emiliano Brancaccio (Università del Sannio), MassimilianoBratti (Università di Milano), Sergio Bruno (Università di Roma ‘La Sapienza’),Roberto Burlando (Università di Torino), Pablo Bustelo (Universidad Complutensede Madrid), Antonio Cabrera Santamarìa (Universidad Complutense de Madrid),Katia Caldari (Università di Padova), Romano Calvo ((Università di MilanoBicocca), Rosaria Rita Canale (Università Parthenope di Napoli), Marco Canepari(Università ‘Joseph Fourier’ - Grenoble), Francesco Carlucci (Università diRoma ‘La Sapienza’), Enza Caruso (Università di Perugia), Lorenzo Caselli(Università di Genova), Maurizio Caserta (Università di Catania), StefanoCasini Benvenuti (IRPET Firenze), Mario Cassetti (Università di Brescia),Lucilla Castellucci (Università di Roma ‘La Sapienza’), Duccio Cavalieri(Università di Firenze), Mario Cedrini, (Università del Piemonte Orientale),Giuseppe Celi (Università di Foggia), Mario Centorrino (Università di Messina),Sergio Cesaratto (Università di Siena), Victoria Chick (University CollegeLondon), Laura Chies (Università di Trieste), Guglielmo Chiodi (Università diRoma ‘La Sapienza’), Roberto Ciccone (Università Roma Tre), Massimo Cingolani(Banca europea per gli investimenti), Romeo Ciminello (Pontificia UniversitàGregoriana di Roma), Giorgio Colacchio (Università del Salento), ElenaColopardi (ANCE), Giuseppe Conti (Università di Pisa), Angiola Contini(Università Cattolica di Milano), Lilia Costabile (Università di Napoli‘Federico II’), Francesco Crespi (Universit Roma Tre), Antonio Cuerpo Carrera(Universidad Complutense de Madrid), Salvatore Curatolo (Università di Parma),Mirella Damiani (Università di Perugia), Carmela D’Apice (Università Roma Tre),Marcello De Cecco (Scuola Normale Superiore di Pisa), Marcello Degni(Università di Pisa), Massimiliano Deidda (ISFOL), Carlo Del Gaudio (Universitàdi Napoli ‘Federico II’), Pasquale De Muro (Università Roma Tre), Elina DeSimone (Università Orientale di Napoli), Carlo Devillanova (UniversitàBocconi), Giancarlo De Vivo (Università di Napoli ‘Federico II’), Stefania DiBono (Università di Pisa), Umberto Di Giorgi (Università Roma Tre), Davide DiLaurea (ISTAT), Amedeo Di Maio (Università Orientale di Napoli), Antonio DiMajo (Università Roma Tre), Marco Di Marco (ISTAT), Fernando Di Nicola (ISAE),Giuseppe Di Taranto (Università ‘LUISS Guido Carli’), Giuseppe Di Vita(Università di Catania), Leonardo Ditta (Università di Perugia), MariaGiuseppina Eboli (Università di Roma ‘La Sapienza’), Gerald Epstein (Universityof Massachusetts), Bruno Estrada Lopez (Director de Estudios), Giorgio Fabbri(Università di Napoli ‘Parthenope’), Sebastiano Fadda (Università Roma Tre),Tommaso Fanfani (Università di Pisa), Riccardo Faucci (Università di Pisa),Giovanni Favero (Università ‘Ca’ Foscari’ Venezia), Eladio Febrero (Universidadde Castilla-La Mancha), Alberto Feduzi (Università Roma Tre), PabloFernàndez-Olano (Universidad Complutense de Madrid), Stefano Figuera(Università di Catania), Alejandro Fiorito (Universidad Nacional de Lujan),Massimo Florio (Università di Milano), Giuseppe Fontana (Università delSannio), Jorge Oscar Fonseca Castro (Universidad Complutense de Madrid),Guglielmo Forges Davanzati (Università del Salento), Saverio Fratini(Università Roma Tre), Lia Fubini (Università di Torino), Stefania Gabriele(ISAE), Mauro Gallegati (Università Politecnica delle Marche), Ana Mª GarciaGarcía (Maestra-Gijón-Asturias), Pierangelo Garegnani (Università Roma Tre),Adriano Giannola (Università di Napoli ‘Federico II’), Andrea