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Lettera di nuccio picci al suo amico pecchio scritta poco dopo il suo arrivo a machu picchu

Creato il 17 marzo 2015 da Pecchio @lapitwit

17 Marzo 2015

Caro amico,

sento molto la mancanza delle nostre brutte abitudini.

Ma desidero farti conoscere un po’ di questo posto remoto e per questo ti scrivo.

Quassù ci sono delle montagne enormi che si chiamano Ande perché scoperte da un veneziano che diceva sempre Andemo o stemo, no, meglio che ande-mo e difatti non stava fermo un momento.

Questa nazione si chiamava Perù.

Per fortuna non si chiama Perì, altrimenti sarebbe defunta da tempo.

E neppure Però, anzi “Ma Però” come insegna il padre della lingua italiana, il grande Alessandro Manzoni.

Si narra che lo scopritore veneziano avesse deciso di fare in Perù una coltivazione biologica di peri, ma l’atmosfera non era delle più adatte.

Molto adatto invece ed anche decorativo è un animale che vive da queste parti e si chiama lama: si narrano molti petteglezzi su di lui ed in particolare che è stato abbandonato qui dal suo padrone, un lama buddista di passaggio che ritornava in Tibet e che in ricordo gli lasciò il suo nome ed una ciotola di riso.

Anche gli abitanti di queste montagne mangiano riso per cui ridono sempre e anche patate che apparentemente li rendono un poco tonti.

Ma soprattutto amano la coca: coca al mattino, a mezzogiorno, e alla sera: coca da bere (idea rubata dagli americani), da masticare e da succhiare.

Quelle che io preferisco sono infatti cosa-caramelle.

Adesso non mi rimane che raccontarti delle rovine di Machu.

I turisti vengono qui a frotte a meno che non abbiano un infarto o l’asma (è alto 2430 metri, più o meno la metà del nostro Monte Bianco ma c’è il vantaggio che non c’è il traforo che mi fa sempre paura), attirati dalle rovine come in Grecia, in Egitto o in Italia; va notato che le rovine in Italia sono più considerevoli perché aumentano a vista d’occhio e senza perdere tempo.

Devi sapere che queste rovine sono state lasciate da un popolo antico che non c’è più e si chiamava incas perché incas-sava tutte le monete dei visitatori (abitudine che c’è ancora oggi e presso tutti i popoli antichi e moderni.)

Altri illustri studiosi ritengono che incas stia er incas-trato o incas-inato e sarebbe molto probabile perché si dice che il bizzarro conquistatore spagnolo Pizarro incastrasse il povero imperatore inca Atahualpa (che sembra significhi “attento alla talpa”) dicendogli che voleva controllare se il suo tesoro era in regola con la sua dichiarazione dei redditi.

Ma subito dopo glielo portò via con la scusa che voleva fare il controllo a casa.

Dicono che quando l’imperatore osò protestare, il conquistador obiettò che la legge spagnola ordinava che chi protestava, ma non era cristiano, andava bruciato.

Il povero imperatore spaventato, decise subito di diventare cristiano e così, per grazia speciale, Pizarro si limitò a farlo strangolare.

Cose che non passano mai di moda.

Aspetto con Ansia (che è una giovane andina che ho conosciuto da poco) tue notizie.

Ma però scrivimi qualcosa di sensazionale che non sia il solito avventuroso tè con i genitori oppure l’avanzata degli allineati segnalibri che tendono a dominare le tue austere mattinate nell’eremo bibliotecario.

Tuo amico

Nuccio Picci


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