Letteratura asessuata?
Posted by Guest of Honor on ott 24, 2011 in Blog, Libri e dintorni | 0 comments
Stappate loPartendo da una domanda piuttosto semplice, abbiamo deciso di interrogarci su un aspetto peculiare della narrativa che solitamente non viene trattata con la doverosa attenzione. Ci siamo chiesti: La letteratura ha un orientamento sessuale?
Da circa quindici anni infatti tra i salotti letterari e i mass media è stata coniata una nuova catalogazione che racchiude i libri che trattano un determinato argomento (l’omosessualità) ascrivendoli a opere di “Narrativa Omosessuale”.
Difatti, per quanto possa far storcere il naso, da allora c’è una tendenza: identificare la produzione letteraria come appartenente alla letteratura omosessuale se creata da determinati autori o se vi é la presenza più o meno costante all’interno delle loro storie di vicende/protagonisti/ambienti/qualsiasi cosa che afferiscono all’universo lesbo/gay/trans/bisex (come se ci fosse bisogno di definire una letteratura eterosessuale o magari una letteratura asessuata).
La rilevanza della tematica ci impone comunque una prima riflessione: attualmente si è arrivati a discutere dell’esistenza di una produzione letteraria “omoaffettiva” in quanto questo aspetto negli ultimi anni ha acquisito una notevole visibilità dal profilo culturale e anche mediatico.
Con lo stesso principio infatti a Firenze, nel mese di Marzo 2011 si è svolto un convegno dal titolo “L’arte del desiderio. Omosessualità, letteratura, differenza” che si poneva tra gli obiettivi quello di indagare sulla sussistenza di un genere letterario a sé stante chiamato “letteratura gay”, ma soprattutto di definirne i confini, oltre ché giungere ad analizzare quelle che potevano essere le nuove tendenze che si sono state definite “post – gay” (e sulle quali indagheremo prossimamente).
Sono stati evidenziati degli aspetti molto interessanti che svelano come la narrativa sia soprattutto sinonimo di progresso in termini sociali e quindi una produzione letteraria che tratta liberamente determinati argomenti richiede comunque una società pronta ad accettare le diversità, dove queste ultime vengono normalizzate in termini di diritti salvaguardando comunque le differenze.
Tornando al punto di partenza, sin da subito sembrerebbe chiaro un aspetto: non esiste ancora una definizione ben precisa di che cosa sia e come sia identificabile la narrativa LGTB.
L’unico approccio in questo momento attuabile, parrebbe essere quello di affrontare questo tema identificando il punto di vista in due differenti versanti: dall’interno e dall’esterno della cultura omosessuale.
Dall’interno sembra che vi siano degli approcci diversi: chi, tra gli autori, si riconosce scrittore/poeta della corrente omosessuale e invece chi, nonostante possa toccarne le tematiche, preferirebbe che le proprie opere vengano identificate senza una connotazione in termini di genere sessuale: quindi l’affettività dei protagonisti non deve per forza far uscire il testo fuori dal suo genere (horror, sentimentale, mainstream, thriller, eccetera) per ricondurlo invece alla narrativa gay.
Da questa riflessione pertanto potremo dire che internamente la letteratura omosessuale viene identificata soprattutto dalla volontà di chi scrive l’opera, se intende insomma narrare una vicenda o un saggio sulla cultura gay e la lotta ai diritti di uguaglianza che considera irrinunciabili o se invece preferisce rivolgere i propri scritti alla divulgazione che non sia vincolata ai soli omosessuali ma che sia fruibile a tutti i lettori. Un processo, detto in altri termini, di normalizzazione, da non ricondurre all’azzeramento delle differenze culturali ma da incanalare in un ottica che riconosca una storia omosessuale non differente da qualsiasi altra storia, ritornando comunque a un principio di “non discriminazione”.
Sembra semplice, ma purtroppo non sempre è attuabile, fintanto che non si comprende che la vera lotta non sta solo nell’accusare che un libro gay possa subire discriminazioni editoriali ma anche nel parlare di narrativa gay avendo a mente cosa essa sia e che cosa essa si prefigga.
Sicuramente non si può parlare di narrativa omosessuale e dei suoi meccanismi senza definire la cultura omosessuale, un concetto esistente e teorizzato che, se vorrete, tratteremo nelle prossime puntate.
Se invece spostiamo il focus uscendo fuori dalla cerchia di chi in qualche modo, è collegato all’omosessualità, purtroppo bisogna ammettere che la situazione si complica.
Le volontà dei singoli autori non sono prese in considerazione, e si tende a classificare i libri sulla base della tematica affrontata: di fatto un autore può aver scritto un bellissimo thriller ma, se magari esso ha come protagonista un avvocato gay e la sua condizione affettiva risalta nel testo con chiarezza, per i più quel libro cessa di essere un buon legal thriller per diventare una storia omosessuale, con tutti i pregi e purtroppo le problematiche che comporta, sia a livello di produzione e accettazione editoriale che a livello di diffusione del libro eventualmente pubblicato.
Ma il nostro intento non è quello di affermare che gay è bello, oppure che invece è commercialmente un fallimento, quanto quello di attingere a ulteriori elementi che possano chiarire le idee una volta per tutte: è giusto che un libro possieda un genere sessuale? La letteratura va connotata sulla base della tematica affrontata e dell’affettività dei protagonisti oppure no? Siamo aperti a qualsiasi contributo in merito.