Cosa mai vi racconta lo scrittore, immergendo la penna forse più nel sangue e nel sudore anziché nell’inchiostro?
L’assedio e la presa di Sebastopoli certo per averli vissuti in prima persona, ma con il tocco trasfigurante e affabulatore della letteratura.
Egli sembra vedere in quell’episodio particolare, e forse il più importante della guerra di Crimea, un’epopea tragica e allo stesso tempo grandiosa. Ciò che mette in rilievo è la perdita (o forse lo spreco?) di uomini e mezzi, il dolore e la sofferenza, l’ansia, la paura, il coraggio insieme alla speranza e alla disperazione; sentimenti e passioni contrastanti e molteplici che la guerra porta con sè da sempre, inevitabilmente. E poi tutta una realtà che brulica di morte ma anche di vita, una vita o una sopravvivenza fatta di sotterfugio, di traffici illeciti, di mercato nero, di corruzione e di violenza, di voluttà e di meretricio come una zona grigia che prospera indisturbata e si allarga a macchia d’olio, quasi un rovescio della medaglia, accanto all’esaltazione di ideali nobili e guerrieri, di valori che acclamano alla vittoria e sanno consentire al nemico l’onore delle armi, immancabilmente come in ogni guerra, assedio o battaglia.
L’amara conclusione non può che denudare la maestosità quanto la fragilità dell’Impero russo. Un vissuto vero e coinvolgente, mai dissimulato ma, a tratti, seppur nell’efferatezza e nell’abisso infernale, attraversato da una vena poetica sublime.
I tre racconti di SEBASTOPOLI di Tolstoj sono diversi nella struttura e nei materiali, ma assolutamente unitari nel tono e nella problematica: la denuncia dura, lucida, tenace dell’assurdità della guerra. Molti sono gli eroi, tali o presunti, ma alla fin fine una sola eroina si profila all’orizzonte obnulato dal ferro e dal fuoco. Questa “eroina” è la verità. Una verità sgradevole e aspra, talora ripugnante ma alla quale Tolstoj non vuole rinunciare, anche a costo di sconvolgere il lettore.
Perché parlare ancora della Sebastopoli (splendida col suo porto sul Mar Nero) letteraria e della Sebastopoli reale? Perché questa città – fortezza sembra essere stata predisposta dal Destino o dalla Storia ad avere un ruolo rilevante davvero in ogni tempo. Ha rivestito un’importanza strategico – militare nella guerra di Crimea nell’800; ha rivestito un’altrettanta importanza strategico – militare durante la seconda guerra mondiale quando, nel 1942, dopo una serie di terribili combattimenti di terra e di bombardamenti aerei, la sua difesa ad opera dell’Armata Rossa Sovietica cedette e la vittoria tedesca ebbe un’eco mondiale molto alta perché Sebastopoli era la più grange fortezza del mondo; riveste oggi, nel 2014, un’importanza strategico – militare planetaria perché potrebbe far scoppiare una terza guerra mondiale e perché la macchina energetica dell’intero globo ha bisogno delle risorse che essa detiene o convoglia per continuare ad andare avanti.
Cosa dire? Ancora una volta che la Storia si ripete e che “la fine della Storia” è un’utopia antica, auspicabile quanto piuttosto pericolosa e fuorviante? O riaffermare il motto degli antichi greci e romani “Historia magistra vitae est?” Perché essi pensavano, e a ragione, che la storia dei popoli e delle civiltà la si deve conoscere e studiare proprio per non commettere, nel presente o nel futuro, gli stessi errori del passato.
Nei primi mesi di questo 2014 d. C. “la questione storica Crimea”, che vede come antagoniste la Russia e l’Ucraina, si ripropone al mondo intero. La città – fortezza di Sebastopoli continua ad esibire, al mondo intero, la sua predilezione del Destino o della Storia in fatto di contesa fra popoli e nazioni e come possibile focolaio d’inizio di un terzo conflitto mondiale.
In quanto all’intreccio fra Letteratura e Storia, vicende umane e finzione letteraria, bè; la Letteratura ha sempre saputo porsi quale metafora dei tempi, delle situazioni storiche, dei conflitti e delle contraddizioni umane collettive e singole con una chiaroveggenza davvero impressionante. Se oggi questo suo compito o peculiarità è venuto meno è presto a dirsi. Raccontare, descrivere, affabulare per mezzo delle lettere e dei fatti reali può aiutarci ancora forse a conoscere il passato, a comprenderlo, a scandagliarlo con onestà e coscienziosità per cercare di non commettere ora, nel presente, e domani, nel futuro, i suoi tragici errori e i suoi mancati cambiamenti a favore dell’uomo e della sua dignità.
Francesca Rita Rombolà