Lettera di Massimo Vitali a colei che Lettera di Lord Chandos donò

Creato il 11 gennaio 2010 da Massimo
Mia diletta,

è con la solerzia di una penna intinta nel vento che mi accingo a scriverle queste righe a caldo, frutto di lettura del vostro preziosissimo dono, la famosa Lettera di Lord Chandos di Hugo von Hofmannnsthal.

Non so se avrò mai l’audacia di spedirle questa mia epistola, essa racchiude in sé parole che potrebbero ferirla, o quantomeno essere fraintese, poiché io non mi pregio di stenderle sapientemente come le stenderebbe il vostro Hugo von Hofmannnsthal qui sotto.

Hugo von Hoffmannsthal con cravatta da calciatore

Benché questa condizione mi gravi sul collo come un pennone da forca, proprio perché questa mia non giungerà facilmente a destinazione, posso dirle senza rischiare di deluderla, che con estrema franchezza – la stessa che nel bene o nel male mi ha accompagnato fino ad oggi – della Lettera di Lord Chandos, il qui presente umile servo vostro, non c’ha capito niente.

O meglio, ha capito che Hugo von Hofmannnsthal era uomo piuttosto abile a scrivere – a cominciare dallo scrivere tutte le volte correttamente il suo nome per intero – solo che era straordinariamente prolisso nella forma. 

Al contrario, riguardo ai contenuti che mi accingo a segnalarle, trovo che Hugo von Hofmannnsthal, chiamiamolo Hugo, sia stato uomo di enorme sensibilità – perdere l’uso della parola per i topi uccisi dal veleno o le murene morte per disgrazia – è espressione rara anche per un odierno animalista tra i più convinti. 

Comprendo che queste mie righe le staranno facendo ribollire il sangue nelle vene, o peggio ancora le faranno schernire la mia persona che ancora una volta ha palesato tutta la sua inadeguatezza nell’interpretare la testimonianza di un grande scrittore che confessa la propria incapacità di dominare il pensiero ed il linguaggio, di arginare la frantumazione del soggetto quale principio ordinatore della realtà, che è poi il problema irrisolto di tutta la letteratura del Novecento. Però purtroppo è così: non ho capito niente. 

Voglia accettare la grazia di un sofferto perdono, e se un giorno vorrà mai concedermelo, abbia solo la compiacenza di non mandarmi a quel paese: mi mandi piuttosto qualche altro libro. 

Suo devoto,  

Massimo Vitali



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