Ginzburg(Università di Modena e Reggio Emilia), Enrico Giovannetti (Università diModena e Reggio Emilia), Alessandro Girardi (ISAE), Claudio Gnesutta(Università di Roma ‘La Sapienza’), Jorge Uxò Gonzàlez (Universidad de CastillaLa Mancha), Santiago Eduardo Gutierrez Benito (Economista), Alberto Grandi(Università di Parma), Stefano Grando (Università di Roma ‘La Sapienza’),Augusto Graziani (Università di Roma ‘La Sapienza’), Mario Gregori (Universitàdi Udine), Vanesa Guzmán (Escuela Universitaria de Turismo Iriarte), AndreaImperia (Università di Roma ‘La Sapienza’), Francisco Javier Braña Pino(Universidad de Salamanca), Bruno Jossa (Università di Napoli ‘Federico II’),John King (La Trobe University), Heinz Kurz (University of Graz), LaureanoLàzaro Araujo (Cuerpo Superior de Administradores Civiles del Estado, España),Frederic S. Lee (University of Missouri-Kansas City), Paolo Leon (UniversitàRoma Tre), Sergio Levrero (Università Roma Tre), Paolo Liberati (UniversitàRoma Tre), Antonio Lopes (Seconda Università di Napoli), Paloma López Núñez(Economista), Luigi Loris (IRES Emilia Romagna), Javier Loscos Fernàndez(Universidad Complutense de Madrid), Stefano Lucarelli (Università di Bergamo),Fernando Luengo (Universidad Complutense de Madrid), Giorgio Lunghini(Università di Pavia), Vincenzo Maffeo (Università di Roma ‘La Sapienza’), MarcMangenot (Fondazione COPERNIC - Francia), Ugo Marani (Università di Napoli‘Federico II’), Fèlix Marcos (Universidad Complutense de Madrid), MariaCristina Marcuzzo (Università di Roma ‘La Sapienza’), Domenico Marino (UniversitàMediterranea di Reggio Calabria), Ferruccio Marzano (Università di Roma ‘LaSapienza’), Pietro Masina (Università di Napoli ‘L’Orientale’), Fabio Masini(Università Roma Tre), Nicolás Mateos La Orden (Universidad Complutense deMadrid), Giovanni Mazzetti (Università della Calabria), Marco Mazzoli(Università Cattolica del S. Cuore di Piacenza), Giuseppe Melis (Universitàdegli Studi di Cagliari), Luca Michelini (Università LUM), Riccardo Milano(Banca Popolare Etica), Román Mínguez Salido (Universidad de Castilla-LaMancha), Salvatore Monni (Università Roma Tre), Mario Morroni (Università diPisa), Rafael Muñoz de Bustillo Llorente (Universidad de Salamanca), IgnacioMuro Beneyas (Universidad Carlos III Madrid), Marco Musella (Università diNapoli ‘Federico II’), Francesco Musotti (Università di Perugia), OresteNapolitano (Università di Napoli ‘Parthenope’), Nunzia Nappo (Università diNapoli ‘Federico II’), Sebastiano Nerozzi (Università Cattolica di Milano),Alberto Niccoli (Università Politecnica delle Marche), Mario Nuti (Universitàdi Roma ‘La Sapienza’), Guido Ortona (Università del Piemonte Orientale),Franco Osculati (Università di Pavia), Andrea Pacella (Università del Sannio),Ugo Pagano (Università di Siena), Alfonso Palacio-Vera (Universidad Complutensede Madrid), Paolo Palazzi (Università di Roma ‘La Sapienza’), Daniela Palma(ENEA), Stefano Palmieri (Responsabile Ufficio Europa CGIL), Antonella Palumbo(Università Roma Tre), Roberto Panizza (Università di Torino), CarminePappalardo (ISAE), Mariangela Paradisi (Università Politecnica delle Marche),Nicola Parmentola (Università di Napoli ‘Federico II’), Sergio Parrinello(Università di Roma ‘La Sapienza’), Marco Passarella (Università di Bergamo),Rosario Patalano (Università di Napoli ‘Federico II’), Riccardo Paternò(Università di Napoli ‘Federico II’), Lorenzo Pellegrini (Erasmus UniversityRotterdam), Stefano Perri (Università di Macerata), Cosimo Perrotta (Universitàdel Salento), Fabio Petri (Università