Lettera irrazionale di un Papà ad un figlio…

Da Elisabettaricco

Questa lettera è scritta volutamente con un pizzico di cattiveria, togliendo i filtri della razionalità, per far rilfettere e magari perturbare la vostra idea sull’ ESSERE PADRI.

Caro Antonio, oggi è una giornata speciale, il giorno della festa del Papà.

Come tutti i Papà mi farebbe piacere ricevere i tuoi Auguri, il riconoscimento al mio averti dato la vita. Direi che pretendo i tuoi auguri. Già, li pretendo, come se tu non volessi farmeli. In realtà so benissimo quanto mi ami e quanto ti sforzi per farmelo capire.

Questa mattina ho pensato a te, poi a mio padre tuo nonno e per la prima volta mi sono fermato a riflettere su noi tre. Fermarsi a riflettere è un privilegio, divenuto  praticamente impossibile per i ritmi di vita, soprattutto per me così coinvolto con il mio lavoro, così preso dalla quotidianità, dai problemi personali, familiari, di salute e sociali.

Pensavo a te e mi veniva da piangere e i pensieri correvano a quando ti ho visto nascere, a quel meraviglioso momento. Ti ho amato tanto in questi anni, ma anche odiato…

…Odiato, perchè tu toglievi spazio a me, alla mia relazione con la mamma, a volte il tuo esistere mi agitava, il tuo richiedere attenzioni quasi mi nauseava; eppure eri così piccolo ed indifeso, così bello da coccolare, così dolce quando dormivi, così odorante di latte… un odore indimenticabile, quanto darei per ri-odorarlo.

Negli anni tu crescevi, ma non riuscivo ad essere coerente nell’amarti: quante volte mi sono stressato, nel correrti dietro quando dovevo importi una regola;  tantissime altre volte tua madre mi ha scaricato le sue ansie, le sue stanchezze rispetto all’educarti, allo starti dietro, alle malattie. Ti ho ripreso dopo un brutto voto, ti ho punito per la tua eccessiva vitalità. A volte ti ho sgridato, forse sculacciato per poi pentirmi e star male.

Tu eri un po’ me, quel bambino che guradavo ero io ed io ero il mio papà.

Sembra una magìa, detta così, invece questa proiezione di me in te mi ha angosciato, non volevo essere mio padre, spesso avrei voluto essere te.

Le mie regressioni, le mie contraddizioni, la mia superbia, ti hanno ferito, schiacciato, fatto soffrire, proprio come era stato per me: eppure le mie ferite avrebbero dovuto fermarmi, urlavano dentro di me, cercavano di bloccarmi e a volte sono riuscito ad essere un uomo diverso, diverso da tuo nonno.

Il nonno, mio padre, che tu consideri a volte vecchio, superato, come un capo fuori moda, ma che per me, ti sembrerà strano, paradossale rispetto al mio relazionarmi con lui, è ancora verità, modello di vita.

Adesso che ho smesso di protestare, adesso che sono cresciuto, adesso che lo accetto per come è, così difettoso e al tempo stesso unico, una persona speciale, cresce l’angoscia perchè so che mi mancherà quando non ci sarà più, più di quanto oggi mi manchi la sua e la mia giovinezza.

Ho sbagliato figlio mio, ho commesso tanti errori, ti ho fatto soffrire, ho fatto soffrire chi mi amava, ma spero tu possa perdonarmi, capirmi e darmi una nuova possibilità di relazione, di incontro. Lo dico a te, ma come avrai capito lo dico a me, perchè non è facile essere te, ma non è facile nemmeno essere me, in mezzo, tra il passato e il futuro. tra la nostalgia di ciò che non c’è più e la possibilità di vivere ancora per tanto tempo.

So che anche per te non è facile affrontare la vita, sei fragile, acerbo, irruento e docile allo stesso tempo, testardo…  sei quello che sono stato io ed è per questo che non ti accetto, perchè ti sembrerà strano ma ti invidio, invidio la grande possibilità di poterti giocare la tua spensieratezza, di poter essere sognatore e ancora una volta in maniera ambigua, mi dispero se tu perdi una serata, un frammento della tua giovinezza.

Caro figlio spero che tu comprenda  il mio sfogo… non è quello che ti dico io che ti fa crescere è la vita che correndo  te lo chiede, secondo dopo secondo, minuto dopo minuto, ora dopo ora. Proteggiti, e allo stesso tempo vivi al massimo ogni esperienza, cogli ogni attimo  della tua fuggente giovinezza e allo stesso tempo abbraccia fiero il tuo  passato, la storia della tua famiglia, facendo diventare la tua vita una grande possibilità, un percorso indimenticabile.

Voglio che tu sappia che sei per me il più grande significato alla mia esistenza.

Ti abbraccio, PAPA’.

Naturalmente questa lettera non è fatta dai vostri papà. Voi avete padri meravigliosi che vi hanno amato in ogni momento senza mai una crisi. Ma forse qualcuno potrebbe riconoscersi …. padre, figlio o nonno che siate,  siete i benvenuti con i vostri commenti.