di Siena), Paolo Piacentini (di Roma ‘LaSapienza’), Antonella Picchio (Università di Modena e Reggio Emilia), MarcoPiccioni (Università di Napoli ‘Federico II’), Paolo Pini (Università diFerrara), Federico Pirro (Università di Bari), Massimo Pivetti (Università diRoma ‘La Sapienza’), Silvia Pochini (Università di Pisa), Pier Luigi Porta(Università di Milano Bicocca), Giuseppe Privitera (Università di Catania),Felice Roberto Pizzuti (Università di Roma ‘La Sapienza’), Paolo Paesani(Università di Roma ‘Tor Vergata’), Alfonso Palacio-Vera (UniversidadComplutense de Madrid), Elena Podrecca (Università di Trieste), MicheleRaitano, (Università di Roma ‘La Sapienza’), Paolo Ramazzotti (Università diMacerata), Fabio Ravagnani (Università di Roma ‘La Sapienza’), PiercarloRavazzi (Politecnico di Torino), Riccardo Realfonzo (Università del Sannio),Angelo Reati (ISEG), Michele Rosco (Università di Salerno), Sergio Rossi(Università di Friburgo), Roberto Romano (CGIL Lombardia), Santos M. Ruesga(Universidad Autònoma de Madrid), Alberto Russo (Università Politecnica delleMarche), Vincenzo Russo (Università di Roma ‘La Sapienza’), Andrea Salanti(Università di Bergamo), Francesco Scacciati (Università di Torino), SalvatoreScanu, (Universitàdi Cagliari), Giovanni Scarano (Università Roma Tre), RobertoSchiattarella (Università di Camerino), Ernesto Screpanti (Università diSiena), Mario Seccareccia (Università di Ottawa), Fabio Sforzi (Università diParma), Primo Silvestri (TuttoRiminiEconomia - TRE), Annamaria Simonazzi(Università di Roma 'La Sapienza'), Riccardo Soliani (Università di Genova),Giovanni Solinas (Università di Modena e Reggio Emilia), Serena Sordi(Università di Siena), Justo Sotelo Navalpotro (Universidad CEU San Pablo),Bruno Sovilla Sogne (Universidad Complutense de Madrid), Luca Spinesi(Università di Macerata), Stefano Staffolani (Università Politecnica delleMarche), Alessandro Sterlacchini (Università Politecnica delle Marche),Antonella Stirati (Università Roma Tre), Francesco Strati (Università‘Mediterranea’ di Reggio Calabria), Francesca Stroffolini (Università di Napoli‘Federico II’), Stefano Sylos Labini (ENEA), Piero Tani (Università diFirenze), Daniele Tavani (Colorado State University), Valeria Termini(Università Roma Tre), Andrea Terzi (Franklin College Switzerland e UniversitàCattolica), Angela Testi (Università di Genova), Mario Tiberi (Università diRoma ‘La Sapienza’), Bruno Tinel (University of Paris 1 ‘Panthèon-Sorbonne’),Patrizio Tomassetti (Regione Abruzzo), Juan Torres Lòpez (Universidad deSevilla), Guido Tortorella Esposito (Università del Sannio), Paolo Trabucchi(Università Roma Tre), Attilio Trezzini (Università Roma Tre), Pasquale Tridico(Università Roma Tre), Michele Trimarchi (Università di Catanzaro), DomenicaTropeano (Università di Macerata), Giovanni Trovato (Università di Roma ‘TorVergata’), Lefteris Tsoulfidis (University of Macedonia), Gianni Vaggi(Università di Pavia), Bernard Vallageas (Universitè Paris-Sud), Vittorio Valli(Università di Torino), Michelangelo Vasta (Università di Siena), SergioVellante (Seconda Università di Napoli), Antonio Gutiérrez Vegara (Economista),Alessandro Vercelli (Università di Siena), Antonio Villanacci (Università diFirenze), Enrique Viaña Remis (Universidad de Castilla-La Mancha), Carmen Vita(Università del Sannio), Luca Zamparelli (Università ‘LUISS Guido Carli’),Adelino Zanini (Politecnica delle Marche), Gennaro Zezza (Università diCassino), Andrea Zhok (Università di Milano).
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